La nostra intervista a Lino Patruno alla Festa del Cinema di Roma 2022 in occasione della presentazione di ‘Jazz Set’.

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È stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022, nella sezione Freestyle, il film Jazz Set. Diretta da Steve Della Casa e Caterina Taricano, la pellicola è dedicata all’incontro tra la musica cantautorale italiana e il jazz. A farci da guida in questo viaggio è Lino Patruno, narratore in questo frangente del viaggio dei protagonisti del film: da Fabrizio Bosso a Fabio Massimo Colasanti, passando per Roberto D’Aquino, Alfredo Golino, Massimo Moriconi, Simone Salza, Elisabetta Serio, Arturo Valiante.

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«Vivo nel jazz da 65 anni. Non c’è nulla di nuovo per me. – ci dice Lino Patruno, che incontriamo all’Auditorium – La mia vita è quella di colui che spiega e racconta il jazz. Lo facevo una volta quando c’era Rai Doc. Facevo Jazz Mi Blues, scritto e presentato da me. La Rai mi dava soltanto le telecamere. Altri tempi, oggi purtroppo il jazz è messo da parte».

Lino Patruno si assicura di poter parlare liberamente. E poi rincalza: «Non è colpa del pubblico, ma di chi sta dietro le macchine. Dovrebbero creare cultura, invece creano solo banalità e stupidità. Se accendo la televisione, vedo solo stupidaggini. Se non vado su Rai Storia o Rai5 vedo solo gente che urla e litiga. Com’è possibile? Posso accendere la tv e vedere Mughini che balla?».

Lino Patruno: le vere origini del jazz sono italiane

Se la tv, per Patruno, indubbiamente non contribuisce a diffondere cultura è pur vero che l’Italia resta un paese di grandi input culturali.

«L’Italia è un paese ignorante – commenta – e gli italiani non sanno che il jazz negli anni ’10 e nei primi anni ’20 non è stato creato dai neri d’America, ma dagli italiani in America. Il primo disco della storia del jazz, nel 1917, è stato fatto da Nick La Rocca».

Quindi il jazz può essere considerato un genere pop? «Assolutamente no. – risponde Patruno – Il jazz è per menti differenti. È una musica molto di gusto e cultura e va improvvisato. Devi essere un musicista al di là delle possibilità degli altri. Il pop son canzonette, questa è la differenza».