Amatissimo volto della tv, protagonista quotidiano di meme sui social, Gerry Scotti pubblica il suo primo album delle feste. Con lo zampino dell’Intelligenza Artificiale.
Gerry Scotti come Michael Bublé, George Michael e compagni. Uscito lo scorso 8 dicembre negli store digitali, nei negozi di dischi e nelle edicole con Sorrisi & Canzoni, ‘Gerry Christmas’ è il primo album di Natale dell’amatissimo volto tv. Un progetto nato quasi per scherzo e a poche settimane dalle feste, reso possibile dal sostegno di Warner Music e dal lavoro del team Thousandgerry, autentici maghi dell’Intelligenza Artificiale.
Eh già, perché nelle undici tracce natalizie – come nella deliziosa grafica – c’è anche lo zampino dell’AI che ha contribuito a rifinire il tutto in pieno stile festivo. Eppure, l’idea di un disco con i brani più amati della stagione, da Jingle Bells a All I Want For Christmas Is You, frullava in testa a Scotti da tempo. A partire dalla firma che per anni ha usato per i biglietti di auguri, quel ‘Gerry Christmas’ divenuto titolo perfetto.
“Ogni tanto bazzico anche programmi musicali – spiega sorridendo il presentatore – e insieme al regista Roberta Cenci e l’orchestra, ogni tanto ci dicevamo: ‘Invece di dire ‘Gerry Christmas’, fai un disco di Natale!’. Finora è sempre rimasto in sospeso”. A sconvolgere le carte in tavola ci ha pensato una pagina social (@thoudandgerry) con il contributo dell’AI. “Dalla scorsa primavera, in maniera del tutto inattesa e anche senza una vera motivazione, su Instagram e TikTok hanno cominciato a usare le mie sembianze trasformandomi in artisti diversi, da George Michael a Michael Jackson e Aretha Franklin”.
“C’era la voce originale con le mie fattezze, o le fattezze del cantante con sotto la voce di Gerry Scotti. Al milionesimo tentativo di imitazione, invece che accendersi la lampadina, mi si è accesa la lampadona”, prosegue. “E sono diventato Babbo Natale. Sembrava un’idea folle che ci è venuta in mente un mesetto fa. Non posso che ringraziare Warner Music che ha accolto il progetto e i ragazzi siciliani di thousandgerry, sono dei geni”.
E veniamo al contributo dell’Intelligenza Artificiale. “La parte grafica l’abbiamo risolta brillantemente, ma per un disco restava la parte più importante. Ovvero la musica e il cantato”, spiega Gerry Scotti. “Non siamo un’etichetta indipendente, non siamo gente che si mette nel sottoscala e prova a stampare un disco. Dovevamo andare da una grande etichetta, una major e vedere se sono pazzi come noi”.
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“E qui chiedo scusa pubblicamente a tutti i grandi bravi artisti che, per farsi ricevere da una casa discografica importante, attendono anche anni e poi si sentono dire la famosa frase ‘le faremo sapere’”, continua col sorriso il conduttore. “Io, in un pomeriggio, avevo il supporto di Warner. Forse la nostra era un’idea talmente strana, curiosa e modernamente malsana che ha colpito la fantasia anche di una grande casa discografica. Tra l’altro, hanno collaborato artisti come Lucio Fabbri, che è uno dei più grandi musicisti, direttori d’orchestra e arrangiatori italiani”.
“Poi ci sono musicisti meravigliosi che hanno suonato nei festival più importanti e li trovate anche nei dischi di Ramazzotti e Pausini. Insomma, di tutti i più grandi”. E chiosa: “Spero che non abbiano fatto l’unico errore della vita nel fare ‘Gerry Christmas’!”.
Intelligenza Artificiale e creatività artistica
Ma come risponde, Gerry Scotti, ai timori che l’AI possa sostituire l’artista? “Sentiamo spesso parlare nel mondo artistico, a partire dal cinema che ha bruciato un po’ i tempi, del timore che l’Intelligenza Artificiale si sostituisca a noi. C’ questa paura anche nella musica mentre per la televisione credo sarà una preoccupazione che verrà nei prossimi anni. Ma sono talmente amante di tutti i generi musicali che non credo che l’AI potrà mai sostituirsi alla bravura, alla capacità, alla creatività e alla forza e alla comunicazione dei più grandi artisti italiani, europei e mondiali. In tv, poi, è ancora più difficile che si riesca a fare, che so, Gerry Scotti, Paolo Bonolis o Carlo Conti. Abbiamo tutti delle nostre caratteristiche e delle peculiarità che difficilmente si riuscirà a ricrearle”.
