Brunori Sas racconta l’album ‘L’albero delle noci’ in uscita il 14 febbraio: prima, però, c’è il Festival di Sanremo.

Sarà un 2025 di prime volte quello di Brunori Sas: la prima volta a Sanremo con il brano L’albero delle noci, che – altro debutto nella carriera del cantautore – darà anche il nome all’album in uscita il 14 febbraio per Island Records.

«Durante il Covid – dice Brunori Sas – ho vissuto una grandissima crisi ed è stato un momento di riflessione, che mi ha portato a rivedere e dedicarmi al mio quotidiano in modo più specifico e diretto. Da quel momento, sono venute fuori cose belle tra cui la nascita di Fiammetta. Ho aperto anche un’azienda agricola con i miei vecchi compagni di università. È stato un evento fondamentale perché il disco è permeato da questa rivoluzione e gioia, ma anche dall’inquietudine. La canzone di Sanremo ha a che fare con questo: ho cercato di non fare la solita canzone ruffiana del padre per la figlia. E spero di esserci riuscito cantando ombre e luci che sono dietro a una rivoluzione simile».

Brunori Sas, L’albero delle noci e Sanremo

L’albero delle noci è dunque – dichiaratamente – la canzone di un padre per sua figlia e rientra nel quadro dell’album, lavorato in simbiosi con Riccardo Sinigallia con cui Brunori è riuscito ad andare «in profondità» («Temevo di scoprire – rivela – che la mia felicità fosse solo apparente»). Un disco che parla di «rigenerazione più che di rivoluzione»: «Abbiamo scelto tanti vestiti – dice il cantautore – provando a fare esperimenti. Abbiamo anche fatto boiate pazzesche, forse un giorno le pubblicherò».

Sanremo, in questo viaggio, rappresenta un po’ la volontà di mettersi alla prova. «Bersani un giorno mi disse Vai a Sanremo con un pezzo che ti convince, altrimenti è un disastro. – racconta Brunori Sas – E devo dire che ci andrò a testa alta. Resto fedele alla mia attitudine, altrimenti non avrebbe senso partecipare. E sarò sempre ironico». Una scelta – quella del Festival – che il cantautore ha valutato prendendosi anche del tempo. «Sono cosciente di dove vado e consapevole che voglio far sentire le mie canzoni e chi sono a un pubblico che fino ad ora non mi ha mai intercettato. Poi è un atto di coraggio: stavo comodo senza Sanremo, avevo il mio tour, il mio pubblico, ero al sicuro. Il Festival mi fa tornare a essere debuttante in situazioni in cui potrebbero umiliarmi. È bello sottoporsi a questo tipo di umiliazione, così l’ego si sgonfia e escono canzoni buone».

Il FantaSanremo, Tony Effe e la poesia di Lucio Corsi

Incalzato dai giornalisti, il cantautore dice la sua anche sull’affaire Tony Effe: «Non apprezzo l’ottica di eliminare. – dice – Bisogna invece aprire dei dibattiti e chiedersi le ragioni dell’appeal. Quella cosa lì ha sempre avuto appeal. Credo sia fiction, anche se non sminuisco. So che bisogna stare attenti al linguaggio, ma le cose vanno comprese anche se ti disturbano».

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Tra i suoi favoriti, non nasconde di aver riservato un posto speciale a Lucio Corsi: «Credo sia una delle più belle penne italiane. – dice – È un cantautore di razza e non è uno che lo fa, ci è». E sul FantaSanremo resta indeciso: «Se mi scegliete, non prenderete neanche un punto». Infine, nuovamente incalzato sul brano sanremese, chiosa: «Penso che un genitore si interroghi e io mi sforzo spesso di non mettermi nel ruolo di dire a Fiammetta cose che non ho capito. – precisa – È un rapporto più alla pari. A Sanremo canterò proprio questa paura di mostrarle solo le luci per proteggerla dalle brutture del mondo».

Foto di Toni Thorimbert