Esce per 21lettere ‘L’affare del Danso e altri cunti’ di Raffaello Di Mauro: storie (anzi cunti) della Sicilia del 1934.
Il nuovo romanzo edito da 21lettere porta la firma di Raffaello Di Mauro, noto per i suoi saggi sull’architettura rurale, sul restauro monumentale e sui centri storici minori. Nato a New York, ma residente alle falde dell’Etna, Di Mauro ha sicuramente fatto tesoro delle proprie nozioni ne L’affare del Danso e altri cunti. Un retablo con sedici storie, tra loro collegate, ambientate nella Sicilia del 1934. L’unica realmente accaduta la trovate nell’antefatto ed è la storia vera di Francesco Grasso (nonno di Di Mauro), che nel 1906 aprì – per primo nella famiglia dell’autore – la strada che dalla Sicilia porta verso l’America.
La fiction – se così possiamo chiamarla – parte dunque più di vent’anni dopo dal protagonista di queste novelle: Rocco Sapienza. È Rocco, infatti, a tornare dall’America nel paesino di Piedimonte sull’Etna. Qui è costretto improvvisamente a confrontarsi con i vari centri di potere tra cui le persone si trovano a trascorrere le loro vite: l’immanenza della rete sociale siciliana mafiosa Rocco la conosceva già, ma di certo non aveva ancora mai avuto a che fare con la gerarchia fascista che vigeva al tempo. C’è un podestà, ma ci sono anche rivolte contadine: i proprietari terrieri, asserragliati nei loro palazzi, vengono difesi da campìeri armati e feroci.
L’affare del Danso e altri cunti: Rocco Sapiena e la struttura corale del romanzo
Se è la vita di Rocco che l’autore ci porta a disvelare e conoscere quasi come perno di riferimento dell’intero romanzo, è pur vero che L’affare del Danso e altri cunti vanta una struttura corale. Accanto a Rocco Sapienza emergono altri protagonisti, come il maestro Giovanni Spartà, il giovane sindacalista Carmelo Spada, il viceparroco Gregorio Sanza e il podestà Aurelio Scornavacca. Il racconto dei fatti siciliani si intreccia, tuttavia, con le vicende americane di Rocco Sapienza. Le analessi svelano, tra sogno e rabbia repressa, il dolore per la perdita dei familiari, l’impotenza davanti alle sbandate del destino, il sentimento della vendetta sfociato in un omicidio feroce. Al suo ritorno a Piedimonte, Rocco Sapienza comprende che il suo destino è fortemente legato a quello della sua comunità: è arrivato per lui il momento di entrare in azione e di utilizzare tutta la sua astuzia per mettere ordine nel suo piccolo mondo.
I cunti del 1934, per contesto e lingua (ricca di espressioni sicule) potrebbero essere forse accostati a Camilleri. In realtà, la disamina sociale ricorda quasi i fasti di Sciascia a cui la società siciliana forniva infiniti e originali spunti. Di Mauro, certo, rispetto ai suoi predecessori predilige un salto a ritroso nel tempo. Un’epoca oscura quella degli anni ’30 siciliani, ma probabilmente anche la più adatta per un approccio tutto sommato ottimista che, accanto ai sogni intrisi di morte e sangue, ha spazio anche per il riscatto e la ricerca della felicità.