E’ uscito ‘Male’, il nuovo singolo di quest’artista bolognese che ha provocatoriamente annunciato di aprire un profilo su ‘Onlyfans’, al fine di suscitare una riflessione sulle nostre dissociazioni e superficialità
Dal 23 febbraio scorso è in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale il nuovo singolo di Tekla dal titolo: ‘Male’ (LaPOP). Quest’artista bolognese, caratterizzata da un viso stupendo, completato da ipnotici occhi azzurri, ha inoltre annunciato di aver aperto un profilo su ‘OnlyFans’, per sviscerare il concetto di fondo del suo brano: la tossicità di certe relazioni in cui si resta imprigionati, dove più che un ‘gioco d’amore’, si vive un ‘gioco di potere’. Il messaggio invita a osservare come, prim’ancora di vedere il‘male’ nell’Altro, ci si dovrebbe interrogare sul motivo che sta alla base di certi comportamenti. Insomma, ‘Male’ è un boomerang: tutto ciò che si ‘lancia’, ritorna sempre, anche come semplice ‘delusione’. Con questa canzone, la cantautrice ha voluto sottolineare quanto dipenda soprattutto da noi la condizione in cui, certe volte, ci troviamo. Leggiamo, dunque, direttamente da lei quali insegnamenti si traggono da certe ‘storie’ e, più in generale, approfittiamone per conoscerla meglio.
Tekla, puoi spiegarci, innanzitutto, l’importanza del tuo nuovo singolo, intitolato ‘Male’: perché hai voluto raccontarci la storia di un amore ‘tossico’?
“Io credo sia importante mostrare tutti i lati dell’amore, tutti i lati delle emozioni. Non sempre sono comodi, ma spesso sono d’aiuto. ‘Male’ nasce dall’esigenza di rendere utile il dolore”.
E’ stato un ‘labirinto’ inevitabile per crescere, come ragazza e come donna, secondo te?
“Diciamo che, se avessi potuto scegliere, avrei evitato. Ma, evidentemente, era utile ed essenziale. Personalmente, credo che ogni cosa che accade, nel bene nel male, sia unicamente rivolta a noi, per sviluppare strumenti che possono esserci utili un domani”.
Perché questo lancio su ‘OnlyFans’? E’ considerata una ‘vetrina’ trasgressiva, lo sai? Tu cosa ne pensi? E’ un giudizio ‘moralista’? Oppure una disperata ricerca di nuovi ‘spazi’ di comunicazione?
“Adoro mettere in discussione, mettermi in discussione e creare, di conseguenza, riflessioni. Per questo, credo che la campagna di promozione su ‘OnlyFans’ abbia fatto pienamente il proprio lavoro. Per il resto, è vero: ‘OnlyFans’ è considerata una vetrina trasgressiva, perché viene usata ampiamente per la diffusione di contenuti espliciti. Ciò non significa che debba essere utilizzata solo per certe finalità. Come in molti altri ambiti digitali, credo ci sia una forte disinformazione al riguardo, sia per chi ne usufruisce, sia per chi ne ha sentito solamente parlare. Riguardo al giudizio moralista, è proprio quello che sono andata a cercare: la copertina stessa del mio brano rappresenta una condizione di ‘schiava-padrona’, in un gioco d’amore perverso: ero perfettamente consapevole che potesse essere decontestualizzata facilmente. Pertanto, all’interno del canale ‘OnlyFans’ ho caricato foto del backstage inerenti alla copertina, creando un forte ‘hype’ (montatura, ndr) per il contenuto più esplicito, nonché il pre-salvataggio del brano, uscito il 23 febbraio scorso. Non la ritengo, per questo, una ricerca disperata di nuovi spazi per la promozione musicale, essendo fortemente connessa ai contenuti del testo e del ‘concept’ della copertina. Per altri brani, infatti, non avrei mai fatto una scelta di questo genere”.
