Il regista Sudafricano Oliver Hermanus torna alla Mostra del Cinema di Venezia con ‘Moffie‘, film ispirato al libro autobiografico di André- Crla van der Merwe.
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‘Moffie’ di Oliver Hermanus: l’amore gay durante l’Apartheid ‘E’ un film in parte personale’
In lingua Afrikaans moffie è un termine dispregiativo usato per indicare i gay. Un vero e proprio strumento di oppressione usato in Sudafrica contro gli omosessuali o gli effemminati.
“Dopo che vieni chiamato così per la prima volta – spiega il regista Hermanus – cominci a nasconderti, modifichi la tua personalità e per la prima volta fai finta di essere un’altra persona, La vergogna è istantanea e istantanea è la consapevolezza che sei improvvisamente diventato visibile, che la gente ti può riconoscere”
Moffie di Oliver Hermanus: sinossi
Nel 1981 il governo della minoranza bianca in Sudafrica si trova a fare i conti con la guerra al confine con l’Angola. Come ogni ragazzo sopra i sedici anni di età, Nicholas Van der Swart è obbligato a svolgere due anni di servizio militare per difendere l’Apartheid, in un periodo in cui la minaccia del comunismo e il ‘die swart gevaar‘, il cosiddetto pericolo nero, sono ai massimi della storia. Per Nicholas questi non sono gli unici problemi. Sopravvivere alla brutalità della vita nell’esercito diventa un compito sempre più arduo quando fra lui e un’altra recluta nasce una relazione.
“Quando ho letto il libro sono rimasto colpito dalla potenza e dal dettaglio con cui viene raccontato questo pezzo della nostra storia. Non sapevo del trattamento riservato ai soldati omosessuali, del reparto psichiatrico 22 o dei danni che il sistema aveva causato in così tanti giovani uomini. Ho sentito che Moffie andava trasformato in un film”. Ha dichiarato il regista.
Ad interpretare il ruolo di Nicholas, l’attore Kai Luke Brummer che nella nostra intervista parla del suo personaggio e della responsabilità data alla narrazione cinematografica ai nostri tempi.
crediti foto@La Biennale di Venezia