Il personaggio di Maya Lopez e i Kingpin di Vincent D’Onofrio: cosa è stato detto in conferenza stampa dal cast di ‘Echo’.

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C’è tantissima attesa per Echo, la nuova serie Marvel Studios in arrivo su Disney+ dal 10 gennaio. Tutti e 5 gli episodi dello show saranno immediatamente disponibili e scommettiamo che saranno in molti ad immergersi nell’universo e nella storia di Maya Lopez, alter ego di Echo. Un’eroina sui generis anche nei fumetti: apparve per la prima volta in Daredevil (vol. 2) n. 9, uscito a dicembre del 1999, vanta origini native americane ed è sordomuta.

Nel Marvel Cinematic Universe a interpretarla è Alaqua Cox, apparsa già in Hawkeye (2021). «Maya è una donna indigena sorda che ha una famiglia biologica e una famiglia adottiva. – esordisce subito in conferenza l’attrice – Sta provando a riconnettersi con la sua famiglia dopo aver scoperto che la sua famiglia adottiva, e in particolare suo zio, l’ha tradita. Quindi torna alle sue origini per provare a immergersi in una vita più complicata e profonda di quella che ha vissuto. Vuole anche riscoprire la sua famiglia, ovviamente. Spero che possa imparare, come tutti noi, a ritrovare il proprio posto».

Un personaggio fragile e, nello stesso tempo, durissimo. «Siamo simili – dice Alaqua Cox – perché anche io sono cresciuta con qualche trauma. Siamo cresciute con dei traumi vissuti durante l’infanzia, anche se ovviamente c’è qualche differenza. Ad esempio, come sapete, una gamba mi è stata amputata. Da bambina ho dovuto quindi affrontare interventi chirurgici che, in un certo senso, mi hanno trasformata in una guerriera. Maya ha perso sua madre: abbiamo vissuto diverse esperienze traumatiche e questo ci rende simili perché siamo guerriere, toste e badass».

Il ritorno di Kingpin

Nei panni del cattivo zio di Maya Lopez (ri)troviamo Vincent D’Onofrio: un altro volto noto ai fan dell’MCU (già visto in Daredevil e Hawkeye) dove interpreta appunto il cattivissimo Wilson Fisk, alias Kingpin. «Credo che sia sempre stato un personaggio avvincente. – dice l’attore in conferenza – Sono stato fortunato a poterlo interpretare sin dalla serie Netflix, ma la mia versione si basa più su un’ottima scrittura. Credo che con Echo, per la prima volta dopo Netflix, Fisk sia realmente dentro la storia di Maya. Per me però è rappresentato ancora meglio, perché è più grintoso e c’è più emozione nel rapporto con lei. In questa sfumatura il personaggio di Kingpin dà il meglio di sé». 

Del resto, sottolinea Vincent D’Onofrio, «ogni volta che ho intepretato questo personaggio, era per una differente storyline. Ma anche se lo interpretassi all’infinito, il mio lavoro principale sarebbe quello di mettermi al servizio della storia. In questo senso, posso evolvere ogni singola volta. Non avrei mai pensato, ad esempio, di essere in uno show come Echo che ha un lato così ancestrale. Devo dire però che alcune cose dello show erano speciali e tra queste il fatto che regista, sceneggiatrice, protagonista fossero tutte donne. È andato tutto liscio e l’ho detto persino ai miei figli».

L’importanza della rappresentazione

Nel cast, oltre ad Alaqua Cox e Vincent D’Onofrio, troviamo anche Chaske Spencer e Devery Jacobs, che interpretano rispettivamente lo zio e la cugina di Maya. Entrambi nativi americani – come le registe Sydney Freeland (Navajo) e Catriona McKenzie (Gunaikurnai) – hanno sottolineato quanto la rappresentazione sia stata un punto cardine nello sviluppo della serie.  «È un cast ricco di persone Indigene – commenta Devery Jacobs – e sul set c’era un senso di famiglia che si riflette nella serie. Fa capire quanto autentico sia lo storytelling di Echo. Non è qualcosa che riguarda solo me, ma il mio essere parte di una collettività». In particolare, a essere narrata nella serie è la comunità Choctaw. «La rappresentazione era una necessità. – dice in proposito il regista Sydney Freeland – Siamo andati a presentarci al Choctaw Center per due motivi. Il primo era chiedere il permesso di rappresentarli, perché spesso con i Nativi non succede. Volevamo cambiare approccio e coinvolgerli. E poi chiedere di creare un dialogo per essere autentici nel rappresentare la loro lingua, cultura, esperienza. Le persone credono che tutti i Nativi Americani siano un monolite, ma non è così. Ogni comunità, ogni lingua e ogni cultura ha le sue uniche specificità».

Una rappresentazione che rende felici, in primis, gli interpreti. «Sono orgogliosa – dice Alaqua Cox – di rappresentare una piattaforma che dà voce alle persone indigene. Ovviamente sono anche felicissima e penso sia eccezionale che per i ruoli siano state scelte persone autentiche. Lo stiamo facendo nel modo giusto, è la cosa più importante».