La notizia è fresca di giornata: il Vietnam ha bandito Barbie, l’atteso film diretto da Greta Gerwig e in arrivo nelle sale italiane il 20 luglio. Nel paese del sud-est asiatico la data fissata per l’uscita è quella del 21 luglio, ma nel frattempo le autorità hanno bloccato gli spot e le attività commerciali legate alla pellicola. La questione è, di fatto, geopolitica e riguarda la cosiddetta linea dei nove tratti. Sintetizzarla potrebbe risultare ostico, ma ci proviamo: si tratta di una linea di demarcazione tracciata dalla Repubblica Popolare Cinese attorno a territori rivendicati nel Mar Cinese Meridionale. In mezzo ci finiscono però anche arcipelaghi e atolli, per non parlare delle zone di terra sottratte al mare e alle isole artificiali che rimandano alla realizzazione della Grande Muraglia di Sabbia. Di base, Pechino rivendica l’occupazione dell’80% del Mar Cinese Meridionale. Rivendicazione assolutamente non riconosciuta da Brunei, Filippine, Malaysia e Vietnam.
Ora, cosa c’entra Barbie in questa questione di confini secolare e apparentemente lontana dal mondo dello showbiz americano? Il Dipartimento cinematografico vietnamita ha spiegato al Washington Post che la colpa è di una mappa che appare nel film (e nel trailer) contenente la linea dei nove tratti cinese. Vi Kien Thanh, a capo del dipartimento vietnamita, l’ha definita la «linea della lingua di mucca» (così viene chiamata in Vietnam, pare) ritenendo la scena in questione «offensiva». Di base, il ban a Barbie è più un messaggio internazionale da parte del paese asiatico: da un lato mostra il rifiuto categorico della demarcazione cinese dei territori e dall’altro invita anche le compagnie di produzione straniere a fare attenzione a elementi sensibili in altri paesi.
Il Vietnam vieta Barbie: colpa di una mappa
Da questa parte del mondo potrebbero sembrare quisquilie, ma la Cina e il Vietnam più volte si sono scontrati militarmente per il Mar Cinese Meridionale (è successo nel 1974 e nel 1988). Nel 2016 una corte arbitrale costituita sotto i termini della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare decise, all’unanimità, che la mappa – così stabilita dalla Cina – non avesse alcuna base legale internazonale. In tutta risposta, la Cina rifiutò il verdetto e tuttora continua a non rispettarlo.
Non solo continua a violare territori di altre nazioni, ma gioca molto sulla propaganda proprio nella diffusione della mappa con la linea dei nove tratti. Per questo motivo, la questione è molto delicata: inserire una mappa cinese in un film di distribuzione internazionale potrebbe sembrare una sciocchezza in questa parte del mondo, ma non può essere assolutamente ben accolta nei paesi che per quei confini lottano quotidianamente. We are (not) in a Barbie world.
Foto: Kikapress