Il giovane Niveo ci racconta la svolta, personale e artistica, che il singolo ‘Nonostante te’ rappresenta per lui. L’intervista.

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Disponibile dallo scorso 6 settembre, Nonostante te è l’ultimo singolo di Niveo, un brano – prodotto da heysimo – che segna una tappa fondamentale per il giovane artista. E non solo sul piano musicale, nella direzione del suo primo album, ma anche e soprattutto su quello personale. Al centro del testo, infatti, il tema del bullismo che lo stesso Niveo ha conosciuto sulla pelle vivendo la difficoltà di parlarne. Oggi, mentre sta costruendo una carriera nella musica e se lo è lasciato alle spalle, vuole mandare un messaggio chiaro a chi si trova ad attraversarlo.

Da un mese è disponibile il tuo nuovo singolo, Nonostante te, che sollecita più di una riflessione. Vorrei, quindi, partire proprio dalla fine: che tipo di reazioni hai raccolto, magari anche tramite social, da parte di chi ha ascoltato la canzone?
Mi hanno riempito di soddisfazioni. I ragazzi, i miei coetanei soprattutto, mi hanno scritto tantissimi messaggi di supporto, messaggi in cui mi raccontavano la propria storia con il bullismo. Ma anche tantissimi messaggi in cui mi ringraziano perché magari, grazie a me, hanno trovato la forza di parlarne con un amico, un genitore. O anche con il Centro Nazionale contro il Bullismo – Bulli Stop , con il quale ho iniziato a collaborare come testimonial. Questo mi ha riempito di orgoglio perché anche io, quando stavo subendo bullismo, avrei tanto desiderato qualcuno che ne parlasse e che mi consigliasse. In fondo era quello che mi auguravo.

Niveo
Cover da Ufficio Stampa

Questa collaborazione come ti fa sentire?
Non era nelle mie aspettative e per questo è ancora più importante per me. Nonostante te era uno step anzitutto umano, nel senso che sono riuscito finalmente ad aprirmi anche con il mio pubblico raccontando la mia storia con il bullismo. Una cosa che, fino a pochi mesi fa, non sapevano neanche i miei amici più stretti ma soprattutto i miei genitori. Da qualche mese a questa parte ho iniziato a parlarne con il mio manager, con i miei amici. Così, ho letto la lettera che ho scritto sul bullismo ai miei genitori e quello è stato uno dei momenti più emozionanti. Abbiamo pianto tutti insieme, è stato molto toccante. Un momento che mi porterò con me per sempre.

E poi la musica.
Sì, poi è arrivata la musica, con cui ho reso partecipe il pubblico. Proprio questo ha portato a farmi notare dal centro. Ci siamo parlati e hanno accolto la mia storia, supportando questo mio brano fino poi a nominarmi testimonial pochissimi giorni fa. Questa cosa, a parte il rendermi fiero, mi dà un motivo in più per parlarne e soprattutto avere il supporto di un centro come Bulli Stop mi dà anche la possibilità di aiutare tutte le persone che si sono ritrovate nella mia canzone. Il mio consiglio, che arriva proprio da una persona che conosce il mancato coraggio di parlarne, è di non tacere e di fidarsi dei professionisti del Centro Nazionale contro il Bullismo. Sono pronti ad aiutare gratuitamente. Anzi, se è possibile cerchiamo di sostenerli.

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Quanto ti costato il silenzio finora?
Eh, sono riuscito a nasconderlo piuttosto bene, nemmeno i miei genitori si erano resi conto completamente della gravità per quanto avessero intuito qualcosa. Devo dire che tacere mi ha un po’ logorato dentro. Tenermi dentro la mia storia per tutti questi anni mi ha logorato. Proprio per questo non posso che consigliare di parlare, di farsi aiutare perché il bullismo non è una battaglia che si può vincere da soli.

Mi sono segnata alcune parole che sono un po’ degli snodi chiave del brano. Parli di errore, di graffi, di giudizi, di buio e di silenzio, termini che rimandano a una sentire che può essere difficile anche solo da ammettere. Quando ti sei accorto che quel cantare a bassa voce non ti bastava più?
Me ne sono accorto, credo, quando ho iniziato a fare l’artista di strada, a Lucca,  quando avevo 17 anni, perché lì c’è stato un passaggio. Fino a quel momento, vivevo la musica come un mio piccolo segreto intimo, da vivere nella mia cameretta e davanti al mio pc. Poi c’è stato uno switch, un cambio di mentalità per cui volevo rincorrere realmente il mio sogno. Il primo step che sapevo di dover percorrere era quello di frantumare la barriera dell’imbarazzo. In quel momento mi sono reso conto che cantare a bassa voce non faceva più per me e che volevo farmi sentire da più persone possibile. Ho cantato un anno per strada e ho frantumato realmente quell’imbarazzo che mi circondava fino a presentarmi ai casting di Amici, per due volte. La prima volta non è andata bene, la seconda è andata come sappiamo.

Questo è anche un esempio di tenacia.
Sì, devo dire che quando mi fisso su una cosa sono un treno. Ho fatto anche un po’ dannare i miei genitori che, abituati alla vita di una piccola città, non si sarebbero mai immaginati che io potessi andare in televisione per esempio. Anche quella è stata una delle mie dimostrazioni di tenacia. Avere quel tipo di esposizione non è facile soprattutto quando hai un passato come il mio… ho sempre avuto paura del giudizio altrui e quindi questa cosa si è sempre contrapposta un po’ al sogno che di diventare cantautore. È stata un’altra barriera da infrangere, con grandi difficoltà perché il pubblico televisivo non è così amorevole a volte. Ho dovuto costruire una corazza attorno ai giudizi che leggevo su internet. A 18 anni e agli inizi, non dovevo lasciarmi abbattere. È stato difficile, però adesso sono piuttosto resistente.

