Per il suo primo romanzo con ambientazione storica Susana Martín Gijón non ha potuto che scegliere la sua città natia, Siviglia. Le vie e il porto del fiorente centro sulle rive del Guadalquivir diventano ben presto più che un semplice fondale su cui si muovono i personaggi. Quasi co-protagonista, insieme alle indimenticabili Damiana e Carlina, il florido centro andaluso è corpo vivo nelle pagine dell’ultimo lavoro dell’amatissima autrice spagnola.
Pubblicato da Ponte alle Grazie, 1580: Morte a Siviglia disvela tutte le ombre di una società raccontata finora solo attraverso le parole dei vincenti. La corona, l’aristocrazia, i grandi mercati. I potenti della Storia, insomma. Mai hanno detto la loro le donne, men che meno se di condizioni povere. È questo quello che cerca di fare Susana in queste pagine, proiettando il lettore alla fine del XVI secolo nella capitale commerciale del vecchio e nuovo mondo. E svelandone il buio che si celo dietro l’oro.
“Per me Siviglia è una delle città più importanti della mia vita, di certo è speciale”, ci spiega l’autrice che incontriamo a Milano. “Ho pubblicato ad oggi dieci romanzi prima di questo, tutti thriller contemporanei, ma sono anche lettrice appassionata di romanzi storici”. Da qui la voglia di cimentarsi con il passato, una vera e propria impresa per una scrittrice “molto esigente” come si definisce Martín Gijón.
“Mi è sembrato che Siviglia fosse il posto giusto perché lo conosco bene ma anche perché è stata una città di grande splendore. Nel XVI secolo è stata, infatti, una città ricchissima che godeva del monopolio della Flotta delle indie. Molti scrittori ne hanno scritto ma io volevo farlo da un punto di vista diverso, stando dalla parte del popolo che non ha voce. Volevo restituire la voce a quel popolo e soprattutto alle donne”.
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“A me sembra scioccante che alcuni mi chiedano ancora perché abbia scelto protagoniste femminili”, prosegue l’autrice. “In questo romanzo mi sembrava ancora più importante dare voce alle donne. Volevo che fosse una donna a raccontare la sua storia, per questo i personaggi principali sono tutti femminili. Ho cercato di dare voce sia a quelle donne che non hanno mai avuto una voce ma anche a donne storicamente vissute, e grandi nel loro tempo, ma di cui oggi non sappiamo più nulla”.
“In tutte le donne ho lasciato un po’ di me: la passione per la lettura in Carlina, la testardaggine in Damiana . Anche se cerco di mantenere le distanze inevitabilmente c’è qualcosa di me in tanti personaggi”, chiosa Susana.
Grande e piccola storia: trovare l’equilibrio giusto
Dietro le oltre cinquecento pagine della versione italiana si nascondo mesi di studio e indagini tra archivi, biblioteche e palazzi storici di Siviglia. Gli stessi che Susana pensava di conoscere bene. “Sono tanto esigente, e la preparazione per questo libro è diventata la mia ossessione. Sono tornata a vivere per qualche mese a Siviglia perché, anche se la conosco bene, mi sembrava non fosse abbastanza per capire come fosse nel passato. Ho scavato nelle librerie antiche, letto saggi e libri storici. Ho incontrato esperti”.
Il risultato? Il rispetto totale della grande storia. “Sono stata molto rigorosa nella Storia”, afferma l’autrice. “Il massimo dell’ossessione è stato nello studio della navigazione e delle flotte di fine Cinquecento. Sono riuscita a trovare una fondazione che riproduce navi da guerra antiche e sono riuscita a navigare; volevo capire come fosse la vita su una nave da guerra di quel secolo”.
Ma un thriller richiede anche una serratissima trama che si innesti in maniera credibile nella ricostruzione storica. “Trovare l’equilibrio tra il ritmo del noir e la descrizione storica è stata la parte più difficile. – confessa Susana Martín Gijón – “Solo quando ho capito come muovermi in questo equilibrio ho iniziato a scrivere. Anzi, dirò di più: appena ho trovato davvero la mia voce, ovvero quando ho iniziato a pensare e parlare come nel XVI secolo, ho rivisto anche quello che avevo già iniziato a stendere e ho riscritto la parte iniziale. È stato un processo stancante, ma credo che mi abbia anche fatto crescere come scrittrice”.
In fondo, osserva l’autrice, “devi essere onesta col lettore, a maggior ragione quando si tratta di un thriller perché a differenza di altri generi devi avere ben chiara la struttura. Quindi, solo su certi personaggi ti puoi concedere maggiore libertà”. E chissà se dopo 1580: Morte a Siviglia, Susana abbia ora voglia di indagare altre epoche sempre in chiave thriller. “Mi piace tantissimo il noir perché penso sia una forma interessante di occuparsi di problematiche attuali e la forma del thriller arriva a più gente”, ci dice.
“Mi piace trattare argomenti su cui far riflettere inserendoli in trame gialle. In questo modo, anche chi non è appassionato di un certo tema, e non comprerebbe mai un saggio per esempio sul cambiamento climatico, ha modo di leggerne. La trama gialla riesce a raggiungere più persone e a farle riflettere. Ci sono tanti temi che ancora voglio trattare e su cui devo prima documentarmi per poi scrivere”.
Intanto, per il 2025 è atteso l’arrivo nel nostro paese della Saga del Quadrifoglio di cui sono già stati acquisiti i diritti per la produzione di una serie tv. Ma la scrittrice ci svela: “non mi dispiacerebbe che anche questo romanzo potesse diventare un film o una serie. Sicuramente è una trama impegnativa però chissà, sarebbe bello. Per ora comincio a documentarmi di nuovo”.
Immagini da Ufficio Stampa