Arriva su Netflix il 9 ottobre la miniserie Inganno con Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti. Diretta da Pappi Corsicato, Inganno si basa sulla serie britannica Gold Digger creata da Marnie Dickens, ma gli sceneggiatori nostrani – Teresa Ciabatti, Eleonora Cimpanelli, Flaminia Gressi, Michela Straniero – hanno fatto un lavoro straordinario nell’adattare la storia al contesto italiano, con tutti i suoi tabù.
Del resto, Inganno racconta la complicata storia d’amore tra Gabriella (Monica Guerritore) – proprietaria di un prestigioso hotel in Costiera Amalfitana, elegante e fiera dei suoi sessant’anni – ed Elia (Giacomo Gianniotti), affascinante, vitale e soprattutto coetaneo del suo figlio maggiore. Vero amore o truffa? La tensione psicologica della serie deriva – in fondo – dal semplice pregiudizio nei confronti di una relazione che fuoriesce dai binari dell’ordinario.
«Sono un’attrice – ci dice subito Monica Guerritore – e, mettendomi dentro il personaggio, vado a vedere quello che accade e lo provo su di me. Se la sceneggiatura è scritta bene, se la regia mi accompagna e riesco a mettere i piedi nelle orme del personaggio, entrando nelle scene vedo quello che può accadere. Andando negli strati. Il primo incontro inaspettato, la solitudine di una donna che ha 60 anni: è quasi come se fosse un limbo. L’incontro con il giovane Elia fa subito scattare la prima attrazione, che è sensuale. Questo comincia a muovere dentro Gabriella la consapevolezza che esiste ancora una possibilità di passionalità e sentimento, come quando si è ventenni. Non cambia nulla. Cambia che alla nostra età si ha la consapevolezza del dolore che può arrivare, ma sappiamo anche che possiamo gestirlo. È la forza del personaggio».
«Per me – aggiunge Gianniotti – è stato interessante vedere, come nella vita vera, che noi umani cerchiamo di controllare tutto perché ci dà sicurezza. L’amore però non possiamo controllarlo. Non possiamo scegliere di chi ci innamoriamo. Puoi combatterlo, ma non lo puoi negare. Mi è piaciuto questo aspetto, perché di solito nei film è sempre tutto bianco o nero. O la ama o è un truffatore. Qui c’era il grigio e per me, come attore, è interessante da interpretare. Elia arriva con un piano, ma le cose cambiano. Dopo questo impatto intenso con Gabriella, mette in gioco il suo piano e si innamora di questa donna». «Però ha il suo passato e ha una pistola», aggiunge serafica Monica Guerritore.
A sottolineare che l’amore porta con sé le sue ombre. In questo caso, amplificate da una percezione codificata di cosa sia poi – effettivamente – l’amore stesso. «Nella finzione – ci spiega la Guerritore – viene subito raccontato quelli che sono il pregiudizio e la cultura italiana. Una donna di 60 anni non può essere attratta da un ragazzo giovane: i figli hanno paura che lui si intrometta, le bloccano le carte di credito. Nella finzione, raccontiamo in maniera più elevata e chiara quello che può accadere. Tutti si mettono in allarme perché sta succedendo qualcosa di fuori dalla norma».
Eppure, Inganno è soprattutto un viaggio nelle fragilità dei due protagonisti: un buco nero in cui – tra giudizi e ostacoli – ad emergere è soprattutto l’anima complessa di chi si ama. «Quando c’era da girare scene particolari e di incertezza, perché Elia mi aveva detto una cosa e ne aveva fatta un’altra, io so che questo mette in moto nelle donne un marasma di dubbi e paura. – dice la Guerritore – Paura di essere tradita e ingannata. Tanto da arrivare a supplicare. Sono cose che ho provato realmente perché sono entrata nel personaggio».