Quindi la musica è stata in qualche modo una terapia d’urto, nel senso che ti ha costretto a uscire da quella cameretta?
Sì, hai colto perfettamente i due cardini. Iniziare a scrivere canzoni e a comporre è stata la cosa più bella che mi sia capitata e, dopo 16 anni di vita, ero arrivato a un punto in cui non potevo più solamente per me. Ho iniziato a usare le canzoni anche per veicolare un messaggio da mandare agli ascoltatori. Dall’altra parte, mi sono sentito di dover combattere con il fatto di dover espormi.

Ovviamente voglio raccontare il 100% di me, voglio raccontare soltanto la verità e ammetto che questa è una difficoltà decisamente grande con cui combatto spesso. Il mio subconscio mi fa svegliare delle parti di vita che vorrei raccontare, ma riaffrontare quei ricordi non è per niente facile. Non a caso, scrivere una canzone che parlasse del tema del bullismo come Nonostante te mi ha richiesto passati anni, e solo ora ci sono riuscito. Quindi sì, non è stato facile, però sono orgoglioso, molto orgoglioso.

Niveo
Foto di Emiliano Cabona da Ufficio Stampa

In un altro passaggio del testo fai riferimento al peso alle parole. Quali sono state quelle che ti hanno ferito di più in passato?
Ci sono state parole che mi hanno ferito, io poi sono un ragazzo piuttosto permaloso e quando mi vengono toccate determinate cose la prendo parecchio sul personale! Soprattutto nel canto e nella musica. Da piccolo, venivo criticato per il mio aspetto fisico, per la mia voce che era molto acuta e quello è sicuramente un capitolo passato nel senso che ho capito che non sono insulti. Ho imparato a non dare retta a chi si ferma a criticare per il solo aspetto fisico.

Durante il mio percorso ad Amici, ciò che mi faceva stare male era il fatto che con un minuto e mezzo di esibizione si andava a parlare di tutto ciò che era la mia carriera, la mia musica, la mia voce. Bastava un minuto per mettermi una targhetta addosso per cui ero quello stonato che avrei fallito nella musica perché non avevo nulla da raccontare o quant’altro. Lì, ammetto di aver subito parecchi colpi bassi: non è per niente facile essere così sicuri di sé da riuscire a non ascoltare per i giudizi altrui. Quello mi ha fatto male.

E che cosa ti fa male oggi?
Parlando di adesso, ci sono poche cose che mi fanno stare male. Più che altro ci sono poche persone che hanno il potere di ferirmi. Ovviamente c’è la mia famiglia, mi ferisce se mi dice una cosa spigolosa; i miei migliori amici, il mio manager. Ciò che leggo su internet, invece, non ha più quel potere, è stato depotenziato e questo è stato uno step molto importante per me. I social sanno essere crudeli.

Dal punto di vista musicale e produttivo, come hai lavorato sul brano?
Pochi mesi prima di Nonostante te, ho rilasciato un Mi ami solo d’estate per il quale ho collaborato con heysimo, produttore e polistrumentista geniale con cui continuo a lavorare. Mi sto trovando benissimo perché insieme abbiamo una grande affinità. Abbiamo deciso di fidarci ancora di lui e quindi la produzione del singolo è sua. Ha capito benissimo quale fosse il mio mondo sonoro e per questo lo stiamo sviluppando ancora insieme. Sento di aver trovato un sound che mi veste pienamente.

È davvero una traccia di svolta, mi pare di capire.
Assolutamente sì. Con heysimo ho trascorso tantissimo tempo in studio e ovviamente non ci siamo fermati. Abbiamo passato tutta l’estate a lavorare su nuove canzoni, ne abbiamo prodotte quasi una decina… la direzione ora è arrivare a completare il mio primo disco. Quindi sto vivendo un po’ il sogno che ho sempre avuto.

Cinque anni fa non avevi ancora avuto la forza di parlare del bullismo che subivi, oggi hai scritto una canzone su questo e collabori con Bulli Stop. A questo punto, fra qualche anno, dove ti vedi?
Uh, mi piace sognare in grande. Spero fra qualche anno di essere riuscito a raggiungere la mia più grande ambizione che è quella di partecipare a Sanremo. È il mio sogno. È un augurio molto grande che mi faccio da solo.. Sto studiando tantissimo canto, composizione, produzione e arrangiamento per poter avere la maturità di riuscire a stare su un palco del genere. Mi rendo conto che sto vivendo un momento di grande crescita, sia dal lato umano sia da quello artistico. Questo mi rende molto orgoglioso e voglio continuare come un treno a imparare nuove cose. Ce la metterò tutta.

Nel frattempo ci sono altri palchi in vista?
Sì, abbiamo appena che abbiamo raggiunto i 100mila stream di Nonostante te su Spotify e posso annunciare la prossima data live. Il 25 ottobre sarò allo YellowSquare di Milano e suonerò insieme a heysimo alla chitarra qualche mio brano, sarà bellissimo. Non vedo l’ora perché Milano era una tappa che ancora non avevo toccato.

Immagini da Ufficio Stampa