Il 27 gennaio del 1967, a Sanremo, viene ritrovato il corpo di Luigi Tenco. A trovarlo è Dalida, nella stanza 219, proprio nel periodo in cui imperversava il Festival di Sanremo.
Il 27 gennaio del 1967, a Sanremo, viene ritrovato il corpo di Luigi Tenco. A trovarlo è Dalida, nella stanza 219, proprio nel periodo in cui imperversava il Festival di Sanremo.
Sono trascorsi 51 anni da quello che ormai è noto a tutti come il Caso Tenco: il cantautore era infatti in gara con il brano Ciao amore, ciao, cantata dalla stessa Dalida.
Tra ipotesi di suicidio e ipotetici giri di scommesse clandestine, è facilmente immaginabile l’eco che ebbe un simile e tragico avvenimento, avvenuto nel corso della manifestazione canora più importante di Italia. Tanto è stato detto da allora su quella fatidica notte e sulle abitudini del cantautore, descritto spesso come assente, dallo sguardo vuoto.
Era lui stesso, del resto, a dire che era solito scrivere canzoni tristi “perché quando sono felice esco” e di sentirsi incompreso, come se nessuno fosse riuscito a mettere a fuoco il suo modo di comunicare e parlare attraverso le note. Se l’addio è stato tragico, il lascito di Tenco resta al contrario incancellabile (come dimostra anche le celebre Targa a suo nome), simbolo di un cantautorato raro e raffinato, appannaggio di pochi. “Non si vive per riuscire simpatici agli altri. – affermò il cantautore – A me i soldi, il successo, non interessano, li lascio a quelli più furbi di me in questo genere di cose”.