Di perdono e seconde possibilità – con se stessi e con gli altri –: Aiello racconta il singolo ‘Tutto sbagliato’ dove in verità suona tutto giusto. L’intervista.

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È da poco in digitale, e in rotazione radiofonica, Tutto sbagliato, il nuovo singolo di Aiello che conferma un momento felicemente ispirato per il cantautore cosentino. Romantico e passionale, come si definisce lui stesso, il brano arriva dopo l’estivo Talete ed è ufficialmente la prima traccia che apre la strada al progetto in lavorazione per il 2025. E se le premesse suonano come quello che stiamo ascoltando ora, non resta che augurarci di sentire presto il resto. Nel mezzo, intanto, potrebbero arrivare altri brani e, perché no, un passaggio a Sanremo. Un palco sul quale Aiello non esclude il ritorno dopo la prima esperienza nel 2021 con Ora.

Dopo l’estate con Talete (qui la nostra intervista), il tuo autunno si è aperto con Tutto sbagliato che è ufficialmente il primo estratto dal prossimo album. Come è nato?
Sì, da qui parte la storia, un libro nuovo. Talete è stata una parentesi perché avevo voglia di ballare e di uscire con musica nuova, visto che era da molto tempo che non mi facevo sentire. Era un modo per abbracciare le persone che mi seguono. Con Tutto sbagliato iniziamo un nuovo racconto di cui è la prima pagina. Il pezzo è nato a inizio estate, in una giornata in cui io non mi sentivo per nulla ispirato nelle premesse. Sono andato in studio e ho raccontato una mia esperienza personale – un primo appuntamento che è stato un epic fail memorabile – e ho trovato nel mio telefono una serie di appunti che avevo tenuto per me rispetto a quell’esperienza.

Aiello cover
Cover da Ufficio Stampa

Ho deciso di scriverne e il brano è completamente di getto, nel giro di veramente due, tre ore anche nella sua parte musicale. L’idea era quella di un pezzo ‘chitarra-centrico’ anche perché in questo periodo sto avvertendo proprio la necessità di sentire canzoni, anche da ascoltatore. Quindi volevo una canzone che avesse una vibe un po’ 90s perché sento proprio la voglia di tornare un po’ alle canzoni, a quei brani da cantare non solo con la bocca ma col cuore senza, cioè, l’artificio della performance. Senza, quindi, la preoccupazione del pezzo che deve performare numericamente, ma solo di una bella canzone.

Il disco che ho scritto vorrei avesse anche nella produzione questo approccio che la gente mi sembra stia apprezzando. In generale le persone vogliono cantare canzoni pop, di cuore. Avverto, direi finalmente, l’esigenza di un ritorno al pop dopo anni di rap e trap che, per carità hanno anche portato cose interessanti, ma questa bolla è too much.

Anche le classifiche, del resto, tornano a parlare la lingua del pop e della melodia.
E per fortuna! Sento, e vedo, anche tra i miei colleghi che finalmente stiamo ritornando alle canzoni. È un lavoro che ha bisogno di tempo ma io vorrei dare il mio contributo in questa impresa di ritorno al pop e alle belle canzoni. Alla fine, tutti poi tornano al pop, dopo vibe che portano in altre direzioni si finisce nel pop nel quale, per natura, sono nato e dove, alla mia maniera vorrei fare la mia parte, nel modo più autentico possibile. Ovviamente se i pezzi vengono riconosciuti dai numeri e dalla certificazioni siamo contenti, ma la mia prima esigenza è scrivere canzoni vere. Questo premia e sono, anzi, molto felice di come Tutto sbagliato sia in realtà ‘tutto giusto’ al momento. Almeno per le vibes che sento intorno.

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Nel presentare la traccia hai scritto che una canzone vera è per tutti. Qual è, per te, la verità di una canzone?
Un po’ nel racconto che ti ho fatto anche poco fa. Mi hai chiesto com’è nata e io avrei potuto dirti una serie di cose per fare il figo invece ti ho detto che quel giorno quasi non volevo andare a scrivere perché non mi sentivo ispirato. È stato BRAIL, il mio produttore, a convincermi: ho preso le note del mio telefono, dove c’è la verità più vera possibile. Una canzone vera vuol dire parlare di storie vere, che nel mio caso sono quasi sempre storie mie o che mi sono state raccontate e mi hanno colpito. Senza pensare di dover seguire la scena urban perché adesso va l’urban, poi l’indie perché funziona quello o il reggaeton.

Io seguo la mia direzione, che è quella del cuore per poi vestirla come mi sento senza pensare troppo a cosa penseranno gli altri. Poi, ripeto, siamo tutti felici se ci sono dei riconoscimenti ma scrivere perché tu vuoi essere certificato è una roba che può premiarti solo nel breve periodo. Nel lungo non costruisci nulla di importante.

