In occasione dell’arrivo su Apple TV della seconda stagione di Silo, abbiamo avuto il piacere di intervistare due degli straordinari protagonisti della serie: Tim Robbins e Common. La seconda stagione della serie distopica – che ha catturato il pubblico con la sua trama avvincente e le sue tematiche profondamente umane – è disponibile dal 15 novembre sulla piattaforma.
Basata sui romanzi della trilogia di Hugh Howey, Silo ci trascina in un futuro post-apocalittico, in cui migliaia di persone vivono sottoterra, all’interno di un gigantesco silo, convinte che la superficie sia inabitabile. Mentre la società all’interno del silo segue regole rigidamente imposte, emergono segreti inquietanti che minacciano di ribaltare ogni certezza. Common e Tim Robbins hanno dato vita a personaggi cruciali in questo mondo sotterraneo, dove il mistero e la sopravvivenza si intrecciano: Robert Sims e Bernard Holland.
Silo 2, intervista a Tim Robbins e Common
«In questa seconda stagione la storia progredirà ulteriormente. – ci racconta Tim Robbins – Diventerà sempre più un avvertimento di dove potremmo arrivare se continuiamo a percorrere strade simili a quelle che stiamo percorrendo ora». Nella nostra video intervista, Common e Tim Robbins hanno condiviso come la serie racconti una condizione umana sorprendentemente vicina alla realtà, un aspetto che è diventato particolarmente evidente durante le riprese della prima stagione, iniziate in pieno lockdown.
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«Silo riguarda l’umanità e il modo in cui ci confrontiamo con gli altri, con le cose che ci vengono dette e con quelle che mettiamo in discussione. – racconta Common nella nostra intervista – Quindi non è un tema che si discosta dalla situazione attuale. Quando ho letto la prima stagione, eravamo proprio in quel punto della vita, della storia. Ho cercato di trovare l’umanità di Robert Simms. Non avevo bisogno di simulare di essere stato in un silo, perché a un certo punto ci siamo ritrovati tutti rinchiusi».
Anche per Tim Robbins è stata un’esperienza straordinaria: «È stato uno di quei rari momenti in cui il lavoro che fai è completamente connesso con le preoccupazioni che hai sul mondo». Un’occasione che ha permesso di raccontare una storia su cosa significhi essere rinchiusi, su cosa voglia dire aver perso la propria libertà.
Il senso di isolamento
«Abbiamo iniziato a girare durante l’isolamento. È stato uno di quei rari momenti in cui il lavoro che fai è completamente connesso con le preoccupazioni che hai sul mondo. – spiega Robbins – E questa è stata una bellissima opportunità per poter raccontare una storia su cosa significhi essere rinchiusi, su cosa significhi aver compromesso la propria libertà. Su cosa significhi non avere la possibilità di dire nulla al riguardo, vivere in una cultura in cui tutto ciò che si discosta dalla narrazione accettata è considerato eretico o blasfemo. E ti porterà a rinunciare ad alcuni dei tuoi diritti e forse anche a perdere la possibilità di lavorare per vivere». Un’esperienza – quella fatta con Silo – che inevitabilmente ha lasciato un segno importante in loro.
«Da questa serie sono uscito con la felicità di aver fatto parte di qualcosa di creativamente molto buono. – racconta Common – È fantastico. Ma sento anche che è qualcosa relativo di al mondo in cui viviamo e che può influenzare e ispirare le persone in modo positivo».