‘YoRHa: Assalto a Pearl Harbor’ è un manga imprescindibile per i fan di ‘Nier: Automata’ e vi spieghiamo perché.
È arrivato finalmente anche in Italia, grazie a J-POP Manga, YoRHa: Assalto a Pearl Harbor – Una storia di NieR: Automata. L’opera – in tre volumi – è un prequel del celebre videogioco NieR: Automata, dietro cui c’è sempre la mente di Yoko Taro (ideatore del videogame) supportato dai disegni di Megumu Soramichi, già illustratore per Zombieland. Una storia non proprio inedita: Yoko Taro ne aveva già fatto uno spettacolo teatrale in collaborazione con Dear Stage e MONACA tra il 2011 e il 2012. All’epoca le tre idol giapponesi Yuna Ichikura, Tamaki Sakurai e Eri Aino debuttarono con il nome YoRHA, mentre nel 2014 e 2015 Yoko Taro creò un vero e proprio spettacolo prima di spegnere definitivamente il progetto.
Una stranezza dell’ideatore di Drakengard, pensò qualcuno. Almeno fino a che due anni dopo non uscì NieR: Automata che faceva grande uso dei temi e delle musiche dello show teatrale. E, in seguito, nel 2021 arriva anche la pubblicazione del manga in Giappone (esce nel 2022 negli USA). Il volume che ci troviamo tra le mani è proprio la traduzione italiana dell’opera originale nipponica. Tre volumi, dicevamo, ambientati nell’anno 11.941 e che fungono quindi da prequel al videogioco.
YoRHa: Assalto a Pearl Harbor, le visioni di Yoko Taro
Proprio per questo, leggere il manga non è estremamente spiazzante: soprattutto nelle prime pagine viene spiegato bene il contesto dell’universo NieR. Sappiamo che in un futuro molto lontano, invasori provenienti da un altro mondo attaccano la Terra con un nuovo tipo di armi, le biomacchine. E che, annichilita da questa minaccia, l’umanità è costretta a lasciare il pianeta e a rifugiarsi sulla Luna, da dove sviluppa soldati androidi che portano avanti una sanguinosa battaglia. Siamo più precisamente nel periodo della 14esima Guerra delle Macchine e sulla Terra vengono mandate le prime unità YoRHa: sono sedici, ma da subito scopriamo che a sopravvivere durante la missione arrivando sane e salve sul nostro pianeta sono solo quattro unità. Tra queste Numero 4, Numero 16, Numero 21 e soprattutto il nuovo capitano (per decesso del precedente) Numero 2.
Va detto che eventuali legami transmediali e le citazioni possono essere colte solo da chi conosce molto bene l’universo di NieR. Anche per questo motivo, la lettura è fortemente consigliata ai fan del videogioco. Non che risulti incomprensibile a chi si avvicina al mondo di Yoko Taro per la prima volta, ma come storia a sé stante potrebbe risultare un po’ debole. E, soprattutto, scoraggiare chi non riesce a captare similitudini e easter egg.
Una realtà vasta e transmediale
Detto ciò, Yoko Taro ha indubbiamente dato vita a una realtà immensa che – nel tempo – è riuscita ad appoggiarsi a infinite declinazioni. Non sempre le stranezze e le visioni del suo ideatore sono state ben accolte. Basti pensare che lo spettacolo teatrale vantava anche due canzoni: Normandy e Guadalcanal. E questo fa comprendere molto bene quanto possa essere visionario Yoko Taro e il suo desiderio di creare un universo capillare che fuoriesca dallo schermo del videogioco. In ciò, più che bizzarro, il nipponico appare come un precursore dei tempi, capace di intrattenere i fan della sua storia su varie piattaforme che non si esauriscono all’universo multimediale.
YoRHa: Assalto a Pearl Harbor – Una storia di NieR: Automata ne è un’efficace dimostrazione: lì dove non è arrivata la forma dello spettacolo teatrale, riesce ovviamente ad arrivare il manga. Non dobbiamo qui sottolineare la capillarità del mezzo in Giappone, del resto. In questo senso, i tre volumi rappresentano un ottimo snack per i già fan del videogioco. Per tutti gli altri, potrebbe essere invece un possibile cavallo di Troia al cui interno si nasconde un’opera e una storia molto più vasta. Basta poco per lasciarsi conquistare.