Protagonisti del nuovo film di Masbedo, Gala Zohar Martinucci e Jacopo Olmo Antinori raccontano il loro approccio ad ‘Arsa’.
Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024, Arsa è il progetto cinematografico del duo artistico Masbedo (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni). A dare il titolo alla pellicola è la protagonista, giovane donna che vive da sola affacciata sul mare, circondata da un paesaggio selvaggio in cui si muove sicura come in un mondo sospeso. Questa vita di osservazione e solitudine, però, viene scossa dall’arrivo di tre ragazzi in vacanza sull’isola. Tra loro, in particolare, sarà Andrea a rimanere affascinato dalla ragazza.
“Con la sua sensibilità, Arsa sente che Andrea ha un dolore simile al suo e questa cosa li avvicina”, racconta Gala Zohar Martinucci, che nel film interpreta la protagonista. Al suo fianco c’è Jacopo Olmo Antinori nei panni di Andrea: “Il mio è stato un approccio molto diretto, la fase di casting è stata molto veloce è mi sono ritrovato, di fatto, gettato a Stromboli nel giro di poche settimane. Senza troppo tempo per rimuginare o per alterare la visione di Nicolò e di Jacopo. Ho dovuto gettarmi di testa in qualcosa che stava succedendo. E trovo che affidarsi al regista è sempre molto utile per un attore”.
“Durante il lavoro – prosegue Antinori – entrare dentro questo mondo di arte è stato graduale. La sostanza del film, la sua scrittura, la sua sceneggiatura mutavano durante le riprese. Così lavorano i Masbedo ed è stato un po’ come un sogno”. Dimensione, quella onirica, che fa parte del linguaggio della stessa pellicola complice anche l’ambientazione stromboliana. “Secondo me a Stromboli si sogna di più, c’è qualcosa che ti fa sognare di più e i sogni diventano vividi”, osserva Gala Zohar Martinucci che sul suo rapporto con il sogno confessa. “Ho avuto un periodo, da piccola, dove avevo dei sogni molto intensi e anche ricorrenti. Poi, per un periodo nella mia adolescenza, non ne ho più avuti ma da un anno mi sono tornati. Cerco di analizzarli, soprattutto scrivendoli, appena mi sveglio per capirli meglio”.
“È bello che riemerga continuamente questo tema – aggiunge quindi Jacopo Olmo Antinori– Ho un rapporto molto stretto con il mondo dei sogni, anche per interesse personale. E mi rendo conto che il mestiere che facciamo ha molto a che fare con i sogni e non solo quando si guarda un film al cinema. Anche fare i film è un lavoro onirico perché ti ritrovi in questa ambientazione bizzarra che somiglia alla realtà, però non lo è veramente. Mi ricordo, quando andavo all’università, e studiavo psicanalisi che Freud parla del lavoro onirico. Forse io son finito a fare l’attore perché è qualcosa che sento vicino e mi piace sognare”.
Immagini da Ufficio Stampa