E ancora: “Probabilmente l’AI farà le previsioni del tempo, e su questo possiamo rassegnarci tutti, così come gli indici di Borsa. Ma in tutti gli altri lavori artistici, quelli con la A maiuscola, penso farà fatica a sostituirci. E hanno fatto bene gli amici di Hollywood, di cui siamo i parenti poveri, a depositare un documento in tutti i produttori cinematografici dichiarano che non useranno mai l’Intelligenza Artificiale per sostituire i protagonisti dei vari film o telefilm. D’altra parte, se è usata bene come nel caso nostro, in un disco di Natale, l’AI può darci una grande mano”.
“Il disco non è stato tutto eseguito con l’Intelligenza Artificiale”, specifica Gerry Scotti. “Viene lavorata la mia voce, laddove io non ci arrivo. In alcuni brani questo intervento è più massiccio, in altre canzoni meno”. Proprio sulla scelta della tracklist, il conduttore specifica: “Forse una delle cose che mi manca in un album come questo è non aver messo una canzone in italiano. Un po’ mi manca, diciamo, e forse un po’ me ne pento, ma mi lascia un grandissimo spazio per provarci un’altra volta…”, sorride.
“Vi garantisco che non è stato studiato a tavolino”, aggiunge Scotti. “Ma la mia preferita è Driving Home for Christmas di Chris Rea, che è decisamente la meno famosa, perlomeno nel territorio italiano. Di tutte queste, in maniera molto modesta, l’ho messa per ultima. Sono assolutamente convinto che sia quella che mi è venuta meglio. Ed è anche quella dove l’Intelligenza Artificiale ha dovuto faticare ed è quella con i contenuti che a me piacciono di più. Perché, in fin dei conti, è la storia di questo omaccione, un camionista americano, che guida verso casa. E nel testo dice: Mi accorgo che a destra e a sinistra, tutti quelli che guidano per andare a casa a Natale, hanno la mia stessa faccia. Secondo me un pensiero meraviglioso”.
Sanremo, la musica e gli ascolti di Gerry Scotti
Ma che spazio ha oggi la musica nella vita quotidiana del conduttore e che cosa ama ascoltare? Risponde Gerry: “Io sono di bocca buona e davvero mi accontento del flusso del generico delle radio. Poi magari vado sulla radio specializzata di jazz dove mi ascolto anche mezz’ora di vibrafono, che è non è una cosa che auguro a tutti, ma a me piace particolarmente. In generale a me va bene la musica commerciale, che passano le nostre radio, da Radio Deejay che è un pezzo di cuore a R101 e Radio Montecarlo. Ascolto le radio soprattutto in alcuni momenti della giornata come la mattina e la sera, tornando dopo le registrazioni tv”.
“Anche lì è intervenuta l’Intelligenza Artificiale e quasi tutte le programmazioni vengono fatte tramite il computer, ahimè”, osserva. “Se oggi le radio hanno un difetto, è quello di assomigliarsi un po’ troppo. Poi c’è la notte, in cui mi ascolto i dischi che voglio; magari metto Steely Dan, Donald Fagen o David Bowie”. Un amore, quello per il Duca Bianco che riguarda la sua intera produzione. “È tra i più geniali, l’artista che ho amato di più. Ha saputo adattarsi ai cambiamenti e anzi li ha anticipati. A pari merito metto George Michael, che ha fatto la stessa brutta fine. E non posso non citarvi Prince, sapeva far ballare la gente e i suoi pezzi sembrano realizzati l’altro ieri”.
Immancabile, infine, una domanda sul Festival di Sanremo dopo la foto estiva che lo ritraeva con Amadeus e ha fatto vociferare di una sua possibile presenza. “No, non posso farvi questo regalo. E l’anno dopo avete già scritto che ci sarà Paolo Bonolis, no?”, sorride Scotti. “Amadeus ha annunciato la presenza di tre ragazze al suo fianco, una più brava dell’altra. Io poi sono pazzo di Teresa Mannino, quindi lo invidio un po’. Al massimo, con la riuscita di questo disco potrei comparire a Sanremo come cantante”.
Cover album da Ufficio Stampa / Foto Kikapress