Il Leone di Venezia parla ancora spagnolo, vince Cuoran con Roma e Netflix domina Venezia.
Venezia, 75 anni di storia per un festival internazionale che si interessa di arte cinematografica e che ha il grande merito di raccogliere dal mercato prodotti di grande qualità e commestibili anche ad un pubblico di non addetti ai lavori.
La manifestazione del Lido di Venezia scorre veloce con una grande proposta cinematografica, il raccolto è buono, come si potrebbe dire per il vino, non ci sono state opere immense ma il resoconto è quello di una industria viva e piena di energia.
Vincitore delle manifestazione è Cuaron a cui va il Leone d’Oro per Roma.
Cuaron vince con un film lanciato dal suo Twitter.
La parte da leone la fa Netflix che si presenta prepotentemente con più progetti. Qui Venezia vince nelle scelte e nel coraggio alla faccia del bacchettone Cannes. La grande novità è questa, con Venezia non parliamo più di Netflix con un soggetto industriale concentrato solo sulle serie ma di un outsider che ha avuto la forza, in pochissimo tempo, di costruire un marchio di tecnologia e qualità, un protagonista che ha risolto la grande problematica del cinema, la distribuzione, una volta per tutte, assicurandosi una rete base di 120 milioni di spettatori. David Cronenberg, Leone alla Carriera quest’anno, è stato protagonista di una incredibile masterclass e ha definito Netflix come Tesla ed il digitale come la macchina elettrica:
se la provi capisci che l’elettrico è la vera macchina e che il resto è solo passato
Netflix ha anche confermato una tendenza, il pubblico non sceglie i registi e gli attori ma le storie. Il linguaggio dominante non è più l’inglese ma la lingua dell’artista. Il fuoco centrale è il soggetto e non il regista e i protagonisti. Così Venezia, con coraggio e modernità, raccoglie questa intuizione e produce un evento leggero, potente e dinamico che rispetta tradizione, glamour e sponsor ma, allo stesso tempo, vola sulle ali del nuovo cinema dello storytelling. Per il prodotto italiano sottolineiamo le opere di Guadagnino, ‘Suspiria’, e Martone, ‘Capri Revolution’, due film realizzati italiani nella creatività ma internazionali nei temi e nello sviluppo. Capri Revolution inoltre è accompagnato da una colonna sonora premiata dalla manifestazione, una soundtrack che ci aveva colpito durante la visione.
Venezia 75 si presenta al pubblico con un progetto editoriale estremamente definito consapevole della propria forza e del fatto che negli ultimi anni il festival abbia anticipato importanti risultati agli Oscar e non solo. Lo sa il mercato, lo sa il pubblico, lo sanno benissimo le star. All’hotel Des Bains una mostra fotografica sui 75 anni del festival, una bellissima testimonianza di come, al di là di ogni immaginazione, il festival sia stato il crocevia obbligatorio di star e film per decenni fino ad oggi.
Facendo una breve ricerca dei pareri fra critica e pubblico emergono alcune pellicole:
First Man, con Ryan Gosling , The Favourite, con Olivia Colman e Emma Stone, Roma di Cuaron e The Sisters Brothers con Joaquin Phoenix che mettono d’accordi un pò tutti. Da segnalare che il pubblico, contrariamente alla stampa, ha espresso generalmente un parere positivo su The Nightingale, Nuestro Tiempo e soprattutto Werk Ohne Autor la pellicola tedesca che ripercorre trenta anni di storia, dai 30 ai 60, tedesca attraverso la storia di un pittore di talento.
Il cinema non è morto si sta semplicemente trasformando, il grande schermo rimarrà una scelta ma non l’unico strumento di fruizione. Quello che emerge è che c’è una disperata esigenza di vedere e partecipare al racconto del mondo da parte del pubblico e dell’industry, desiderio che si manifesta attraverso manifestazioni come questo bellissimo festival d’arte che conferma la sua forza.
Infine occorre sottolineare come l’intera proposta artistica si sia concentrata su alcuni temi di importanza planetaria come l’attenzione alla diversità, la donna, l’attivismo, la malattia ed il dolore. Icona glamour del pensiero: Lady Gaga. L’arte quest’anno si fa politica e cultura, un ritorno immenso da accogliere e ascoltare, non perché proponga soluzioni ma proprio per la sua capacità di raccontare un malessere condiviso globalmente.