Marracash pubblica a sorpresa il nuovo album ‘È finita la pace’ che completa la trilogia iniziata con ‘Persona’. Le dichiarazioni.

“Questo disco chiude la trilogia cominciata con ‘Persona’ ed è anche il l’ultimo capitolo di un percorso personale in cui ho cercato di trovare una mia voce, un modo mio di fare musica. E credo che, di fatto, proprio la ricerca e l’accettazione di se stessi sia il tema di tutta la trilogia”. Così Marracash presenta il suo nuovo progetto discografico, ‘È finita la pace’ (Island Records/Universal Music), uscito a sorpresa venerdì 13 dicembre. Per l’occasione, l’artista si racconta esplorando in profondità il processo creativo e umano affrontato negli ultimi anni.

Se in ‘Persona’ “il rapper di periferia, metteva in crisi le sue convinzioni, la sua carriera e tutto quello in cui aveva creduto fino a quel momento”. E in ‘Noi, Loro, Gli altri’ in cui “il conflitto che avevo dentro si allargava a livello sociale, perché tutti vedevamo polarizzarsi le opinioni”. Questo disco “vuole arrivare a una resa dei conti e i nodi arrivano al pettine – spiega –  E per tale ragione, per quanto riguarda la mia crescita personale, a me interessava arrivare a fare il disco più personale che potessi fare. Non è un caso che lo abbia fatto praticamente da solo, senza featuring né altri autori o interferenze esterne”.

Marracash
Cover album da Ufficio Stampa

“Per quanto riguarda, invece, il discorso sociale penso che sia chiaro a tutti che siamo in un momento molto delicato della storia. C’è un malessere percepibile un po’ ovunque, c’è un’ansia, un’inquietudine sul futuro che sentiamo tutti e a maggior ragione i giovani, che un futuro forse non immagino neanche di averlo”. Diretto, chiaro, preciso: Marracash inquadra tutto con sintesi chirurgica e lucidità, esattamente come fa nelle sue barre. E l’atto conclusivo della sua trilogia discografica si configura come maturazione di un processo di accettazione e rivendicazione di sé, in una ‘bolla’ di consapevolezza e riflessione.

Il titolo: una ‘bolla’ per questi tempi

E quindi veniamo al titolo, ‘È finita la pace’ che ha un triplice significato. “Per questo album sono stato letteralmente recluso per un bel po’ di tempo, per tanti motivo. Intanto, ho avuto quello che una volta si chiamava esaurimento nervoso e che oggi chiamiamo burnout. È successo dopo Marrageddon, mi sono detto ‘e adesso che faccio?’ Era una sensazione strana dopo aver lavorato intensamente per tutti quegli anni. Da qui dunque, ‘È finita la pace’ per me, quella in cui ho concepito il disco. Ma vale anche per gli altri, perché il disco vuole essere un manifesto, un guanto di sfida. Ma è anche finita la pace nel mondo, nel senso letterale, perché comunque il mondo in questo momento una polveriera non solo di guerre ma anche di sconvolgimenti e fatti che preoccupano un po’ tutti”.

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Inquadrato in questo modo, anche l’immagine della bolla acquista una valenza simbolica potente. “Innanzitutto il disco è una bolla: per 50 minuti si sta chiusi lì dentro ad ascoltarlo e il mio intento era che fossero 50 minuti di musica diversa da quella che si ascolta di solito oggi. Musica diversa anche nelle logiche di marketing, che in questo caso sta a zero, rispetto alle dinamiche di un mercato che è sempre più spesso la copia di se stesso. Direi schiava di certi  meccanismi molto chiari che sono Sanremo, i brani estivo e i featuring per gonfiare gli ascolti. È un momento storico in cui la musica è piatta e uniformata, per questo forse anche poco interessante”.

“E quindi la bolla è il disco stesso: ci sono stato dentro per lavorare il progetto ma alla fine tutti viviamo in una bolla. Vediamo carriere che sono delle bolle, sentiamo notizie che sembrano importantissime ma di cui, la settimana dopo, ci siamo già dimenticati. C’è una bolla speculativa, una bolla immobiliare, una bolla degli affitti. La stessa pace è una bolla e l’estate è la bolla in cui esistono certi artisti. Insomma, mi pare che questo concetto caratterizzi questi anni un po’ per tutti”.

Marracash
Foto di Andrea Bianchera da ufficio Stampa

E venendo al disco, continua Marracash, la bolla rappresenta anche l’ambizione a uscirne. “Abbiamo cercato di proporre un sound diverso che non avesse all’interno la Trap ma recuperasse suoni più acustici, con brani più suonati e anche classici. In quest’ottica abbiamo continuato la tradizione di campionare brani della musica italiana. Trovo che fare campionamenti con i pezzi inglesi fa anche come fanno gli americani, non abbia senso anzi è importante recuperare proprio dal nostro passato, dalla musica che mi ha formato e che ascoltavo quando ero piccolo, anche solo assorbendola dai miei genitori”. Ecco, allora, i Pooh con Uomini soli, Madama Butterfly Puccini e Firenze – Canzone Triste di Ivan Graziani.

Crescita personale, arte e successo

“Questo disco vuole essere un’alternativa e dimostra che una terza via esiste”, osserva quindi Marracash. “E nasce dalla consapevolezza che esiste un pubblico più ricettivo, che vuole altro e che è in grado di portare quest’altro anche a livelli molto alti, molto grossi. Del resto ho maturato la convinzione che non esiste un successo che sia uguale per tutti. E questa trilogia si basa su questo: successo e vittoria sono sempre personalizzati. Venendo io stesso da una condizione di disagio giovanile, capisco che molti artisti la vivono veramente molto male. Credo che il mondo di adesso sia costruito per non farti essere te stesso: apparentemente c’è una grande libertà sbandierata, ma la realtà è che c’è un giudizio talmente forte tra social e numeri che, secondo me, i ragazzi non scelgono perché ne hanno paura. E questo li fa stare male”.

“Oggi è difficile esporsi su qualunque cosa e dire come la pensiamo, essere se stessi fino alla fine. E questo crea un cortocircuito dentro di noi, perché non esiste un modello di vittoria che vada bene per gli altri, qualcosa che renda felice tutti, una felicità standard che sia felicità per chiunque. Per ‘È finita la pace’ mi sono preso più tempo ed è stato proprio un processo graduale, adatto per arrivare a una specie di genere che sia mio. Un ‘genere Marracash’”.

E ci saranno anche le tracce di ‘È finita la pace’ nella scaletta di MARRA STADI25 (prodotto da Friends & Partners), con cui Marracash diventerà il primo rapper italiano a esibirsi nei più prestigiosi stadi d’Italia. Ecco le date del tour:

  • 6 giugno 2025 – Stadio Comunale di Bibione (VE)
  • 10 giugno 2025 – Stadio Diego Armando Maradona di Napoli
  • 14 giugno 2025 – Stadio Olimpico Grande Torino
  • 25 e 26 giugno 2025 – Stadio San Siro di Milano
  • 30 giugno 2025 – Stadio Olimpico di Roma
  • 5 luglio 2025 – Stadio San Filippo di Messina

Info e biglietti disponibili su ticketone.it e friendsandpartners.it.

Immagini da Ufficio Stampa