Si intitola ‘Cuore’ la nuova opera di Simone Pace, storia di una società cyberpunk tra tecnologia e guerra. La nostra intervista.
Si intitola Cuore (Edizioni BD) la nuova opera di Simone Pace, che torna sugli scaffali dal 23 aprile dopo il Premio Romics Nuovi Talenti per Fiaba di Cenere e la candidatura ai Premi Boscarato con l’autoproduzione Sorbo Rosso. Cuore è un visionario graphic novel cyberpunk ambientato in un claustrofobico quanto suggestivo scenario urbano dal passato ipertecnologico.
«Cuore – ci dice Simone Pace – nasce intanto dalla voglia di provare terreni altri rispetto a Fiaba di Cenere. Il fantasy è sempre stato legato al mio percorso e pensavo di dover cercare di sfidarmi su alcuni fronti. Contemporaneamente, ho fatto un lavoro di illustrazione su una visione di Roma cyberpunk. Avevo già assaggiato il genere e mi sono trovato subito a mio agio. Direi quindi che Cuore nasce dalla voglia di esplorazione e da un ambito che avevo iniziato a padroneggiare. Penso anche che sentissi la necessità di scrivere una storia che toccasse temi più sociali. O meglio, di raccontare una società e il cyberpunk si presta molto».
In Cuore, ci troviamo in un futuro regolato dalla tecnologia, amministrata dagli androidi. Tragedie come la strage di Zenga hanno tuttavia convinto parte dell’umanità a ripudiare questa innovazione. Nella grande città, plotoni di estremisti rastrellano i quartieri alla ricerca di ogni forma di vita artificiale al fine di distruggerla. Gli androidi, pinnacolo della rivoluzione tecnologica, sono braccati come animali e le loro carcasse esposte nelle strade come monito. Il grande Cuore che connetteva tutta la vita artificiale non batte più e i suoi pochi figli rimasti sono perduti e soli. Ma un giorno, nella grande città, giunge uno straniero. Si tratta dell’androide A1M4, intenzionato a ritrovare il Cuore e a fare di tutto per prevenire l’estinzione della sua specie. Ma A1M4 non è un androide qualsiasi: è l’artefice della tragedia di Zenga.
Cuore tra cyberpunk e personaggi infantili
Per Simone Pace tutto parte dalla creazione di «mondi fantastici in cui ambientare le storie». «È la prima ispirazione. – ci dice – Immagino un’atmosfera che poi si compone con un’ambientazione, inizio a immaginare pedine che si muovono. In Fiaba di Cenere questo processo è eclatante perché all’inizio i personaggi erano solo un modo per esplorare un mondo fantasy. Solo dopo hanno preso vita e corpo e mi sono affezionato. Nel caso di Cuore, ho pensato gli androidi come elementi immersi nel contesto. Anche qui l’ambientazione urbana e decadente, la guerra, sono stati fondamentali. Credo che il contesto getti le basi per creare una storia e renda fertile la mia voglia di raccontare».
C’è un chiaro rimando all’attualità nelle intenzioni e nelle azioni dei personaggi, ma Simone Pace sottolinea che non è la critica sociale il motore di Cuore. «Vorrei – precisa – che non fosse posto l’accento su questo, perché non me la sento di trasformare in metafora di situazioni attuali complesse una storia così semplice. Sicuramente, come chiunque, scrivo filtrando ciò che mi circonda. Ho le mie idee ma, dopo aver assorbito ciò che vedo, creo un mondo che ha le sue dinamiche. E non vorrei che straripassero. Se traspaiono le mie idee in alcuni punti, è semplicemente perché ne ho».
Impossibile tuttavia non notare tematiche quali la rivoluzione tecnologica e la guerra. «Ho preferito creare fazioni in quel caso – dice l’autore – ma ho assunto volutamente il punto di vista di personaggi che si muovono trasversalmente tra di esse. E che reagiscono a ciò che queste situazioni creano, più che avere una posizione iniziale».
Un esempio lampante sono i personaggi più infantili come Estrella, la bambina. «Questi personaggi – dice Simone Pace – hanno quel contesto come dato di fatto e si barcamenano per portare avanti la loro storia. Avere personaggi che non prendono posizione mi ha aiutato a focalizzarmi sull’aspetto più intimo del macro-contesto. Ci sono personaggi schierati, ma non credo che il lettore si possa identificare con i capi degli androidi. Mi piace pensare che A1M4 sia il personaggio che accompagna e che mostra tutte le fazioni».
Non semplice, ad ogni modo, destreggiarsi su più piani e così in armonia con la realtà. «Credo davvero che ci siano sempre ragioni da tutte le parti. – dice Pace in proposito – Poi c’è il momento in cui prendere posizione e perseguire il proprio vantaggio o la propria sopravvivenza. Toccare il tema della guerra mi imponeva di non essere manicheo. Non solo perché la viviamo oggi, ma perché credo che sia sempre questione di posizioni. I personaggi di Cuore che esplorano il mondo sono però infantili, come lo sono in Fiaba di Cenere. Il punto di vista è quello dei bambini o di un androide che sta scoprendo il mondo. Questo rende la mia posizione più comoda. Come direbbe Miyazaki, con occhi non velati dall’odio».
