Siamo stati a Napoli per farci raccontare da Sydney Sibilia e dal cast la storia incredibile di ‘Mixed By Erry’.
Per chi ha vissuto la Napoli degli anni ’80 lo slogan Mixed By Erry porta con sé ricordi incancellabili di musica, note, vita. Dietro un semplice slogan c’è tuttavia una storia incredibile, che Sydney Sibilia ha deciso di raccontare attraverso la pellicola Mixed By Erry (appunto), dal 2 marzo nelle sale. È la storia di Enrico, il cui sogno è quello di fare il deejay. I mixtape amatoriali che realizza per i suoi amici sono richiestissimi, ma non è facile per un ragazzo che viene dai bassi far conoscere le proprie capacità. Con l’aiuto dei fratelli, Peppe e Angelo, riesce quindi a mettere in piedi un piccolo negozio di musica in cui vendere le sue compilation col marchio Mixed by Erry. Quello che parte come un gioco dai vicoli di Forcella si tramuta presto, e inaspettatamente, in un’avventura leggendaria e travolgente. Mixed by Erry – benché emblema del falso – diventa la prima etichetta in Italia, con una produzione che travalica i confini nazionali e trasforma una piccola impresa locale in un impero.
Nel cast della pellicola i tre giovanissimi interpreti Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena e Emanuele Palumbo, insieme a Francesco Di Leva, Cristiana Dell’Anna, Adriano Pantaleo, Chiara Celotto, Greta Esposito e Fabrizio Gifuni.
Mixed By Erry: una storia epica
«Ho incontrato quello che pensavo fosse Erry di Mixed by Erry – racconta il regista – e invece ho scoperto che sono tre fratelli. La storia cominciava a sfaccettarsi. Poi, quando ho ascoltato i loro racconti in un bar, loro mi inondavano di cose incredibili e di scene stupende. Però ovviamente l’epicità di una storia ha senso solo se poi c’è un viaggio interiore di un protagonista. Qui parliamo di Erry, che voleva fare il DJ. Ho pensato Che bella questa storia di un ragazzo che voleva fare il DJ!. È una cosa pure strana, in che senso? Cosa fa un DJ? Mi piace il fatto che nel film se lo chieda e capisca di non sapere quante cassette fa un DJ. A me e ad Armando (Festa, ndr) questa cosa è piaciuta».
Con Armando Festa, che ha scritto il film, Sydney ha quindi lavorato alla sceneggiatura «per un anno e mezzo». «Si pensa che questi film uno li faccia poi in una notte – scherza il regista – ma il tempo è relativo ragazzi!».
Mixed By Erry: fraternità e colori
Per i giovanissimi attori, uno degli elementi centrali del film è sicuramente il rapporto tra i tre fratelli. «Sono estremamente collegati l’uno all’altro. – dice Luigi D’Oriano – Tutti coltivano una passione, però solo se tutte le passioni si allineano funziona. È stata secondo me una parte fondamentale di Mixed by Erry. Enrico, da solo, non sarebbe diventato nulla. E la stessa cosa vale per Peppe e per Angelo. Il fatto che si concatenassero l’uno con l’altro è stata una cosa incredibile. Anche solo leggendo la sceneggiatura si capiva».
Ovviamente, è stato anche bello «vivere quegli anni», come sostiene Giuseppe Arena. «Io sono figlio unico – continua – ed è stato bellissimo vivere questa esperienza con due fratelli. Anche l’autenticità del romanticismo di quegli anni mi è piaciuto. Mi dispiace che, pian piano col tempo che scorre, si stia perdendo tutto questo». Ovviamente non si può «parlare nemmeno di nostalgia – dice Giuseppe – perché non c’ero in quegli anni. Però mi sarebbe tanto piaciuto». «Per me – conclude Emanuele Palumbo – è stato bellissimo vivere quegli anni, soprattutto perché non li ho vissuti. Avevo una curiosità incredibile».
Proprio parlando di curiosità, chiediamo a Sydney come mai nel film siano bippati tutti i nomi delle major. «Non abbiamo neanche chiesto il via libera – risponde il regista – ci siamo detti subito di fare così. Tutto è riportato sulle carte del processo, che noi abbiamo studiato. Ci sembrava comunque più elegante non dirli. Poi alcuni nomi li abbiamo cambiati: non esiste nessun Arturo Maria Brambani, forse l’ho preso da Fantozzi. E poi bippare i nomi delle case era uno svago: metti un bip in un film e fa strano, rompi la quarta parete, in qualche modo».
Foto: 01Distribution