A cinque anni dal precedente lavoro gli Ex-Otago tornano con un nuovo progetto che conferma tutta la poetica della band genovese. La nostra intervista.
Raccontare il quotidiano senza renderlo ordinario, parlare di sé e del proprio vissuto senza scadere nell’egoriferimento, descrivere una generazione e al contempo parlare di una società intera. La scrittura degli Ex-Otago riesce a muoversi lungo quel confine sottilissimo e si conferma capace di trasferire storie e sentimenti che hanno il sapore dell’io eppure parlano di noi. Maurizio Carucci e compagni sono tornati, a cinque anni dal precedente lavoro, con il nuovo album ‘Auguri’.
Dieci tracce (una è solo nella versione vinile) che attraversano territori musicali ed emotivi in cui si finisce invischiati perché ci si riconosce. Un mondo, quello degli Otaghi, che è fatto di piccole cose, di normalità, di relazioni che iniziano e altre che si chiudono, di solitudini e quiete, di città e campagne. E che proprio per questo ci tocca così tremendamente da vicino, con tutte le sue contraddizioni e i suoi interrogativi, speranze e (dis)illusioni.
Un album che arriva a cinque anni dal precedente, in sostanza un’era geologica nel mondo discografico. Qual è per voi il peso specifico di questo lavoro?
È un peso senza dubbio molto importante, per essere precisi potrebbe essere anche un chilogrammo al centimetro. O Possiamo trasformarlo in Newton… Beh senz’altro è molto significativo perché viene dopo un lungo silenzio e dopo un periodo che ha bloccato il mondo gettandolo in crisi. Compreso il mondo degli Otago. Ci sono state tante cose in mezzo, fra cui anche un disco solista di Maurizio. Quindi, questo è senz’altro un lavoro molto significativo per noi perché è un disco a cui inevitabilmente teniamo molto e molto significativo per noi. Lo sappiamo solo in parte quale sarà il peso specifico di un disco perché, adesso che raggiunge la maggiore età, esce di casa e vedremo come si comporterà.
Ma poi dobbiamo dire che, essendo un disco che ha vissuto questi cinque anni lunghissimi di preparazione, non è un album partorito dal Covid. Sicuramente ha un po’ di malessere e di malinconia come ogni fonte di ispirazione, però c’è poco Covid e c’è tanto post Covid.
Titolo laconico ed evocativo, ‘Auguri’: quando lo avete pensato e in che misura raccoglie e condensa lo spirito delle canzoni?
Siamo sempre stati per i titoli laconici, pensa a ‘Marassi’, ‘Corochinato’ e ora ‘Auguri’. Una parola effettivamente è più memorabile, anche per noi, e ci diverte anche condensare tutto in un solo termine. Rischiare, quindi, ed essere sempre un po’ parziali. In questo caso, poi, ‘Auguri’ ha una multipla interpretazione e ci piaceva anche per questo. Può essere visto come un gesto disperato di addio ma anche, scomodando il latino, da augere come volontà di accrescere, aumentare e diventare grandi e ingigantire i nostri sensi. Ognuno se lo vestirà come crede e gli darà il significato che vuole.
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Nella prima traccia quel ‘mi sei mancata’ rivolto alla ‘quiete’ fa presupporre che sia poi stata ritrovata e che sia, di fatto, un punto di arrivo più che di partenza. Cosa è / rappresenta la ‘quiete’ per voi?
Io credo che la quiete la si raggiunga quando si muore, nel migliore dei casi, anche se poi le filosofie orientali raccontano altre storie a cui tutto sommato sono molto interessato. Però diciamo che ci è mancata tanto la quiete in quest’ultimo periodo e quindi abbiamo deciso di dedicargli una canzone. Anche perché sta diventando un tema sempre più presente nelle nostre vite e sempre più, come dire, ricercato. Quindi ci sembrava necessario scrivere una canzone dedicata a questa condizione.
Nel percorso di avvicinamento all’album sono usciti tre singoli, come li avete scelti?
Siamo veramente un disastro a scegliere i singoli, non sappiamo mai bene come comportarci perché ogni disco ha una sua dignità nella sua interezza. Racconta una storia nella sua interezza quindi è sempre difficilissimo scegliere una canzone o l’altra. Quindi ci siamo un po’ lasciati andare da una parte all’istinto e dall’altra anche al consiglio degli altri. Questa volta, però, stati più padroni di quello che volevamo esprimere nel senso che, di solito, anche su consiglio delle discografiche, abbiamo scelto i brani più catchy e rappresentativi.
Crediamo che a questo giro i pezzi più rappresentativi e più ricchi di significato siano ancora nel disco e che la gente li potrà scoprire solo oggi che è uscito l’album. Senza contare che un pezzo che ci piace molto per ora si trova solo nella versione fisica del disco (John Fante, ndr). Diciamo che abbiamo scelto i singoli di comunicare quello che volevamo dire e manifestare in quel momento in quel momento.
In dieci tracce, tre collaborazioni con artisti molto diversi fra loro: come è stato confrontarsi con loro?
