Abbiamo incontrato Marco Nucci e Lorenzo Zaghi al Salone del Libro di Torino per parlare de ‘La Voce del Terrore’.
Presentata al Salone del Libro di Torino, La Voce del Terrore (Panini Comics) – nuova graphic novel firmata da Marco Nucci (alla sceneggiatura) e Lorenzo Zaghi (ai disegni) – arriva in libreria forte del successo de L’uomo delle valigie. In comune con il precedente lavoro del duo, La Voce del Terrore ha l’universo narrativo e le tinte noir. Anche stavolta, l’ambientazione è poi New York: l’anno è il 1949 e il protagonista, Tony Bierce, è lo speaker radiofonico del momento.
«All’inizio, restai ammaliato dai disegni di Lorenzo. Ci vidi molto Will Eisner e mi ispirarono a scrivere una storia newyorkese, che lui ha disegnato benissimo. – ci dice Marco Nucci – Uno dei miei romanzi preferiti, inoltre, è La trilogia di New York di Paul Auster. Vorrà dire che faremo un terzo libro? In realtà, New York come scenario mentale funziona perché è un’ambientazione universale ad altissime tinte noir, che noi vogliamo evocare. Se avessimo ambientato questa storia a Voghera, il lettore avrebbe impiegato più tempo a comprendere il set e il tono. Così sono chiari sin da subito e possiamo cercare la complessità».
La Voce del Terrore racconta dunque la storia di Tony Bierce, a cui viene diagnosticato improvvisamente un male incurabile. Mentre progetta il suicidio, incontra Mister Toys, un uomo in nero che gli proporrà di salvargli la vita, ma a una condizione: Tony dovrà compiere degli omicidi. Bierce indubbiamente non è un eroe, ma la sua dubbia moralità è assolutamente funzionale allo storytelling, che sprofonda anche nel fantastico.
«Bierce era funzionalissimo alla storia. – spiega Nucci – Nel fumetto precedente avevamo un personaggio più umano. Tony non è né buono né cattivo, è solo più simile a noi. È egoista, ma doveva esserlo per accettare la proposta di Mister Toys. Ed è anche ipocrita per come la risolve moralmente, però è molto più vero dello scorso protagonista. Si comporta con un egoismo accettabile per quanto deprecabile».
Tony Bierce – per citare Lorenzo Zaghi – «è la persona giusta per il giusto lavoro». Possiede una giusta dose di arroganza che lo rende funzionale alla storia: non solo scende a patti col demonio (in pratica), ma è diventato celebre anche diffondendo fake news in radio. Una critica velata al mondo attuale dell’informazione? «Non proprio. – ci risponde Nucci – La cosa che volevo descrivere maggiormente la trovate nel finale. Siamo nell’epoca degli ultimi fuochi della radio. Ricordate il messaggio di Orson Wells del 1938? Qui sono passati dieci anni, sta nascendo la tv. Mi piaceva il potere mistificatorio di Bierce e la descrizione di un impero calante: la fine della radio e l’inizio del vero male che sta arrivando. Vale a dire la televisione». «C’è anche un lato comedy legato a questo aspetto. – aggiunge Zaghi – È stata un’opportunità per inserire la comedy dove sarebbe stato difficile».
Arricchito dai colori a cura di Francesco Segala e Claudia Giuliani, La Voce del Terrore ha anche un carattere molto cinematico. «A livello di ispirazione visiva, ho cercato di adattarmi ai visual dei film classici che Marco mi ha passato come reference. – spiega Lorenzo – Abbiamo collaborato così: lui mi mandava una pitch visiva e io la reinterpretavo. Dato che sono dittatore sulla pagina, i coloristi ci hanno odiato. Però il risultato finale è pressoché ciò che volevo. Ed è il risultato di un mischione di robe che sono poi la mia formazione grafica».
A chiudere il volume, un racconto breve e in prosa dal titolo Quello della macchina da scrivere, scritto da Marco Nucci e con le illustrazioni di Lorenzo Zaghi, ambientato nella stessa New York de La Voce del Terrore. «Volevamo ventilare l’ipotesi che questo universo si nutra di un mistero ancora inespresso: chi sono questi uomini delle valigie? Sbucano anche ne La Voce del Terrore perché è universo espandibile in altri media».