Il mondo di Cuore
Il mondo di Cuore è il protagonista grafico di questa storia. «Ho immaginato anche a livello grafico un ampio spazio per il background – dice Pace – perché mi interessava che filtrasse questo futuro decadente e che il cyberpunk fosse rivelante e non solo un sottofondo». «La sfida – continua – ha riguardato quindi anche l’aspetto grafico. Fiaba di Cenere e la mia produzione fantasy sono molto legati al paesaggio naturalistico e temevo un po’ di adagiarmi su un certo tipo di atmosfere. L’idea di ambientare una storia in un contesto completamente urbano mi stuzzicava. Tuttavia, chiaramente doveva essere qualcosa di molto caratterizzato perché altrimenti rischiavo di creare contesti idealizzati».
«Se immagini una città futuristica, pensi a un archetipo del futuro. – precisa l’autore – Io volevo che fosse specifico. Ho capito da tempo che, esteticamente, più prendi spunto da qualcosa di esistente e più si diventa specifici. L’architettura di questa storia è stata quindi mutuata tantissimo dal brutalismo, dall’architettura novecentesca sovietica e post-sovietica degli anni ’50 e ’60 che ha accompagnato le costruzioni di quel periodo in Europa e che poi è diventata decadente. È l’architettura che un tempo era promessa di un futuro tecnologico e sociale avanzato, tradito dai fatti e dal tempo». Il lavoro cyberpunk sulla città di Roma (CybeRoma, illustrazioni di contesti romani molto turistici in salsa cyberpunk) ha indubbiamente aiutato.
«In quel caso – dice Simone Pace – mi sono rifatto al contrasto tra i palazzotti degli anni ’50 e ’60 e i monumenti di epoca romana. L’immagine di un futuro squadrato che prometteva tanto, ma che era al contempo molto severo. Vederlo così decaduto per me è affascinante». E poi ci sono le scelte cromatiche, «uno degli scogli maggiori» per Cuore. «Mi ero fissato – spiega Simone – con un colore ideale per il cyberpunk che ha tinte abbastanza spente, un po’ fredde e invernali. Non mi trovavo a mio agio e ho pensato di disegnare con i miei colori, estremizzandoli ma tenendo i rossi e i blu e inacidendoli. Ho riscoperto un contesto cyberpunk come quello della Corea del Nord. Lì si utilizzano proprio questi colori sui palazzi. È incredibile che lì ci siano palazzi fucsia e magenta».
Cuore e Fiaba di Cenere: due mondi in un unico universo
Chiediamo a Simone se ci sia un collegamento tra le sue due opere, anche cronologico. «Il mio fumetto – risponde – è molto incentrato sulla poetica. Io lo immagino come un unico enorme mondo, però non credo che ci sarà mai un sequel di Fiaba di Cenere che arriva a Cuore o viceversa. Diciamo che se i personaggi di Fiaba di Cenere avessero una macchina del tempo, arriverebbero in un mondo come quello di Cuore. Se mi chiedi però se è un sequel, ti rispondo di no. Anche perché la logica di fare storie continue e infinite non mi piace. Onestamente penso che sia stata anche inflazionata ultimamente».
Di contro, l’autore ci confessa che Fiaba di Cenere può prevedere altri sequel «perché è un mondo fantasy che mi interessa esplorare, ma Cuore è una storia fatta e finita. Tra le mille cose che invidio di Toriyama è la sua coerenza grafica e narrativa – continua – che fa sì che nel suo mondo ci siano i dinosauri e gli alieni. Lui è un faro. Vorrei che le mie opere, messe una vicino all’altra, avessero quella coerenza».
Tecnologia e AI
Nel mondo che circonda Simone Pace c’è comunque un forte dibattito in corso su tecnologia e intelligenza artificiale. «Nel nostro contesto viviamo con un po’ di timore l’avvento delle AI e di chi le gestirà. Ci chiediamo quando e quanto saranno normate. – precisa Simone – Nel nostro campo propongono già agli editori fumetti creati interamente con l’IA. Cuore secondo me mette in guardia, ma nello stesso tempo scagiona. Se la tecnologia è quella che ha fatto perdere agli uomini credibilità, è anche la risposta alla domanda: magari l’IA ha la coscienza giusta per decidere cosa è meglio per noi».
Evitiamo spoiler in questo contesto e ci limitiamo a dire che forse il core di Cuore sta proprio in questo principio. «Non vorrei passasse una demonizzazione tout court della tecnologia, ma è filtro del senso di allarme che c’è. – dice Simone – Se vogliamo trovarci una valenza sociale, sottolineerei più il pericolo del populismo e, in generale, di risposte facilone e violente a condizioni di disagio. In Cuore, il disagio nasce dal vedere gli androidi come nemico e questo a me spaventa. Non volevo dare una lettura univoca della paura rispetto alla tecnologia. Io non ho paura, sono prudente».