Legambiente sottolinea l’urgenza di intervenire nel Mediterraneo occidentale a fronte della crisi climatica che influenza anche le tartarughe marine.

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Nell’ambito del progetto europeo Life Turtlenest a tutela di nidi e tartarughini, Legambiente lancia l’allarme per il clima nel Mediterraneo. L’aumento delle temperature, infatti, ha raggiunto livelli preoccupanti, messi nero su bianco dal report Climate change and interconnected risks to sustainable development in the Mediterranean. Ad aggravare la situazione, il fatto che il Mediterraneo è tra i bacini che si stanno scaldando più velocemente sul pianeta, circa + 0,4°C per ognuno degli ultimi decenni. Con proiezioni per il 2100 variano tra +1,8°C e +3,5°C in media rispetto al periodo tra il 1961 e il 1990.

Legambiente tartarughe
Foto ad Ufficio Stampa

In questo contesto, anche una specie come quella delle tartarughe Caretta caretta sta modificando le proprie abitudini di nidificazione. Così, a differenza di quanto accadeva solo pochi anni fa, le coste del Mediterraneo occidentale sono divenute luoghi adatti per formare nuove colonie. Negli ultimi due decenni, infatti, gli esperti hanno registrato un numero crescente di nidificazioni lungo le coste italiane, francesi e spagnole. Dal 2013 la cifra delle nidificazioni è aumentata rapidamente, raggiungendo nelle ultime due stagioni il numero record di 146. Le deposizioni si sono verificate sulle coste tirreniche dell’Italia (84,5%), Spagna (13,9%) e Francia (1,5%).

Il progetto Life Turtlenest

Da qui l’impegno di Life Turtlenest, progetto cofinanziato dall’Unione Europea attraverso il programma LIFE e coordinato da Legambiente. L’iniziativa ha come obiettivo migliorare la conservazione della tartaruga marina comune (Caretta caretta) in Italia, Spagna e Francia. E per farlo, mette in atto attività di monitoraggio, messa in sicurezza dei nidi, ricerca scientifica e campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione. Inoltre, l’obiettivo di Turtlenest è anche quello di studiare come i cambiamenti climatici stiano provocando l’espansione dell’areale delle femmine di Caretta caretta nel Mediterraneo occidentale.

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Ma se i cambiamenti climatici spingono le tartarughe verso nuove aree, purtroppo, spesso queste spiagge sono le stesse caratterizzata da una forte pressione turistica. E da una recente indagine condotta da Legambiente è emerso che turisti e balneari sono generalmente impreparati sul tema.  “La presenza di tartarughe marine lunghe le nostre coste – dichiara Stefano Di Marco, Coordinatore dell’Ufficio Progetti di Legambiente e project manager di Turlenest – oltre a rappresentare una ricchezza in termini di biodiversità, costituisce anche una risorsa dal punto di vista socio-economico.

Il fatto che mamma tartaruga scelga di nidificare in alcune località costituisce, infatti, un valore aggiunto”, prosegue. “È necessario quindi che, oltre alla comunità scientifica, anche gli operatori economici, gli amministratori locali e le comunità prendano coscienza del valore aggiunto che la tartaruga rappresenta e lavorino insieme per tutelare adeguatamente questa specie”.

Foto da Ufficio Stampa