Interstellar è uno dei film più visti, amati e commentati della storia del cinema fantascientifico: Matthew McConaughey interpreta Joseph Cooper, ingegnere ed ex pilota della NASA che si è ritirato nella fattoria di famiglia e cerca di sopravvivere, come tutti, su un pianeta che sta diventando sempre più inospitale per l’essere umano.
Diretto da Cristopher Nolan, Interstellar racconta l’incredibile epopea di Cooper, che scoprirà di essere il “prescelto” per salvare l’umanità dall’estinzione. Quando i nostri giorni sulla Terra stanno per giungere al termine, un team di esploratori dà il via alla missione più importante nella storia dell’uomo: un viaggio attraverso la galassia per scoprire se l’uomo potrà avere un futuro tra le stelle. Italia 1 venerdì 4 giugno propone la pellicola in prima serata; il film ha un finale sorprendente ed è stato spesso messo sotto accusa per la sua scarsa aderenza alla realtà scientifica.
Interstellar, finale sconcertante che non avete mai visto
Durante un evento dedicato al film, Nolan rivelò che per Interstellar era stato pensato un finale ben più oscuro. Il warmhole doveva collassare e Cooper doveva morire in ogni caso, anche se non avevano deciso se sarebbe riuscito a trasmettere i dati (salvando così l’umanità) oppure no.
Questo finale amaro non avrebbe permesso di rivedere l’incontro toccante fra Cooper, ancora giovane come al momento della partenza, e la figlia Murph (interpretata da Jessica Chastain), in punto di morte.
Curiosità su Interstellar
Tra le tante curiosità su Interstellar, ce n’è una che forse non tutti sanno e che risolve molti dei dubbi scientifici degli spettatori. Come consulente alle riprese c’era Kip Thorne, scienziato che avrebbe vinto il Nobel da lì a qualche anno: è stato lui a calcolare il buco nero e il warmhole, rendendolo poi “reale” con un software appositamente creato per lui.
Tutto quello che si è visto in Interstellar è quindi sostenuto da calcoli scientifici e teoricamente realizzabile.
Nolan ha una vera passione per la realtà ed ha quindi evitato, ogni volta che gli è stato possibile, di ricreare ambienti e situazioni con la CGI, la Computer Graphic. Così ha chiesto di poter montare le telecamere IMAX sul muso di un jet a reazione, ha fatto piantare a tempo debito i campi di mais dove lavorava Cooper con il suo trattore ed ha creato appositamente anche le nubi di sabbia che rendevano la vita impossibile sulla Terra. Per farlo, si è ispirato a The Dust Bowl, documentario del 2012 che narra della terribile piaga delle nubi di sabbia e polvere che colpirono le lande del nord degli Stati Uniti negli anni ’30, in piena Grande Depressione. Da questo documentario sono tratte anche interviste originali dell’epoca.
Anne Hathaway, protagonista insieme a McConaughey del film, ha passato un momento drammatico sul set. Mentre era immersa in acqua con la sua tuta da astronauta, ha iniziato a sentire i primi sintomi dell’ipotermia. Ha cercato di resistere per portare a termine il lavoro ma è stata “salvata” giusto in tempo dai membri della troupe!
Infine, una chicca. La colonna sonora di Hans Zimmer (nominata agli Oscar) nasconde un Easter Egg nel brano Mountains, scoperto da un utente di Reddit. Ogni 60 secondi del brano si sentono 48 “click”, quindi l’intervallo tra un “click” e l’altro è di 1,25 secondi. Basandosi sul fatto che nel film si dice che “ogni ora su Miller è di circa 7 anni sulla Terra” e che ci sono 3600 secondi in un’ora e 221.000.000 secondi in 7 anni, dato un fattore di conversione 221.000.000 / 3600 otteniamo che sulla Terra passano 61400 secondi ogni secondo speso su Miller, il pianeta acquatico. Moltiplicando questo numero per per l’intervallo tra ogni “click” si ottiene che ognuno di questi click è un’intera giornata terrestre.
Crediti foto@Ufficio stampa Warner Bros. Pictures Italia