Il regista romano, che ha firmato i capisaldi del cinema western, moriva a soli 60 anni per un infarto, mentre stava lavorando ad un film sull’assedio di Stalingrado: nel 1969 per puro caso era sfuggito al massacro nella villa di Sharon Tate
Moriva a Roma, il 30 aprile 1989, Sergio Leone, uno dei registi più importanti nel panorama del cinema italiano e non solo: non diresse moltissimi film -anche a causa della morte avvenuta solo a 60 anni- ma i titoli che portano la sua firma hanno cambiato la storia del cinema moderno.
Il nome di Sergio Leone, figlio d’arte di due attori, è legato al genere spaghetti-western: le sue due trilogie Per un pugno di dollari; Per qualche dollaro in più; Il buono, il brutto, il cattivo (la “trilogia del dollaro”), e la trilogia del tempo, C’era una volta il West; Giù la testa e C’era una volta in America spopolarono fra il pubblico e gli addetti ai lavori, consacrando attori della portata di Clint Eastwood.
Tutto di Sergio Leone ha fatto scuola: dai suoi personaggi, non più stereotipati come spesso accadeva nei film western, dove anche i buoni potevano essere brutti e sporchi, al suo modo di girare, con i primi piani dettagliati che sono il suo marchio di fabbrica.
Tra i suoi grandi fan Quentin Tarantino, che lo riteneva il primo regista post-moderno, e Stephen King: è morto a 60 anni, all’improvviso, per un attacco di cuore, mentre stava lavorando su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l’Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale.
E pensare che era sfuggito, quelle terribile notte del 9 agosto 1969, al massacro dei seguaci di Charles Manson nella villa di Sharon Tate, moglie di Roman Polanski: era stato invitato a partecipare alla cena insieme ad un collega, ma rimasto solo, all’ultimo secondo aveva declinato l’invito perchè non parlava bene l’inglese.