È stato molto naturale perché con tutti questi tre artisti abbiamo un rapporto prima di tutto di stima e di amicizia, a partire da Fibra che aveva già collaborato con Maurizio. Con i Coma_Cose siamo amici di vecchia data e poi c’è Olly, un talentuoso ragazzo giovane genovese come noi e col quale ci siamo trovati ad avere tanti punti affini, nella scrittura soprattutto.
Nella maggior parte dei brani, il testo si rivolge a un ‘tu’: nella scrittura c’è, quindi, un destinatario di riferimento o ispirazione?
Beh, sì senza dubbio. Io vivo con questa donna ormai da 15 anni quindi è chiaro che la situazione di coppia influisce tanto sul mio scrivere. È un qualcosa che a cui sto lavorando, mi piacerebbe provare ad andare oltre però sono un po’ combattuto perché le situazioni più semplici e quotidiane mi attirano sempre tanto. E la mia quotidianità spesso è in coppia, quindi sì c’è un destinatario ma in realtà poi può essere un po’ rivolto a chi uno vuole. È la Marti ma potrebbe essere una sorella, un padre, una madre.
In Non credo più a niente il dialogo è con un altro genovese quasi in un confronto generazionale con le stesse coordinate. È cambiato il vostro rapporto con Genova in questi anni? E musicalmente, che città è oggi?
Sì, un po’ è cambiato perché è cambiata la città. Siamo partiti, come dire, giocando in strada contro la saracinesche e adesso siamo una band che gira l’Italia e che ormai porta Genova in Italia da tantissimi anni. Quindi senza dubbio è cambiato però è sempre molto forte, sempre molto sentito e sanguigno. Gli Ex-Otago veramente a Genova è come assistere a un derby, come Genova e Samp. Il rapporto non è sempre idilliaco, infatti abbiamo anche difficoltà a trovare un posto dove suonare a Genova specialmente d’inverno. Quindi, Genova è un po’ claudicante in questo, un po’ lacunosa purtroppo.
In questo periodo storico ci aspetteremmo che, oltre a puntare tanto sul turismo come sta facendo, dedicasse anche un po’ di tempo e risorse alla cultura per assecondare i vari fermenti culturali che ci sono in città. Vediamo spesso piccoli giovani talenti che hanno tante cose da dire e voglia di esprimersi, ma proprio manca un posto di aggregazione. O magari ce n’è solo uno e stando sempre nello stesso posto banalmente finiscono gli input.
Tra le diverse tonalità emotive che scorrono nei brani, c’è un sentimento che più di altri colora questo disco?
Più di altri non lo so, ma certo c’è una malinconia marcata ma poi ognuno lo sentirà a modo proprio. C’è la classica malinconia otaga che una volta cercavamo di tenere un po’ a bada perché è stato sempre un elemento molto caratterizzante del progetto. Forse, a questo giro, ce ne siamo un po’ più fregati: abbiamo detto che se c’è la malinconia, allora ce la mettiamo. E c’è anche una nostalgia sana, anche a partire dalla copertina del disco per cui abbiamo utilizzato un font molto conosciuto in Italia che ha una storia particolare. E le canzoni contengono nostalgia ma, appunto, una nostalgia e una malinconia sane. Vale anche per il titolo, che vuole guardare avanti; c’è un ricordo però vogliamo guardiamo avanti.
La tracklist di ‘Auguri’ e le date live degli Ex-Otago
Queste le tracce dell’album:
- Mi sei mancata (Quiete)
- John Fante [esclusiva su vinile]
- Non credo più a niente (feat. Olly)
- Esseri speciali
- Con te
- Soli (feat. Coma Cose)
- Mondo Panico (feat. Fabri Fibra)
- La puzza della città
- Forse non si può
- Stronzate
I brani del nuovo disco risuoneranno dal vivo nel tour estivo, Auguri – Tour Estate 2024, undici appuntamenti sui più caldi palchi estivi tra maggio e settembre, prodotti da Magellano Concerti.
- Sabato 25 maggio 2024 – Milano, MI AMI Festival
- Giovedì 6 giugno 2024 – Cagliari, Ateneika (ingresso gratuito)
- Venerdì 14 giugno 2024 – Bologna, Oltre Festival
- Venerdì 21 giugno 2024 – Arsita (TE), Dlen Dlen Festival
- Sabato 22 giugno 2024 – Vicenza, Lumen Festival (ingresso gratuito)
- Domenica 23 giugno 2024 – Ivrea (TO), Apolide Festival
- Mercoledì 26 giugno 2024 – Salerno, Limen Festival
- Venerdì 12 luglio 2024 – Genova, Arena del Mare
- Giovedì 18 luglio 2024 – Roma, Villa Ada Festival
- Sabato 20 luglio 2024 – Conversano (BA), Casa delle Arti
- Giovedì 5 settembre 2024 – Castel Fiorentino (FI), Festa della Birra Castellana (ingresso gratuito)
I biglietti sono disponibili su TicketOne e nei punti vendita autorizzati.
Foto da Ufficio Stampa