Una folla pacifica ma rumorosa ha invaso Milano l’8 ottobre, sfilando in un corteo compatto in difesa dei diritti degli animali ospitati nei cosiddetti “santuari”. In ventimila persone, molti attivisti ma anche tantissime persone comuni, hanno chiesto che non accada più ciò che si è verificato lo scorso 20 settembre a Sairano (Pavia), presso il rifugio Cuori Liberi, dove 9 maiali sani entrati in contatto con la peste suina sono stati uccisi dalle autorità sanitarie (coadiuvati dalle forze dell’ordine).
L’eco di questa notizia ha fatto il giro del mondo e sono arrivati attivisti e sostenitori da tutta Europa: i santuari sono luoghi protetti, dove vengono ricoverati gli animali da reddito salvati dai macelli, che non dovrebbero quindi più essere sottoposti alle regole degli allevamenti.
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Santuari liberi, per gli animali liberati chiesto status privilegiato
“Vogliamo che tutti gli animali ospiti nei rifugi in Italia ottengano, sia dal punto di vista giuridico che attuativo, uno status privilegiato che li metta definitivamente, e senza eccezioni, al riparo dalle dinamiche economiche che purtroppo regolano la vita degli animali allevati a scopi alimentari”, ha spiegato Sara d’Angelo, coordinatrice della rete dei Santuari di animali liberi (fonte: Il Fatto Quotidiano)
Anche perchè, spiegano sempre dalla rete Santuari di animali liberi, la pesta suina non è una zoonosi, non può passare all’essere umano. Il rischio è soltanto economico, perchè obbliga gli allevamenti da reddito ad abbattere gli animali procurando danni ingenti.
Per queste ragioni i 9 maiali di Cuori Liberi sono stati uccisi e per questo gli attivisti e tante persone comuni chiedono che non succeda mai più, segnalando anche il rischio di una possibile escalation.
Sara D’Angelo ha spiegato infatti che dopo la mattanza di Cuori Liberi la stessa cosa potrebbe accadere anche per altri animali domestici, come in stati totalitari modello Cina: “Oggi è la peste suina, domani sarà la brucellosi dei cani e verranno a casa nostra a buttare giù le porte per uccidere i nostri familiari” (fonte Il Fatto Quotidiano)