Nella canzone parli di seconde possibilità, di paure e notti scure, e di perdono. Quanto sai perdonare tu agli altri e a te stesso? C’è qualcosa che non ti sei ancora perdonato, a livello personale o artistico?
È qualcosa su cui sto lavorando da un po’ di tempo e, devo dire, che ho fatto dei passi importanti per perdonarmi una serie di cose che ho fatto a me stesso, ma soprattutto cose che non mi sono concesso. Mi sono giudicato troppo duramente in questi anni e oltre a giudicare me stesso tendo a giudicare anche gli altri. Non va bene quindi, lo dico con grande onestà, e ho imparato a giudicare molto poco gli altri per quanto, purtroppo, continui a giudicare me, ma meno di un tempo.

Aiello
Foto di Giuseppe Triscari da Ufficio Stampa

Così, mi sto perdonando anche una serie di mancanze che ho avuto nei mei confronti perché sono stato molto duro con me stesso, ma adesso cerco di essere un po’ più comprensivo, meno preciso, meno controllore delle cose. Il capello è storto? Chi se ne frega. C’è una macchia sulla maglia? Va bene lo stesso. È un percorso lungo che ho avviato da un po’ di tempo e che mi sta dando dei risultati un passo alla volta.

Questa severità verso te stesso ti è sempre appartenuta, anche da ragazzino?
Sì, ricordo la ex storica che mi diceva ‘Antò, non giudicarti troppo. Non essere troppo duro’. Lo sono sempre stato ma ho capito che, secondo me, uno deve proprio smollare. Cerco di ripetermi sempre una frase tipo mantra, ovvero non sei nessuno. E non lo dico rispetto al mestiere che faccio come per non darmi delle aree – là non c’è proprio il rischio, per come sono fatto io – ma nel senso che non siamo nessuno, l’attore come il macellaio. Quindi, della serie ‘stai sereno, non preoccuparti di quello che pensa la persona dall’altra parte’. C’è molto altro e molto di più. Perciò, mi dico ‘Anto, scialla, sti cavoli cosa penseranno, pazienza’. Vale dalle azioni più piccole, quando per esempio non facciamo qualcosa perché temiamo lo sguardo degli altri, anche solo il giudizio altrui quando siamo in metropolitana. Sembrano sciocchezze ma sono quelle micro azioni che ti svoltano nel lungo periodo.

E qui torna proprio quel concetto di seconda possibilità che serpeggia in Tutto sbagliato.
A dirla tutta, quel primo appuntamento non mi ha dato la seconda possibilità (sorride, ndr)… mi ha alzato un muro senza precedenti. Ma ho compreso quel tipo di azione perché è quello che facciamo anche noi con gli altri per via delle nostre paure e dei nostri precedenti che abbiamo. Li facciamo pesare agli altri e facciamo un passo indietro. È una questione di paura quando, invece, si potrebbe restare, ascolta e dare una seconda opportunità. Servirebbe avere più coraggio e ascoltare meno le paure. Perché le scelte di paura sono sempre delle scelte sbagliate.

Al primo ascolto di Tutto sbagliato, il mio commento è stato ‘Aiello sta tornando’, nel senso che nel tuo percorso recente ho ritrovato lo smalto e la riconoscibilità della penna iniziale. Senti anche tu questo momento come particolarmente felice nella scrittura? Che periodo stai vivendo?
Non sei la prima persona a dirmelo e, per me, parole come queste sono una carezza perché le parole sono importanti. Ti feriscono ma ti curano anche, possono essere degli abbracci. Nel mestiere che facciamo, secondo me, tutti quanti abbiamo bisogno di essere abbracciati quindi è bello sentirsi dire delle cose. Mi fa piacere che ti sia arrivato questo tipo di luce, questo tipo di disegno a fuoco perché in un percorso artistico ci sono costantemente delle onde. Di scrittura, di mood, di esperienze. E penso che, nella mia strada in costante evoluzione, mi sento assolutamente a fuoco rispetto a quello che voglio essere e che vorrei rappresentare per le persone che mi ascoltano.

Continuo a voler sperimentare perché non mi accontento di ‘timbrare’ sempre la stessa canzone perché mi annoierei, ma mi piace che tu riconosca la mia scrittura: romantica ma anche sensuale, carnale, meridionale nel senso proprio più passionale del termine. Anche vocalmente sento che c’è una messa a fuoco perché la voce cambia nel tempo, ma credo di essere in una fase di definizione anche di questo aspetto e ed è bello che questa cosa arrivi. Sto maturando, sto crescendo e sono veramente molto contento del disco che sto scrivendo.

Ho finito di scriverlo ma lo stiamo vestendo e riconosco che è un pop alla mia maniera in cui c’è del cantautorato ma anche il soul che ho ascoltato. C’è la musica latin che fa parte delle mie origini e che ho sempre portato avanti orgoglio e c’è una freschezza, una leggerezza sto curando molto. Freschezza e leggerezza sono aspetti che noi dobbiamo annaffiare costantemente perché sono importanti altrimenti, poi, finiamo per prenderci sul serio e siamo convinti che stiamo salvando vite umane o chissà che… 

Invece, poi, alla fine lo fai senza volerlo perché una canzone spesso salva più di altre cose. La musica ha un grande potere ma deve perdere, a volte, quella presunzione perché siamo in tanti – pure troppi – e se tutti ci sentiamo degli dei rischiamo di essere uomini basici. In realtà siamo peccatori e dobbiamo accettiamo di essere tali; poi, se per qualcuno risultiamo una grande luce, ben venga come molti artisti sono stati per me delle grandi luci nel buio.

