In occasione di Milan Games Week & Cartoomics incontriamo Federica Di Meo che ci introduce a ‘Manga ISSHO’. L’intervista.

È stato già presentato a Lucca Comics & Games, ma la Milan Games Week & Cartoomics è stata l’occasione per parlare – con Federica Di Meo – di Manga ISSHO. L’innovativa rivista di manga unisce le forze creative di quattro rinomati editori di tutta Europa: altraverse (Germania), Kana (Francia e Belgio), Planeta Cómic (Spagna) e Star Comics (Italia). Sarà pubblicata trimestralmente a partire da marzo 2025 nei paesi partecipanti nelle rispettive lingue nazionali.

Inizierei da Manga ISSHO, presentato già a Lucca. Cosa rappresenterà secondo te per il mondo europeo dei manga?
«È una svolta, un vero punto di svolta. È la prima volta che quattro paesi si mettono insieme per fare una pubblicazione che esce dai loro confini. Soprattutto per il global manga è una vetrina enorme che permette di essere pubblicati in quattro paesi differenti ogni tre mesi. È qualcosa di veramente inimmaginabile».

A questo proposito, come vedi la scena europea dei manga negli ultimi anni? Si è creato, a tuo parere, un filone nostrano con caratteristiche proprie?
«Devo dire proprio di sì. Ho iniziato a pubblicare nel 2013, sono quindi già più di 10 anni, ed è cambiato tanto. La cosa più importante è che i preconcetti a livello qualitativo da parte della maggioranza del pubblico stanno velocemente cadendo. Soprattutto perché si trovano di fronte opere lavorate con la stessa qualità di qualsiasi opera giapponese. Per i lettori poi è importante avere un’ambientazione che parli del nostro mondo. È una differenza innovativa. Infine, poter incontrare autori e autrici è qualcosa che sicuramente con il manga giapponese è più difficile da attuare».

Quanto Manga ISSHO può aiutare secondo te nella diffusione della cultura e della realtà dei manga?
«Potrà aiutare sicuramente. Sia da un punto di vista fisico, perché ogni tre mesi avremo un nuovo volume in uscita e la possibilità di fare eventi e far incontrare autori e lettori, ma anche dal punto di vista di internet. Sarà molto particolare e nuovo vedere, ogni tre mesi, quattro paesi in Europa che condividono la stessa cosa. Il passaparola, che è fondamentale, sarà potenziato secondo me».

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Eventi come Lucca Comics & Games e la Milano Games Week dimostrano che l’Italia in questo senso ha una community molto attiva. Credi che il manga da noi sia ancora una nicchia?
«Il manga in generale non lo è più. Il global manga, invece, sta diventando velocemente una tendenza. Se vogliamo, il pubblico si sta ampliando. I numeri non sono ancora ovviamente come quelli di testate del calibro di Dragon Ball One Piece, però si crea una famiglia. Ho molti lettori che mi seguono e si fanno anche 200 km per un firmacopie. Si fanno anche firmare due volte lo stesso volume pur di poter parlare ancora con noi e scambiare. È un rapporto importantissimo perché è una fidelizzazione, non solo un momento condiviso durante la fiera. Si crea un legame che a volte porta anche all’amicizia».

Rispetto ai tuoi esordi, quanto e cosa è cambiato in Italia per chi desidera disegnare e avvicinarsi ai manga?
«Adesso è molto più semplice. Abbiamo molte possibilità, molte scuole e molti libri, anche in italiano. Quando ho iniziato io, se ti andava bene, riuscivi a trovare qualcosa in inglese nei meandri della rete. Anche a livello di corsi c’è la possibilità si seguire un percorso che parte dalle basi dell’anatomia fino a insegnare anche la sceneggiatura. Cosa che, fino a qualche anno fa, non si andava a toccare. ma il kishōtenketsu – una delle caratteristiche tipiche della narrazione giapponese – sta diventando anche materia di studio per le scuole. Di sicuro, c’è più possibilità perché gli editori sono più pronti a interessarsi a queste opere, però c’è anche più concorrenza. Bisogna darsi da fare e non abbattersi se si ricevono pareri negativi, perché la qualità poi premia alla fine».