L’attore Michele Riondino tuona dal Globalist contro il Movimento 5 Stelle e le promesse non mantenute. Sotto accusa, soprattutto, la gestione della situazione Ilva.
M5S e i pentiti, Michele Riondino: “Abbiamo difeso un soggetto politico che non ci aiuta”
Alla lista di detrattori del M5S si aggiunge anche Michele Riondino, in passato sostenitore convinto del partito, ma deluso dalle promesse non mantenute.
Dalle pagine del Globalist, l’attore non usa mezzi termini nel giudicare l’operato del Movimento, in netta controtendenza con quanto dichiarato in fase di propaganda elettorale.
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“Non li voto più ma noi, che in questo territorio moriamo, adesso moriamo per colpa nostra perché abbiamo difeso un soggetto politico che ha promesso di aiutarci e non ci aiuta. – ha dichiarato Riondino al Globalist – Se ci fosse una legge che permette allʼelettorato di rivendicare il diritto di voto questo sarebbe un motivo per denunciare i Cinque Stelle. SullʼIlva hanno parlato di chiusura degli impianti, hanno preso il mio voto, oltre tutto per governare con qualcuno a cui non avrei mai dato il mio voto, e ora sono colpevole addirittura anche del decreto sicurezza: se quel decreto esiste oggi è anche per causa mia”.
Sotto accusa, per Riondino, finisce infatti soprattutto la situazione dell’Ilva. L’attore la racconta nel dettaglio.
“A Taranto un giorno attivisti del movimento hanno bussato alla nostra porta di attivisti chiedendo il nostro punto di vista, quali fossero le soluzioni per il territorio. – ricorda – Hanno capito le nostre posizioni, ci hanno invitato in Parlamento e hanno deciso di far proprie le nostre proposte: infatti diversi di noi sono convogliati nelle liste del Movimento. A noi attivisti questo comportamento garantiva la promessa di un impegno su certi temi. Quando sale al governo il Movimento invece mette in atto proprio quello che lʼex ministro Calenda aveva programmato e attribuendo la colpa al Pd: lʼIlva non si chiude, le trivellazioni si fanno… Incolpare il governo precedente certifica invece lʼincompetenza di un movimento che ha fatto campagna elettorale su temi che non ha saputo gestire: ha sfruttato la base per arrivare al potere”.
Parole durissime, che riecheggiano quelle del “coro del dissenso” creato da diversi personaggi noti che avevano appoggiato e sostenuto il Movimento 5 Stelle agli esordi.
Claudio Santamaria, sulle pagine dell’inserto Liberi Tutti de Il Corriere della Sera, dichiara apertamente di sentirsi, in questo momento, strumentalizzato.
“Ho creduto in un sogno, ho sperato in un progetto. In generale mi sono pentito di essermi esposto politicamente – dichiara l’attore – Non salirei più sul palco per sostenere Virginia Raggi. Sono stato strumentalizzato. E poi visto l’andazzo generale non lo rifarei. Non mi piace quando mi etichettano come grillino”.
E la lista è lunga: Fiorella Mannoia e Ivano Marescotti hanno già fortemente criticato il viaggio che ha portato il M5S, accusandolo – nello specifico – di essersi fatto portavoce di una serie di valori, venuti poi a mancare una volta salito al Governo.