Tu provieni dalla ‘piazza’ bolognese, storicamente feconda di cantautori e musicisti: quale è stato il tuo percorso musicale?
“Sono cresciuta in provincia di Bologna, ma il centro-città mi ha sempre attirata come una ‘falena’ verso la luce. Ho iniziato a cantare all’età di nove anni, proseguendo poi con un percorso di studi dai 12 fino ai 23. Durante il mio percorso, ho approcciato i miei primi testi e le prime melodie. Successivamente, a 19 anni ho partecipato a ‘The voice of Italy’: un’esperienza che mi ha permesso di rendere più concreta la mia passione, inaugurando il percorso discografico con l’etichetta Fonoprint Studios”.
Sapevi sin dall’inizio che volevi intraprendere questo mestiere?
“No: ho sempre amato la musica e cantare, ma non credevo ci fosse un mondo così particolare e articolato al suo interno. Nella testa di una ragazzina l’idea era più poetica e leggera. In ogni caso, d’indole sono testarda e, dal primo momento in cui ho compreso che sarebbe stata dura, ho scelto di provarci lo stesso”.
Hai anche sperimentato un ‘duo’ con la tua amica Ilaria: volevate riproporre la formula di Paola e Chiara? Oppure è stata la ‘fissa’ di un periodo in cui vi siete capite a vicenda?
“Il ‘duo’ è ancora in vita, innanzitutto: l’ultima pubblicazione è avvenuta a gennaio 2024. Abbiamo aperto l’anno insieme e la prossima uscita in programma sarà a maggio 2024. E’ triste pensare che siamo talmente poco abituati a vedere un duo femminile che dobbiamo fare riferimento all’unico di rilievo che vi è stato, in Italia. Con Ilaria è nata una collaborazione spontanea, in veste di autrice per i suoi brani da solista. Quando si lavora con la musica e si scrive insieme, spesso si instaura un rapporto di estrema intimità. Questo aspetto ha permesso la nascita di nuovi brani insieme”.
Insomma, è stata una mossa con finalità ‘commerciali’, oppure vi siete ritrovate a vivere lo stesso momento di crescita?
“Credo che una mossa con finalità commerciali sarebbe stata pensata attraverso un ‘duo’ uomo-donna, che sicuramente – e da sempre – attrae maggiormente l’ascoltatore. Ribadisco: ci siamo ritrovate a lavorare bene insieme, si è creata una forte empatia ed è stato tutto estremamente autentico, senza pensare a nessuna finalità”.
Sei una ragazza intelligente: secondo te, dove sta andando l’industria discografica italiana? E cosa ne pensi dello ‘strascico’ di polemiche dell’ultimo Sanremo? Vogliono mettere una ‘sordina’ agli artisti? Oppure, relegarvi su un ‘binario’ di ‘nicchia’?
“Ti ringrazio, ma mi percepisco solamente come un’abile osservatrice. Nutro interesse nel comprendere ciò che accade intorno a me, perché credo che anche questo aspetto faccia parte del ‘lavoro’ musicale. Per quel che mi riguarda, mettermi a parlare dell’industria discografica italiana quando non si hanno contatti con i vertici, ma solo con piccole realtà, significa avere un disegno abbastanza ristretto di ciò che accade. Sicuramente, da spettatrice, attualmente ci si affida molto alla questione del ritorno economico e non più alla scommessa o alla ricerca. I ‘talent’, i ‘numeri’, i ‘followers’ e il ‘seguito’ non penso creino ‘etichette’ che influenzino il mercato, ma che sia il mercato a condizionare le ‘etichette’. Di conseguenza, a livello di stimolo musicale, è tutto abbastanza standardizzato. Infine, Sanremo non mi è dispiaciuto: mi è dispiaciuto vedere solamente alcuni nomi legati a grandi realtà discografiche. In ogni caso, ti ringrazio per queste domande e per lo spazio dedicatomi”.
Intervista di Vittorio Lussana