Nel padiglione di J-POP Manga a Lucca Comics & Games 2023, Tony Valente sorride a chi gli porge una copia del suo Radiant: i fan si accalcano, qualcuno si commuove ringraziandolo per avergli regalato una storia così coinvolgente. Radiant, proprio quest’anno, compie 10 anni: un traguardo inimmaginabile per Tony Valente, almeno quando nel 2013 la francese Ankama iniziò a pubblicare la sua storia. Oggi il fumettista può invece vantarsi di essere uno dei pochissimi europei a pubblicare in Giappone (con Asukashinsha) e da Radiant è stata persino tratta una serie anime, trasmessa su NHK Educational TV dal 2018.
«I lettori di Radiant mi hanno dato tanto. – ci dice subito Tony Valente, che incontriamo in una stanza coloratissima nel padiglione di J-POP Manga – È il motivo per cui partecipo a convention come Lucca Comics & Games. È per avere un feedback sull’esperienza delle persone che leggono il mio manga». Quando disegna, confessa infatti Valente, a regnare è la solitudine. «Mi diverto a farlo, ma non mi piace poi leggere ciò che creo. – puntualizza – Il libro esiste solo quando viene vissuto dai lettori. Quindi vengo ad eventi come questo solo per fare questa esperienza e per fare incontri a volte molto emozionanti. L’ultima persona con cui ho fatto il firmacopie oggi, ad esempio, stava piangendo».
Tony Valente, il successo in Giappone
«C’è sempre qualcosa di molto intimo tra il lettore e il lavoro che faccio. E mi piace cogliere questa sensazione e sapere che cosa sta funzionando nella mia mente quando creo. Ma anche ciò che funziona con il lettore quando lo sperimenta. Questa è la mia energia. Questo è il modo in cui ottengo il carburante per andare avanti con il lavoro», ci dice il fumettista ricordando alcuni episodi del firmacopie appena terminato.
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È indubbio che il manga di Tony Valente abbia, del resto, avuto un impatto in tutto il mondo. Anche se il fumettista tende a ridimensionare la sua portata: «In Giappone – ricorda – quando incontravo persone del settore, autori di manga o proprietari di negozi, mi dicevano grazie. Abbiamo l’impressione che siano chiusi a ciò che viene da fuori, mentre io ho sperimentato proprio il contrario. Ogni autore che ho incontrato lì è stato accogliente. Mi hanno fatto sentire come se facessi parte dello stesso settore. È stata una sorpresa per me».
Detto ciò, sull’incontro tra mondo europeo e universo nipponico, Valente sottolinea che «non giochiamo la stessa partita». «Radiant è una piccola realtà in Giappone, esiste ed è già qualcosa. – commenta – Ha due stagioni di anime e questo è fantastico. Ma anche il fatto di pubblicare un manga su una rivista cambia le cose: il mio manga viene venduto in libreria solo quando è finito. Quindi è un gioco molto diverso quello che mi vede protagonista lì. Ma Radiant in Giappone esiste e per me è abbastanza».
Il confronto con i lettori
Le questioni di mercato hanno tuttavia poco o nulla a che vedere con le reazioni dei lettori. «Pensavo che non avrei fatto altro che disegnare fumetti e passare la mia vita così. – commenta scherzando Valente – Se mai davvero avessi avuto successo, credevo che sarebbe stato qualcosa che avrei potuto afferrare. Fino ad ora, invece, non sono per niente rassicurato». «Anche se il coinvolgimento dei lettori è grande, posso avere feedback incredibili e i numeri sono alti, almeno in Francia, sono più ansioso che mai. – precisa – La cosa che non mi aspettavo è che non c’è nulla che possa rassicurare chi non è ricco».
Tuttavia, il valore di lasciare un messaggio deve comunque avere un impatto: «La differenza tra i manga e gli altri tipi di fumetti sta nell’esperienza umana. – risponde il fumettista – Il manga passa sempre attraverso la lente della persona che lo vive. Quando la persona che lo vive ci pensa su, formulando pensieri e riflettendo, emerge il suo fascino. Quando si chiude il libro e se ne parla con un amico, se ne parla in modo diverso. Io amo sentire le persone parlare di One Piece, perché parlano di libertà, anarchia, del cattivo governo e della lotta per la libertà. E questo è incredibile».
Ma può una storia cambiare il mondo? «No, ma forse ogni storia è un piccolo passo che crea domande nella mente dei lettori. E, anche se non è una lezione morale, se solleva qualche domanda, qualche interrogativo è già abbastanza. Devo dire che il manga questo lo fa molto bene».
C’è dunque qualcosa in Radiant che non si aspettava arrivasse ai lettori? «Nei manga giapponesi non c’è molta diversità. – risponde Valente – Io metto la diversità nei miei lavori perché l’ho vissuta. Sono cresciuto in Francia, ma non sono completamente francese. Quindi è la storia di una parte della mia famiglia, dei miei amici. Non mi sono reso conto di quanto sia importante per i lettori sentirsi rappresentati. Ieri ero a Roma e una ragazza è venuta da me dicendomi di sentirsi rappresentata da Radiant e si è commossa. Sentirsi rappresentati non è una lezione, ma mi ringraziano perché sentono di vivere nel mondo che ho creato. Non mi aspettavo un’implicazione così personale. Lo faccio per me ma poi, quando esce, la gente fa propria questa storia. È questo che mi piace davvero».