L’artista abruzzese dile torna con ‘Migliore di me’, dodici tracce in cui la sfida è stata unire l’elettronica delle produzioni alla matrice cantautorale. La nostra intervista.
‘Migliore di me’ è il nuovo album di dile (vero nome Francesco Di Lello), cantautore abruzzese che in queste dodici tracce prende per mano l’ascoltatore in un viaggio intimo e universale. Disponibile dallo sorso 9 giugno, il disco (OSA under exclusive license to Believe Artist Services) è stato anticipato dal singolo ti capita mai, prima tappa di questo itinerario nel quale la riflessione personale diventa terreno condiviso di esperienza.
Amore, rimpianto e ricordi di un passato che non può tornare costituiscono i tempi portanti declinati in atmosfere malinconiche in contrasto con sonorità fresche e ritmate. Squisitamente pop. Ce ne parla di più dile in questa intervista.
È da poco uscito ‘Migliore di me’: che viaggio emotivo e creativo tracciano questi brani?
Più che un viaggio emotivo credo che ‘Migliore di me’ sia un raccoglitore di fatti miei. All’interno di questi brani, infatti, ci sono i miei sbalzi d’umore, le mie paure ,le mie paranoie, le mie storie finite male. Ma anche tanta speranza che alcune cose vadano meglio. Ci sono i miei ultimi anni di psicoterapia anzi il titolo stesso rappresenta veramente un ciclo di psicoterapia. Quindi penso che ci sia tutto me stesso.
Da ‘Rewind’ a ‘Migliore di me’: quali sono i fili che tengono uniti questi due progetti e in cosa, invece, senti che questo progetto è diverso dal precedente?
I fili che tengono uniti ‘Rewind’, il mio primo album, e ‘Migliore di me’ credo siano sicuramente la mia voglia di raccontarmi in tutto e per tutto. Nella massima sincerità e senza filtri, fregandomene poco un po’ di quello che si dovrebbe o non si dovrebbe dire. Trovo, invece, un cambiamento nei testi e un’evoluzione nell’approccio alla canzone anche perché tra i due album c’è stata una pandemia di mezzo. E sicuramente questa ha avuto un effetto gigante sugli umori e sulle emozioni, sulle cose che poi alla fine mi portano a scrivere.
Atmosfere e temi dal sapore malinconico sono accompagnati da suoni freschi e ritmati: come avviene questo ‘incontro’? E come hai lavorato alla direzione musicale e alle produzioni?
Ho prodotto l’album insieme a Jacopo Sinigaglia e Michael Tenisci, entrambe sono persone che mi conoscono veramente molto bene. Solo loro potevano avere questo ruolo perché sapevano anche come ‘combattere’ certi miei lati caratteriali un po’ più presuntuosi musicalmente. La sfida è stata, quindi, unire i loro mondi – quello dell’elettronica e quello delle produzioni – al mio più cantautorale, quasi di vecchio stampo o comunque più classico. E credo che la sfida sia stata in qualche modo superata. Sono molto contento del lavoro che abbiamo fatto perché si sentono entrambe le influenze senza mai perdere di vista quello che è il brano.
Nei tuoi testi la riflessione è per lo più ancorata al passato, a quello che è stato e non è più: in che misura trasformare i ricordi in scrittura ti aiuta a metabolizzarli per guardare avanti?
Trasformare i ricordi in scrittura è quello che mi viene meglio. È una mia valvola di sfogo basata su un principio che magari è solo nella mia testa, ovvero che se una cosa esce da me sotto forma di testo e musica non fa più parte della mia vita. So benissimo che è una cavolata ma fondamentalmente mi appoggio tanto su questa teoria per riuscire a sfogarmi e aiutarmi in ogni singolo momento pesante o brutto che sia.
Dal punto di vista grafico, invece, che idea c’è dietro la copertina che ti mostra in volto ma con un taglio e un’inquadratura inediti?
L’idea grafica è stata studiata da me e da Luca Pipitone che mi ha aiutato a fare questa follia. Nella copertina di ogni singolo abbiamo messo un colore e questi colori andavano a formare l’immagine del mio corpo. L’azzurro di Mondocane erano i miei occhi, per esempio, mentre il rosso di ti capita mai erano le mie labbra e così via. Per la copertina dell’album ci sembrava giusto racchiudere tutti questi colori nel corpo come se tornassero al loro posto, dove erano stati presi. Quindi abbiamo deciso di pittarmi il petto il collo con tutti quei colori che hanno fatto parte del percorso discografico e che, in realtà, venivano da una mia foto quindi da me.
Ci saranno appuntamenti live in queste settimane estive?
Ora lo scopo del gioco è prendere questo album e cantarlo in faccia alle persone e vedere l’effetto che fa. Quindi ci saranno sicuramente tantissimi appuntamenti, sia quest’estate sia durante l’autunno. Stiamo già lavorando per buttare giù più cose possibile per portare quest’album in giro per l’Italia davanti alle persone.
Foto @dopoesco da Ufficio Stampa