Più di un film, un «progetto». E più di un progetto, un «prototipo». Così Francesco Patierno definisce La Cura, film presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022.
«Il film è nato due settimane prima che scoppiasse l’inferno, quindi il lockdown. – racconta Patierno, regista del film – C’era questa minaccia incombente. Volevo raccontare questo momento senza farne un instant movie. Mi sono ricordato di un libro che avevo interrotto a metà. Ovviamente, era La Peste di Camus. L’ho ripreso in mano e mi sono reso conto che avrebbe potuto permettermi di raccontare quel momento senza legarmi alla cronaca. Non solo quel momento, ma anche i grandi temi che quel momento ha fatto uscire. Che sono le cose più interessanti. Nel libro di Camus l’amicizia e la solidarietà sono l’unico rimedio contro l’insuperabilità della morte e della malattia. Era questo che volevamo raccontare e non a caso il film ha cambiato titolo. Ora ha un titolo speculare».
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Tra i protagonisti, c’è Francesco Di Leva che – stavolta – insieme a Patierno ha preso parte al progetto dal principio.
«Stavo leggendo anche io La Peste. – ci dice Di Leva – Io e Francesco volevamo tornare a lavorare insieme. Quando abbiamo trovato questo tema, abbiamo capito che era il progetto giusto. Mi piacciono i progetti che curo anche io dall’inizio. Entrare in fase di scrittura è stato molto bello. La parola progetto credo sia il termine giusto per questo film».
Anche per questo motivo, La Cura è più di un film. «Mi piace costruire i prototipi – chiosa infatti Patierno – perché è qualcosa che non esiste e che crei a immagine e somiglianza tua».