Dal 24 ottobre arriva in sala ‘Goodbye Julia’, diretto da Mohamed Kordofani: storia ambientata in Sudan, con il patrocinio di Amnesty.
Dal 24 ottobre arriva al cinema Goodbye Julia, film diretto da Mohamed Kordofani, che esplora le complesse dinamiche tra Nord e Sud Sudan alla vigilia della secessione del 2011. Attraverso una storia intima, il regista illumina temi universali come il senso di colpa, la redenzione e il perdono, intrecciando il racconto personale con quello politico e sociale di una nazione lacerata. Nel cast Eiman Yousif (Mouna), Siran Riak (Julia), Nazar Gomoa (Akram).
La protagonista, Mouna, è una donna benestante di Khartoum che – in un tragico incidente – provoca la morte di un giovane uomo del Sud. Spinta dal senso di colpa, Mouna assume Julia, la vedova ignara della verità, come domestica. Il rapporto tra le due donne diventa il cuore del film, evidenziando le tensioni razziali e sociali che separano i sudanesi del Nord, prevalentemente arabi e musulmani, dai sudisti cristiani e animisti. Kordofani, con un approccio crudo e sincero, esamina come il razzismo radicato e le differenze religiose abbiano contribuito alla frattura del Paese.
La sinossi
Mouna è un’ex cantante jazz, costretta a rinunciare alla sua passione per assecondare le aspettative del marito, Akram. Il loro matrimonio è segnato dalla frustrazione: i tentativi falliti di avere un figlio e l’alienazione di Mouna, che si rifugia nella musica, sono il preludio all’evento tragico che sconvolgerà le loro vite. Durante una deviazione forzata in una zona abitata da sudanesi del Sud, Mouna investe accidentalmente un bambino. Spaventata, fugge, ignorando le richieste di aiuto del padre del bambino, Santino, che la insegue fino a casa. Akram, allertato da Mouna, lo uccide, senza sapere del coinvolgimento della moglie nell’incidente.
Questo atto segna l’inizio di un vortice di menzogne per proteggere Akram, mentre Mouna, distrutta dal senso di colpa, cerca un modo per espiare il suo peccato. Avvicina Julia, vedova di Santino, e le offre lavoro come domestica senza rivelare la verità. Questo rapporto si evolve in un legame inconsapevole di complicità tra le due donne, in un crescendo di tensioni che culminerà in un cambiamento radicale nelle loro vite.
Goodbye Julia: un viaggio nella memoria collettiva
Mohamed Kordofani descrive il suo film come un viaggio nella «memoria collettiva dei popoli sudanesi e sud sudanesi», concentrandosi sui sentimenti di rimorso, espiazione e riconciliazione. «La riconciliazione non è necessaria solo con la gente del Sud – afferma il regista – ma ne abbiamo bisogno come progetto nazionale per preservare ciò che resta del Sudan».
Il film è ambientato in un momento cruciale della storia sudanese: l’incidente aereo che nel 2005 causò la morte del vicepresidente John Garang, leader del movimento indipendentista del Sud, fu l’evento che accelerò la secessione. Le tensioni tra il Nord islamico e il Sud cristiano-animista sono parte integrante del contesto politico che il film rappresenta, ma Kordofani sceglie di raccontare questa frattura dal punto di vista sociale. «Il razzismo praticato per molti decenni dalla maggior parte degli arabi del Nord – spiega – è stato uno dei motivi principali per cui quelli del Sud hanno scelto la secessione».
Goodbye Julia non si limita però alla separazione politica tra Nord e Sud. Il film affronta anche la separazione emotiva tra persone, come quella tra Mouna e Akram, tra Julia e il marito defunto, e tra le due protagoniste, unite da una tragedia e da un segreto che rischia di distruggerle.
Il film ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International Italia, che ha riconosciuto il suo valore come testimonianza di un periodo cruciale per il Sudan e il Sud Sudan. «È il cinema a raccontarci un periodo cruciale della storia del Sudan e del Sud Sudan – afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – mettendo in primo piano la riconciliazione tra le differenze etniche, religiose e di status economico delle due protagoniste».