Intervista a una cantautrice molto amata dalla stampa dopo l’uscita del suo nuovo singolo, intitolato ‘Formiche’: un brano metaforicamente critico nei confronti di una società antropologicamente peggiorata
‘Formiche’ è il nuovo singolo di Sista, nome d’arte di Silvia Gollini, voce influente nel panorama musicale italiano. Con una carriera ventennale alle spalle come corista e autrice per noti artisti italiani, Sista ha consolidato la sua reputazione con testi significativi e un timbro vocale molto originale. Accompagnato dal videoclip, mostrato in anteprima su SkyTg24, questo brano offre una riflessione sulla vita moderna, sollevando questioni sulla costante ricerca della perfezione e nell’incessante frenesia quotidiana che caratterizzano la società contemporanea. Il ‘pezzo’ è stato arrangiato, mixato e masterizzato negli studi della Mad Records da Marco Gollini, che ha curato anche la regia del videoclip. ‘Formiche’ è una canzone interessante, per niente banale, che si distingue per la sua critica incisiva verso un’esistenza sempre più mediata da aspettative irrealistiche o superficiali. Abbiamo dunque deciso di sentirla, per riflettere insieme a lei sul buio momento che stiamo attraversando, soprattutto in termini antropologici, politici e culturali (per vedere il video di ‘Formiche’ cliccare QUI).
Gentilissima Sista, innanzitutto vorremmo sapere la genesi di questo tuo nuovo brano, ‘Formiche’, dotato di un ‘taglio’ sociologico: è un pezzo “contro il logorio della vita moderna”, come diceva un vecchio amico?
“Ricordo quella pubblicità con nostalgia, a casa dei miei nonni. E infatti, questo brano nasce proprio per difendere quel ricordo di una vita quotidiana più sana. Se paragoniamo i ritmi di 20 anni fa a quelli di oggi, ne usciamo con una società che è peggiorata, non migliorata. Quindi, ‘Formiche’ osserva e provoca sul conformismo: lavorare, accumulare, senza sapersi più godere una giornata di sole”.
Pier Paolo Pasolini diceva che gli italiani, prima dello sviluppo economico, erano più allegri e ottimisti verso il futuro: la pensi anche tu così?
“Assolutamente si. Lo dico anche nella mia canzone: Vivi/siamo vivi veramente? Eravamo più felici senza niente/desiderare troppo ha conseguenze”.
Tu frequenti l’ambiente della musica italiana da tempo: ritieni che, qui da noi, il successo sia spesso figlio di compromessi, oppure è casuale o legato a combinazioni misteriose?
“Il successo può arrivare casualmente? Sì, anche se non te lo meriti. Figlio di compromessi? Se scrivi canzoni e sei brava, se hai qualcosa da dire, la tua coscienza o identità artistica, quando esiste, potrebbe non farti dormire la notte. Oggi, grandi numeri e dischi di platino corrispondono a una musica che proprio non vorrei cantare. E questo mi dà da pensare. Combinazioni misteriose? Non mi sembrano tanto misteriose, negli ultimi tempi, ma piuttosto alla luce del sole”.
Non pensi vi sia un qualcosa di sbagliato a livello antropologico-culturale, in Italia? Una tendenza al ricatto o un qualunquismo di fondo che rende la società ipocrita e anche un po’ selvaggia?
“Non c’è uno sbaglio, ma una cultura-media che, in questi ultimi anni, ha preso una direzione tragicamente verso il basso. La nostra tradizione musicale ha avuto cantautori che hanno fatto la Storia, compresa quella della musica popolare e del ‘bel canto’. Io stessa sono cresciuta nutrendomi con quella che era, secondo me, la miglior musica italiana: Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Pino Daniele, Lucio Dalla, Francesc Guccini, Rino Gaetano e Ivano Fossati. Dove sono i ‘giganti’, oggi? Politica e cultura: questa è la questione da analizzare. Noi siamo vivi se la curiosità è viva, se arte, musica, editoria, cinema e teatro rappresentano ancora spunti di pensiero alternativi. Lo siamo ancora?”.