Allargando quindi lo sguardo a quello che sta nascendo in questo momento, la direzione del disco è già definita?
Sì, il concept è già chiaro in me e stiamo iniziando a pensare all’immaginario. Per me è sempre molto importante la visione estetica. Con il videoclip di Tutto sbagliato sono partito da Napoli perché, come ha detto ultimamente Sorrentino, penso sia una città molto libera e vera, dalle grandi opportunità. Volevo partire da lì e ho raccontato il brano con alcuni quadri quanto più autentici e meridionali che appartengono poi a tutti. Adesso sto iniziando a capire i passaggi successivi, è un work in progress che parte dalle canzoni ma sto cercando di godermi Tutto sbagliato e la strada che è appena iniziata.

Aiello
Foto di Giuseppe Triscari da Ufficio Stampa

Tra Cosenza e Napoli, oggi c’è Milano come terza incomoda… Come procede il tuo rapporto con la città della discografia?
In realtà io dovrei dire per prima Cosenza che mi dato di natali quindi, senza doverlo neanche dire, è mia mi appartiene. Poi ci sono tre città nella mia vita: Roma, è quella a cui sarò debitore a vita perché è la città secondo me più ispirazionale al mondo, la più bella. È la città che per me è casa, ci vivo da 18 anni, ma Napoli viene subito dopo. È la città più autentica, più verace, più libera e più vicina anche alle mie origini. Cosenza e Napoli hanno un filo culturale molto stretto e per me l’estate è sempre stata Napoli in Calabria.

Poi c’è Milano, che da qualche mese è la mia casa nuova, dove sto lavorando al disco. Ho preso in affitto un piccolo nido che sto facendo mio e nel quale vivo bene perché Milano, anche se non è bella come Roma, è una città che a me piace. Ha una sua eleganza e ha tante opportunità, non solo professionalmente. Ma regala opportunità sociali, sentimentali, di esperienza di vita. E come tale la sto vivendo.

In tutto questo, sono nate anche canzoni per altri? Intanto è in arrivo a breve una collaborazione coi Negramaro nel loro disco.§
Sì, sta per uscire un disco per cui mi sento particolarmente onorato di esserci in compagnia di Tiziano Ferro, di Elisa, di Jovanotti, Nicolò Fabi… tutti artisti che hanno una carriera molto importante che per me sono sicuramente degli esempi. Giuliano Sangiorgi, poi, secondo me è la voce oggettivamente più straordinaria che abbiamo in Italia ed è una delle penne più belle. Quindi, aver condiviso con lui questo pezzo è un grande regalo e, quando sarò anziano, sicuramente potrò vantarmene!

Per il resto, la mia prima e unica esperienza ad oggi come autore per altri è stato per Laura Pausini. È stata di una generosità incredibile, e ora il disco ‘Anime Parallele’ è candidato ai Latin Grammy quasi non ci credo di esserci anche io… Mi piacerebbe continuare a scrivere anche per altri in futuro ma non è un’esigenza che sento come primaria. Sento di scrivere prima per me però, se capiterà, sarò felice di fare questa esperienza una seconda volta. È sempre una bella sfida, che sia per una gigante come Laura, per un artista nuovo o uno più vicino a me come percorso.

E se dico Sanremo?
Con grande serenità fino all’anno scorso pensavo che era un’esperienza archiviata e che avrei fatto a vita lo spettatore. È un palco molto intenso e uno se lo può anche risparmiare. In fondo, è così bello guardarlo da casa sul divano, facendo il tifo per gli altri! Però, a fine Sanremo dell’anno scorso, ho pensato che vorrei tornarci e non vuol dire che sia necessariamente quest’anno, l’anno prossimo o fra tre anni. Mi piacerebbe ritornarci, questo sì, e sto valutando alcune canzoni che ho scritto. Se nel cazzetto ci dovesse ce ne dovesse essere una speciale per tante ragioni, diremo ok altrimenti non lo farò. Quindi, non sento l’urgenza di farlo quest’anno ma mi piacerebbe rivedermi lì.

Una seconda possibilità anche in questo caso.
Eh già anche perché se dovessi farmi comandare dalle mie paure e dai miei timori direi ‘statti a casa e guardatelo in tv!’. Invece, secondo me, è una cosa che si può rifare per quanto non sia il mio luogo preferito in termini proprio di esperienza. Sono per i live, per i concerti in cui arrivi, ti riscaldi e fai un racconto. Là, invece, è one shot; è come il sesso senza preliminari, per me è una roba inconcepibile… Però ci si può provare, tanto sappiamo che è dura per tutti e che è molto intenso. Non sento e la scadenza onestamente e non sento neanche l’esercizio di farlo chissà quante volte… ci può stare nel mio percorso e, se fino a qualche tempo fa, non lo vedevo adesso lo rivedo. Insomma, non escludo il ritorno.

Immagini da Ufficio Stampa