Lo scandalo molestie sessuali è partito da Hollywood, con le denunce di diverse attrici al potente produttore Harvey Weinstein, e si è allargato a macchia d’olio anche in Italia, dove Asia Argento ha denunciato di essere stata a sua volta stuprata da Weinstein. In seguito, la trasmissione televisiva Le Iene ha raccolto le testimonianze di diverse attrici che hanno denunciato molestie e aggressioni sessuali da parte di registi italiani ed è stato fatto il nome di Fausto Brizzi.
Nel frattempo, negli Stati Uniti la protesta delle attrici di Hollywood prendeva forma in modo sempre più definito: nasce un’associazione, Time’s up, per sostenere economicamente le vittime di molestia, e il mondo del cinema si mobilita in vari modi, sfilando in nero sul red carpet dei Golden Globes e lanciando numerosi messaggi dal palco degli Oscar.
Oggi anche le attrici italiane hanno deciso di far sentire la loro voce e lo hanno fatto con una lettera aperta, che si chiama Dissenso comune e che vuole puntare il dito non sul singolo caso ma sul sistema in generale.
“Nominare la molestia sessuale come un sistema, e non come la patologia di un singolo, significa minacciare la reputazione di questa cultura. Noi non siamo le vittime di questo sistema ma siamo quelle che adesso hanno la forza per smascherarlo e ribaltarlo. Noi non puntiamo il dito solo contro un singolo “molestatore”. Noi contestiamo l’intero sistema. Questo è il tempo in cui noi abbiamo smesso di avere paura”, recita la lettera-manifesto, per la cui lettura integrale vi rimandiamo qui.
Tra le firmatarie della lettera, Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Paola Cortellesi, Francesca Comencini, Geppi Cucciari, Sabrina Impacciatore e tante altre.
Non si è fatta attendere la risposta di Asia Argento, che al momento della sua denuncia è stata colpita da numerose critiche: la figlia del grande Dario non si è schierata a favore delle colleghe ma le ha anzi duramente biasimate prima via social e poi in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, nella quale le accusa di volersi soltanto “pulire la coscienza”.
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