È disponibile dal 5 giugno su Disney+ la serie Star Wars targata Lucasfilm The Acolyte: La seguace. In The Acolyte: La Seguace, un’indagine su una scioccante serie di crimini mette un rispettato Maestro Jedi (Lee Jung-jae) contro una pericolosa guerriera del suo passato (Amandla Stenberg). Man mano che emergono nuovi indizi, i due percorrono un sentiero oscuro dove forze sinistre rivelano che non tutto è come sembra. La serie è interpretata da Amandla Stenberg, Lee Jung-jae, Manny Jacinto, Dafne Keen, Charlie Barnett, Jodie Turner-Smith, Rebecca Henderson, Dean-Charles Chapman, Joonas Suotamo e Carrie-Anne Moss. Leslye Headland è la creatrice della serie, basata su Star Wars di George Lucas, e ne è produttrice esecutiva insieme a Kathleen Kennedy, Simon Emanuel, Jeff F. King e Jason Micallef.
The Acolyte: La seguace: intervista a Rebecca Henderson, Dafne Keen e Charlie Barnett
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i tre Jedi Rebecca Henderson, Dafne Keen e Charlie Barnett. «Siamo tutti Jedi e da ciò deriva un certo peso e una certa aspettativa. – ci dice Charlie Barnett – Soprattutto conoscendo la storia e il legame che le persone hanno con i film e con i personaggi in generale. Potrebbe essere scoraggiante, ma abbiamo avuto un’incredibile squadra di supporto e leader eccezionali. Avevamo Leslie al vertice, che è una fan e anche una brillante creativa. Questo tipo di supporto ci ha unito. In un certo senso, ti liberi dalla paura e la sostituisci con la fiducia».
Risulta tuttavia «inevitabile» – come sottolinea Charlie – mescolare se stessi al personaggio che si interpreta: «Stai dando vita a questi personaggi tanto quanto loro ti stanno regalando qualcosa. Essere Jedi è iconico, ma c’è una parte di Charlie che entrerà sempre in Yord. Più riesci ad accettarlo e ad utilizzarlo, più riesci a mettere da parte le immagini riconoscibili di te stesso e a perderti in Yord». Un lavoro che – per Dafne Keen – è anche «un modo per capire il personaggio da un punto di vista umano».
«Io credo di avere un buon senso dell’umorismo – conclude Rebecca – e Vernestra non è certo un personaggio divertente. Credo quindi di aver aggiunto una sorta di scintillio nei suoi occhi che mi è sembrato utile a questo punto, visto che ha 116 anni e ne ha viste tante. Lei mi ha dato invece una calma riflessiva, una quiete, un potere immobile. Quando la interpreto, mi sento a mio agio».
Il potere dell’empatia
Di certo, se i tre attori potessero scegliere il vero potere dei Jedi, sono concordi nel selezionare l’empatia. «Credo che riuscire a vedere noi stessi in ogni altro essere su questo pianeta aiuterebbe molto», dice infatti Rebecca. «E servirebbe anche meno l’egocentrismo. – aggiunge Dafne – Penso che sia sufficiente rendersi conto che tutti sono meno importanti di quanto pensiamo. Ci renderebbe tutti, come razza umana, molto più rilevanti e uguali».
LEGGI ANCHE: Carolina Benvenga tra musica, cinema e tv: «Impariamo a esternare i sentimenti come fanno i bambini»
Sul vero potere della serie, invece, tutti si complimentano con Leslie Headland. «Credo che abbia fatto un lavoro incredibile scrivendo questi personaggi meravigliosamente stratificati. – dice Dafne – E penso che questo sia un aspetto che mi è piaciuto molto leggendo la sceneggiatura e vedendo i personaggi evolversi davanti a me. Spero che il pubblico ami la serie come l’ho amata io». «Io amo che sia creata da donne. – dice Charlie – Leslie è una leader incredibile, ma questa storia è talmente bella e appassionante che è Amandla a guidarla. E poi abbiamo Carrie-Anne, Jodie, Rebecca e Dafne». «Eppure – conclude Rebecca – non la percepisci come la storia di una donna. È semplicemente una storia davvero bella e un po’ sembra anche Star Wars (ride, ndr)».