Dune di Danis Villeneuve è un evento sia per la portata dell’adattamento cinematografico, un classico della fantascienza, sia perché, raccogliendo virtualmente il testimone da Tenet, misurerà la capacità di un grande progetto di riportare il pubblico in sala e di capire se c’è ancora spazio, nel nostro futuro, per la magia della proiezione.
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Dune, un’opera che si completa in due parti e che ripercorre, per quanto abbiamo potuto vede, il lavoro di Herbert fedelmente. Una operazione da veri brave heart, un muro di pagine e complessità contro la quale si sono infranti grandissimi del cinema come Alejandro Jodorowsky e David Lynch.
Un libro maledetto, cinematograficamente parlando, una vera sfida che Danis Villeneuve, il regista, candidato all’Oscar per Blade Runner 2049, The Arrival ha accettato impegnandosi, oltre che nella direzione, anche nella co sceneggiatura e co produzione. La scelta probabilmente è stata motivata dalla possibilità di controllo sull’opera, un mostro a tre teste da 165 milioni di dollari, della serie “ci metto la faccia se mi faccio male almeno guido io”
Dune, il fascino del rigore
Il film vede eccellenze in tutto il cast artistico e tecnico. Tutti i comparti produttivi dalla scenografia, della candidata all’Oscar® Patrice Vermette (The Arrival, Sicario) alla musica, Hans Zimmer, sono teste di serie. Un adattamento, questo di Villeneuve, straordinario nella fotografia e visione. Una macchina narrativa impetuosa stretta, dalla regia, in un morso ferreo lontano dalle lusinghe commerciali e comunicative dei tempi moderni. Con Dune siamo lontanissimi dall’action movie, il respiro del film è quello del deserto, le parole sono un sussurro, i pensieri sono sabbia, i combattimenti sono affreschi di imponenza e vastità uniti ad un rigore nell’estetica narrativa che sottende un grandissimo coraggio. Non c’è nulla nel film che sia pensato per piacere, ogni elemento è li perché così deve essere. In questo sta il grande fascino del lavoro che, come ogni opera artistica, si può esporre ad una critica per chi forse si aspettava di vedere solo un pop corn movie. Denis Villeneuve con Dune prende una posizione e decide di fare del progetto l’opera della vita, nel farlo si prende decisamente sul serio.
Sarà l’astinenza da cinema, sarà il bisogno di vedere immagini imponenti, il desiderio di vedere una grande fotografia e di gustarsi un’opera lunga, un filmone. A noi il film è piaciuto e usciti dalla sala la sensazione è stata quella di aver visto un gran bel film.
Dune, il cast del film
Nel cast il candidato all’Oscar® Timothée Chalamet (“Call Me by Your Name”, “Piccole Donne”), Rebecca Ferguson (“Stephen King’s Doctor Sleep”, “Mission: Impossible – Fallout”), Oscar Isaac (i film di “Star Wars”), il candidato all’Oscar® Josh Brolin (“Milk”, “Avengers: Infinity War”), Stellan Skarsgård (“Chernobyl” di HBO, “Avengers: Age of Ultron”), Dave Bautista (la serie di film di “Guardiani della Galassia”, “Avengers: Endgame”), Zendaya (“Spider-Man: Homecoming”, “Euphoria” di HBO), Chen Chang (“Mr. Long”, “Crouching Tiger, Hidden Dragon”), David Dastmalchian (“Blade Runner 2049”, “The Dark Knight”), Sharon Duncan-Brewster (“Rogue One: A Star Wars Story”, “Sex Education”), con la candidata all’Oscar® Charlotte Rampling (“45 Years”, “Assassin’s Creed”), con Jason Momoa (“Aquaman”, “Il Trono di Spade” di HBO) e il premio Oscar® Javier Bardem (“No Country for Old Men”, “Skyfall”).
Crediti foto: ufficio stampa Warner Bros. Pictures Italia