Quando si parla di semplicità e di autenticità non è la solita difesa del mito del ‘buon selvaggio’, che invece ci rende ancorati a pregiudizi?
“Non sarebbe male vedere qualcuno che legge Rousseau in metropolitana. Ma la mia è una reale frustrazione in quanto parte di questo ingranaggio, che non vivo bene. Nella fretta costante che prepotentemente mi invade la giornata, combatto realmente ogni giorno, dando valore immenso a piccole e grandi cose. Almeno tre piccole gioie quotidiane: la prima è la mia adorata colazione”.
Secondo te, gli italiani stanno invecchiando e non ci stanno più col cervello?
“Gli italiani sono stanchi”.
Tornando alla musica, tu sei un’artista con un timbro vocale inconfondibile, che ha lavorato con tutti: non credi di essere troppo qualificata per un Paese come l’Italia, che vive di suggestioni puramente astratte, spesso totalmente momentanee?
“La mia autostima ti ringrazia moltissimo, ma il mio timbro è arrossito. In secondo luogo, non ho lavorato con tutti, ma con molti sicuramente. Sono nell’ambiente della musica da più di 30 anni, ma la musica non è per tutti: si prende quasi tutto del tuo modo di vivere e devi essere veramente nato ‘diversamente normale’ per non mollare. Tuttavia, lo ammetto: stavo per trasferirmi a Londra, nel 2020. Infatti, i miei primi due singoli sono in inglese: ‘Time4’ e ‘Wednesday Freedom’, prodotti tra l’Inghilterra e l’Italia. La pandemia mi ha impedito il trasferimento. Allora ho scritto ‘Sospesi’, che è stato bene accolto e sono rimasta, deviando l’album in italiano”.
Cosa pensi di uno che ti dice, dall’altro del proprio potere politico, che tu dovresti cantare e non fare politica? Siamo tornati indietro, oppure questi ci vedono – anche a noi giornalisti – come dei semplici ‘buffoni di corte’?
“Giornalisti, cantautori, scrittori, poeti, pittori, artisti, ‘cani sciolti’, pensatori che lanciano frecce alle menti: la politica teme il mondo della cultura, in realtà. E siamo tutt’altro che ‘buffoni di corte’…”.
Sai che ci sono un sacco di colleghi, anche di testate importanti, che parlano benissimo di te? Sei considerata una ‘brava’, che prima o poi ‘sfonda’: è così, oppure sei molto diplomatica nel curare i rapporti con la stampa?
“Il mio ufficio stampa è bravo e simpatico, ma mi ha anche spiegato che se il brano non è buono o l’artista non è di qualità, le testate importanti e, soprattutto, i buoni giornalisti non scrivono articoli a comando. Quindi, sono molto contenta di questa cosa che mi hai detto: evviva! Felicità!”.
Hai visto l’Eurovision 2024? Che impressione ne hai tratto? Ti piace questo Nemo, lo svizzero che ha vinto e che sembra scandalizzare un intero ‘pezzo’ del nostro popolo?
“Lo vedo tutti gli anni, tranne quest’ultimo: perdono… L’ho visto solo a tratti e Nemo non mi dispiace. Però, devo ascoltare meglio”.
C’è da dire che la nostra Angelina Mango meritava qualche posizione in più: non credi? Forse, anche i nostri ‘nazionalisti babbioni’ non hanno tutto i torti?
“Angelina, infatti, mi piace: merita il successo per tutta l’energia che dà. E quello che doveva fare, lo ha fatto bene”.
Uscirà presto un tuo album? E quest’estate che farai? Hai programmato dei concerti, delle serate nei locali, oppure ti chiuderai in riflessione per preparare nuove ‘perle’ in futuro?
“Usciranno altri due singoli e, in settembre, chiudo l’album. L’estate vuole serate con grandi musicisti”.
Intervista di Vittorio Lussana