Torna ‘Il Misterioso Papero del Giappone’, Daw: «Gli ho dato un po’ di dignità»

Il Misterioso Papero del Giappone di Daw torna con un imperdibile volume edito da Gigaciao. Il folle e spassoso mondo de Il Misterioso Papero del Giappone si ripropone dunque di far divertire grandi e piccini, con una storia che racconta le origini di un personaggio ormai mitico. Ne abbiamo parlato proprio con Daw alla Milan Games Week & Cartoomics.

Nella prefazione, Luca Baino dice che potresti non essere completamente conscio delle tue ispirazioni (gli shōnen). È così?
«Dato che ho imparato solo da qualche anno la parola shōnen, probabilmente è così. Però, in effetti, ho sempre comprato tanta roba giapponese semplicemente per il fatto che era quella più economica per le mie tasche da studente ai tempi. Quindi direi che sì, gli shōnen mi hanno influenzato, però adesso costano di più, quindi non so. Cosa c’è di economico sul mercato? Poco. Diciamo che è il Misterioso Papero del… Ah che difficile la vita!».

Com’è stato lavorare a questo volume? Mi riferisco in particolare alla selezione delle tavole e al loro rimaneggiamento.
«È stato complicato e faticoso, ma anche soddisfacente da un certo punto di vista. Bene o male mi ritrovo sempre a fare i libri in pochissimo tempo. E avrò fatto almeno 30 volumi. Dato che li faccio sempre all’ultimo secondo, ogni volta che li realizzo escono sempre cose che sembrano più dei progetti o delle brutte. Riprendere in mano un lavoro di anni fa e finalmente dargli un po’ di dignità, sempre comunque all’ultimo secondo però con le idee più chiare, è stato anche piacevole. Ho dovuto un po’ cambiare delle vignette e aggiornarle ai tempi moderni, ridefinirle, risistemarle e farle funzionare meglio. La parte però che mi è piaciuta di più è stata ridisporle. Come le canzoni di un disco, hanno più senso in un certo ordine. È stato carino».

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Ispirazioni a parte, come nasce il personaggio del Misterioso Papero del Giappone e dei suoi avversari ninja?
«Ho messo il nome su un foglio. Mi è piaciuto il nome del personaggio. Doveva essere il personaggio di una serie contenitore con dentro tanti personaggi pazzi, però il Papero aveva proprio un bel suono quindi gli ho dato più spazio. Alla fine, anche per il riscontro dei lettori, ho continuato a portarlo avanti. A quel punto diciamo che non c’era l’idea di fare chissà cosa, ma quando ho visto che funzionava ho deciso di costruirgli intorno le basi classiche di una roba shōnen. C’è il nemico e piano piano si evolve tutto il resto. Non so come spiegarlo, è stato tutto naturale quanto successo col Papero».

Concordi se dico che per me il potere più incredibile del Papero è la sagacia?
«Probabilmente sì a questo punto. A me piace creare situazioni difficili per mettere me stesso in difficoltà su come riuscire a uscirne. In effetti metto alla prova me stesso quando cerco la soluzione a un problema difficile. Questa è anche la caratteristica del Papero».

Ma come mai proprio in Giappone?
«Perché il Papero di Casalpusterlengo suonava malissimo».