E’ andato in scena il 14 e 15 maggio, sul palco del Teatro Tor Bella Monaca, Fearless uno spettacolo scritto e diretto da Chiara Becchimanzi.
Idealmente Fearless prosegue il percorso iniziato con Principesse e Sfumature, un percorso in cui sia l’autrice, sia il pubblico presente in sala si sottopongono ad una autoironica, ironica e ‘sgangherata’ terapia di gruppo.
Chiara Becchimanzi ci ha abituati a spettacoli esilaranti ma profondamente intelligenti e anche questa volta non si smentisce.
La domanda da cui tutto parte, l’eterno dilemma a cui da sempre si cerca di dare una risposta e cioè ‘ Che cosa vogliono le donne?’ è solo la punta dell’iceberg. In quest’ora e mezza si cercano di esaminare tutti i tabù che la società ha da sempre imposto al cosiddetto ‘sesso debole’ ma anche, cosa ancor più grave, che le donne hanno imposto a loro stesse.
I temi toccati sono tanti e tutti importanti. Si parla di sesso, di diritto all’aborto, di ciclo mestruale, di violenza domestica e di tutti quei comportamenti che spesso sono considerati inappropriati, che secondo alcuni sarebbe meglio non trattare, parole che non si pronunciano perché ‘non sta bene’.
Si pensa che nel 2019 certe idiosincrasie siano del tutto superate, ma non è così. La cosa peggiore è che, troppo frequentemente, sono le stesse donne a provare imbarazzo, a giudicare anziché sostenere, ad etichettare anziché comprendere.
Parlando con il pubblico così come si farebbe durante una serata tra amici Chiara Becchimanzi, accompagnata da Alessio Righi alla chitarra, affronta tutto questo con leggerezza. Ma leggerezza non vuol dire superficialità e gli spunti per riflettere non mancano di sicuro, né mancano i momenti profondamente commoventi che arrivano all’improvviso e che colpiscono come una stilettata.
Fearless è uno spettacolo estremamente godibile che fa ridere e piangere allo stesso tempo e che, cosa molto importante, alla fine lascia quel piccolo tarlo a scavare nella mente dello spettatore.
E se, almeno all’inizio, la domanda era: ‘Che cosa vogliono le donne?’, ben presto l’interrogativo si trasforma e se ne aggiungono mille altri, tra cui: ‘E che cosa fanno per ottenerlo? E una volta ottenuto cosa ne fanno?’.
Forse lo sapremo nel prossimo spettacolo di Chiara Becchimanzi o forse, cosa più probabile, non lo sapremo mai.
L’importante è non smettere mai di farci domande.