È Blasfamous la nuova opera di Mirka Andolfo. Pubblicata originariamente negli Stati Uniti dalla neonata casa editrice DSTLRY – di cui Mirka Andolfo è anche tra i fondatori – l’opera vede al centro dei propri temi lo star system, con un’ambientazione nell’abbagliante cosmo della musica pop. Nel mondo di Blasfamous (Star Comics) le popstar sono venerate come divinità e le masse si prostrano adoranti davanti alla nuova generazione di superstar virali.
L’ispirazione di Blasfamous è abbastanza chiara, ma cosa nello specifico ha ispirato questa storia?
«Mi sono lasciata influenzare da varie cose. Un po’ da come funziona lo star system e un po’ anche dai miei gusti musicali del periodo. Ero molto fissata con i Ghost, che hanno un’iconografia particolare. Ho voluto giocare su qualcosa di simile. Ho usato questa estetica, quest’idea dei Beati arruolati da questa agenzia per star. Deriva tutto molto anche dalle canzoni dei Ghost, ma soprattutto da quello che è lo star system attuale, dove tutti i vip vengono visti come dei santi, come degli dei».
C’è un’ovvia critica a come viene considerato oggi lo star system. Penso ai content creator ma anche agli idol orientali: tu hai avuto particolari riferimenti o è più una riflessione generale?
«È una riflessione generale, ma ho avuto anche riferimenti particolari. Non è tanto una critica. Ad esempio mi piace molto Lady Gaga e quindi in Clelia, la protagonista, c’è molto di lei. Anche se inizialmente, a prima vista, non sembrerebbe. In generale è assolutamente una riflessione sullo star system attuale. In Blasfamous i vip sono veramente divinità».
Mirka Andolfo racconta Blasfamous
Come nasce il personaggio di Clelia (anche graficamente)?
«Graficamente non è ispirata a nessuno, a parte forse un po’ a Lady Gaga. Volevo creare un personaggio affascinante e sicuro di sé. Proprio per questo motivo non volevo farla ovvia. Lei sa di essere una bellissima donna ed è anche estremamente popolare. Non si lascia influenzare da come la società la vede esteticamente, anche se questo non è un tema del fumetto. Volevo però normalizzare un personaggio del genere, non con il solito fisico visto e rivisto».
Una piccola mia curiosità sulle scene musicali: sono state complicate e come è stato disegnarle (inventando immagino i brani)?
«È stato complicato perché ho dovuto inventare delle canzoni. Non ho mai scritto canzoni intere, ma volevo sembrassero orecchiabili. Non è stato semplice creare una canzone che è solo un dialogo in un fumetto. A livello scenografico è stato complicato: disegnare il palcoscenico con la folla non è facile, ma mi dà soddisfazione. Sono contenta».
Un’ultima domanda sul Lucca Comics e sulla Milan Games Week & Cartoomics: cosa rappresentano per te e quanto sono importanti per il mondo che rappresentano?
«Per me sono eventi importantissimi. Questa è la mia prima Milan Games Week & Cartoomics in assoluto. Penso sia una bellissima fiera. Le trovo ben organizzate, le persone sono felici di essere qui. C’è molta affluenza e sono curiosa di vedere come sarà nei prossimi anni».