Dal 14 ottobre arriva su Netflix la serie ‘Tutto chiede salvezza’. La nostra intervista a Federico Cesari, Fotinì Peluso e Francesco Bruni.
Dal 14 ottobre arriva su Netflix Tutto chiede Salvezza, che segna il debutto nel mondo della serialità del regista Francesco Bruni e abbatte uno dei tabù del nuovo millennio: le malattie mentali. La serie è tratta dal romanzo omonimo e autobiografico di Daniele Mencarelli.
LEGGI ANCHE: Geppi Cucciari madrina della Festa del Cinema di Roma: «Un po’ agitata, ma è una Festa fantastica»
«Per me è stata innanzitutto una scoperta, un viaggio emotivo. – dice Federico Cesari – Quando poi ho incontrato Daniele, è come se fosse stata una conferma del fatto che esistono veramente delle persone trasparenti, delle persone a cui puoi leggere i sentimenti sulla pelle. Mi ha aperto gli occhi, mi ha dato anche un po’ una spinta di ricerca di queste caratteristiche all’interno delle altre persone. Ha influito sul mio vissuto personale».
Tutto chiede salvezza conta sette episodi, uno per ciascuno dei sette giorni di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) a cui Daniele (Federico Cesari) viene sottoposto a seguito di un crollo psicotico. Una settimana di isolamento dal resto del mondo durante la quale il protagonista si troverà ad affrontare i suoi demoni più nascosti. E a scavare dentro se stesso in un percorso di accettazione di sé e degli altri che lo porterà a stringere i legami più forti, sinceri e veri della sua vita. Alla storia di Daniele si intrecciano, infatti, quelle degli altri suoi compagni di camerata e del personale del reparto psichiatrico, in un crescendo di emozioni e intensità, di fragilità e forza, di amicizia e amore.
«Per me Nina è stata una vera scoperta. – dice Fotinì Peluso – Mi intrigava moltissimo il fatto che Francesco Bruni e Daniele Mencarelli avessero creato il personaggio al di fuori del libro. E che anche Daniele avesse contribuito a scriverlo. È stata una sfida interpretare Nina perché è molto distante da me. Lei ha un un modo di esprimere le proprie emozioni, la propria aggressività che è veramente prorompente. Non si sa come arginarla, ha un’evoluzione nel corso della serie. È stata una sorpresa perché a volte mi sembrava anche troppo il personaggio, non sapevo più dove metterla!».
Tutto chiede salvezza, Federico Cesari e Fotini Peluso su Daniele e Nina
«Sicuramente per me non è facile fare i conti con un personaggio come Daniele. – ci racconta Federico – Perché si pone con estrema sincerità delle domande a cui nessuno di noi sa dare delle risposte. Spingersi a farsi queste domande è una cosa che sicuramente mi è rimasta molto addosso. Non so se è perché un periodo particolarmente tragico per tutti i giovani, per tutte le nuove generazioni. Forse è una risposta mia. O forse, complice anche il fatto di essere entrato tanto nel personaggio di Daniele, quella roba ti rimane attaccata. Questa è una cosa che mi chiedo anch’io e a cui non so dare una risposta sincera. Sicuramente mi ha cambiato questo personaggio».
Nel cast, oltre a Federico Cesari (Daniele), anche Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina), Alessandro Pacioni (Alessandro), che interpretano i compagni di stanza di Daniele nel reparto di psichiatria. Fotinì Peluso (Nina) interpreta una compagna che Daniele aveva conosciuto al liceo e che ritrova in reparto. Ricky Memphis (Pino), Bianca Nappi (Rossana) e Flaure BB Kabore (Alessia) interpretano gli infermieri, mentre Filippo Nigro (Dott. Mancino) e Raffaella Lebboroni (Dott.ssa Cimaroli) i medici della clinica. Lorenza Indovina (Anna), Michele La Ginestra (Angelo), Arianna Mattioli (Antonella) interpretano rispettivamente madre, padre e sorella di Daniele. Carolina Crescentini (Giorgia) è la mamma di Nina.
«Lo stavo dicendo giusto poco fa. – conclude Fotinì – Io ho avuto bisogno di un periodo di disintossicazione da Nina, perché è troppa. È un modo così prorompente il suo, diretto, tagliente che c’ho messo un po’. I miei a casa mi dicevano Innanzitutto il romano lo ridimensioniamo subito, perché non possiamo buttare a l’aria tutto il lavoro fatto di dizione!. E poi quando sono personaggi così forti, così intensi, così densi, è più difficile scrollarseli di dosso».