La vita da artista indipendente e alternativo, che usa canali diversi da quelli soliti per pubblicare la sua musica, non è più tanto male.
Se in passato essere un artista indie (indipendente dai grossi circuiti di produzione e distribuzione di musica) era un lavoro duro, che spesso portava a disagi e frustrazione, lo scorso anno, grazie anche a siti come Bandcamp le produzioni di artisti indie hanno incassato 472 milioni di dollari e le entrate per i musicisti indie fai-da-te hanno fatto un balzo del 27% rispetto all’anno precedente.
Se si sommano i ricavi totali degli artisti indie e delle etichette indie, si arriva a 5,3 miliardi di dollari. Per dare un’idea delle cifre, la multinazionale Universal Music ha portato a casa 5,2 miliardi di dollari l’anno scorso, la Warner Music 3,1 miliardi e la Sony Music ha guadagnato 3,6 miliardi. Questo dimostra che è possibile guadagnare come artista indipendente, ma si può guadagnare di più firmando per un’etichetta indipendente.
Una tendenza chiara. La nuova musica, quella che nasce con l’urgenza di essere pubblicata e che quindi gli artisti affidano al web, direttamente al pubblico, sta prendendo il posto di prodotti che arrivano dall’industria musicale multinazionale. Gli artisti indie stanno acquistando potere e spazio nel pubblico, in modo progressivo.
Forse è il momento di iniziare a ripensare l’immagine dell’artista alternativo, perchè al momento il mercato sembra premiare le piccole etichette e le piccole produzioni che grazie al web riescono a veicolare la propria musica, spesso negli stessi canali usati dalle multinazionali della musica. Il business musicale è cambiato, spesso le tendenze e le idee arrivano da artisti indipendenti che non suonano musiche strane e alternative per forza, ma anzi spesso portano produzioni pop coraggiose, capaci di disegnare realmente il contemporaneo e di avere quindi una presa immediata sul pubblico, senza passare per grosse e lente strutture come le major.