Siamo stati al Centro Faunistico di Bieri (LU) per scoprire il progetto LIFE Perdix che ha riportato in natura l’estinta starna italica.
La starna italica torna nella nostra penisola grazie al progetto LIFE Perdix (finanziato dall’UE e partito nel 2019). Una storia e un’iniziativa che ha quasi dell’incredibile, considerando che la perdix perdix italica era ormai considerata estinta in natura e dichiarata ufficialmente tale nel 2018. Una grande perdita per la biodiversità della nostra penisola, che spesso si caratterizza per la presenza di specie endemiche (circa il 10% delle specie presenti nel nostro paese).
Nel caso della starna italica, penalizzata dall’antropizzazione e dalla caccia, il suo ritorno è favorito anche dal fatto che la specie ha sempre vissuto in armonia con gli esseri umani, soprattutto in contesti agricoli. Così, a seguito di un’accurata selezione genetica operata dall’ISPRA su campioni di DNA prelevati da campioni museali, è stato possibile far sì che il CUFAA (Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari) avviasse la riproduzione della starna italica nel Centro Faunistico di Bieri (LU) in Garfagnana.
La starna italica nel Centro Faunistico di Bieri
«Siamo sui 300 m slm. Quest’area è di circa 3 ettari, era un vivaio forestale dagli inizi del ‘900 fino al 1960. – commenta Stefano Santini, Maresciallo Capo Carabinieri Forestale – Terminata l’esigenza di allevare piante che hanno aiutato a ricostruire il soprasuolo forestale nella parte montana alta del fiume Serchio, il centro è stato riconvertito per l’allevamento di specie di selvaggina e, in seguito, della starna. Dal 2019 il progetto Life si occupa dunque di fauna speciale. Nei primi due anni abbiamo accolto gli ultimi esemplari rimasti, fatte le dovute analisi, e dal secondo anno abbiamo avviato l’allevamento della specie. Dopo le prime fasi, gli animali vengono poi portati nella Zona di Protezione Speciale della Valle del Mezzano. Sono 13mila ettari e non si pratica la caccia. Ci sono le condizioni ambientali che possono consentire alla starna di potersi ri-ambientare».
Grazie a Legambiente, abbiamo dunque potuto assistere alle diverse fasi di allevamento della starna italica. A partire dalle gabbie in cui vengono ospitate le coppie selezionate, le cui uova – dopo lo stoccaggio – vengono riposte in incubatrice per 21 giorni. Qui – dopo l’immancabile speratura (che ha lo scopo di eliminare le uova non fecondate) – avviene anche l’affascinante schiusa. Contemporaneamente, il Centro di Bieri sta comunque accudendo anche le coppie protagoniste della covatura a terra: l’obiettivo a lungo termine è chiaramente quello di favorire sempre più la covatura naturale a discapito dell’incubazione indotta dall’uomo. Presenti nel centro anche le pulcinaie e le voliere di pre-ambientamento, fondamentali per preparare i nuovi esemplari di starna italica alla vita pericolosa in natura.
«La cova a terra – dice Antonio Morabito di Legambiente – non era prevista nel progetto Life, ma siamo riusciti perché gli animali stanno bene. È uno dei valori aggiunti del progetto. La fase di allevamento ha spesso fini anche commerciali, per avere grandi numeri. A noi serviva una popolazione importante per mischiare le coppie, ma volevamo avviare anche una selezione naturale. Le coppie, in questo modo, non solo si scelgono ma fanno il nido autonomamente, covano e portano avanti la prole. Sono due linee diverse e non succede in nessun’altra struttura».
Le peculiarità della starna italica
Ma quali sono le caratteristiche della starna italica? Rispetto alle starne centro-europee, la starna italica presenta una colorazione più scura, sia sul dorso che sul ferro di cavallo. Al momento, il Progetto LIFE Perdix è riuscito a reintrodurre 27mila esemplari. Per la fine del 2024, la previsione è di 30mila individui rilasciati nella Valle del Mezzano.