A poche ore dalla finale di ‘Nuova Scena 2’, incontriamo Cuta, Nox e CamilWay per farci raccontare l’avventura nel rap show di Netflix.
La seconda stagione del rap show targato Netflix ha incoronato il suo re. È Cuta che, con il suo inedito SEDICENNE INCINTA (prodotto da Junior K), ha conquistato la giuria di Nuova Scena 2, formata da Fabri Fibra, Geolier e Rose Villain portandosi a casa il premio di 100.000 euro. Nella finale, disponibile sulla piattaforma, il giovane rapper ha avuto la meglio su Nox (con Zin Zin, prod. Madfingerz) e CamilWay (Nuova Vita, prod. Yung Snapp), in una serata aperta dai Club Dogo con l’energia travolgente di Mafia del Boom Bap e Il Mio Mondo, Le Mie Regole.
Tra ironia tagliente e sincerità disarmante, Cuta si è imposto in un’edizione nella quale sono sfilati big del calibro di Willie Peyote, Luchè, MadMan, Ernia e Gemitaiz. Con oltre 10 milioni di stream per i brani inediti e views da record per i videoclip su YouTube, Nuova Scena ha confermato il rap come voce pulsante della nostra generazione. Ma chi sono i finalisti? Li abbiamo incontrati per farci raccontare meglio la loro avventura nello show e il loro approccio alla musica così come i loro sogni dopo quest’esperienza speciale. Un percorso che li ha messi a confronto con un mondo che – come e più di altri – non manca di creare pressione.
“Nel mio caso va molto a momenti”, ci dice Cuta a tal proposito. “Ci sono quei momenti in cui ti viene lo ‘sbatti’, capito? E ti sembra che tutti vogliano solo romperti le scatole. Poi, come dico anche nel pezzo, magari ti vogliono pure bene, ma in quel momento lì, quello stato d’animo è reale. In generale è un mondo pieno di pressioni, soprattutto per noi che vogliamo fare questo lavoro”.
“Ci sono famiglie che ti supportano nel tuo percorso”, aggiunge Nox. “E altre che ti ostacolano, che ti dicono: ‘No, questo non lo puoi fare, dimenticati pure di sognare. Devi trovarti un lavoro vero, con questo non ci campi’. La società ha un ruolo pesante in tutto questo. Ormai il valore di una persona sembra misurato in base a quanto guadagna, ai numeri su Instagram, agli orologi che indossa. L’integrità personale passa in secondo piano rispetto a quello che hai, a quello che mostri”.
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Un riflessione, dunque, che allarga all’approccio alla vita e al lavoro. “Viviamo in una società che ti dice: ‘Se vuoi farcela, devi correre dietro ai soldi e avere successo per forza’. Ma alla fine… che cambia tra me e il panettiere che si sveglia all’alba per fare un buon pane? Nulla. Ognuno ha un ruolo in questa vita, e non dobbiamo per forza avere tutti gli stessi obiettivi”.
Concorde anche CamilWay, che confessa: “nessuno può capire davvero quello che passo ogni giorno, o quello che ho passato nella mia vita. E ancora oggi lotto con la vita. I miei consigli arrivano dal cuore, da ciò che ho vissuto. Sono qui grazie a quelle esperienze. Per questo, oggi, faccio quello che mi piace fare. Se non mi piace, lo faccio lo stesso solo se devo, ma non mi faccio influenzare troppo: apprezzo i consigli positivi, ma seguo la mia strada”.
L’approccio alla scrittura e al ‘foglio bianco’
Sul palco hanno dimostrato di saperci fare con barre e rime, ma come vivono il famoso ‘foglio bianco’? “Succede a tutti di bloccarsi e quando mi blocco, la mia mente diventa tutta nera”, spiega CamilWay. “Ma con Nuova Scena ho trovato nuova ispirazione. Mi ha messo pressione e mi ha anche sistemato un po’ la scrittura. Adesso so che devo arrivare a tutti, non solo ai calabresi, un approccio che mi ha aiutato molto. È un allenamento continuo, in fondo. Serve andare in studio ogni giorno perché è lì che esce la nostra grinta, la nostra personalità. Se invece resto a casa, mi faccio mille paranoie, cambio mille volte il flow, le parole… il confronto con i producer è fondamentale”.
“Io ci metto tanto a scrivere”, dice quindi Cuta. “La cosa più difficile, per me, è cercare di arrivare a tante persone, dire cose semplici ma non banali. Quello è scrivere, per me. E ci vuole tempo. Poi dipende dall’ispirazione. A volte in tre settimane chiudo cinque tracce, altre volte non ne esce quasi nulla. E il programma ha influito anche su questo. Non solo per il pezzo in sé, ma per le attività annesse. Quindi ora ci sono delle scadenze, e io che sono un disorganizzato devo mettermi sotto. La pagina bianca la affronto dicendomi ‘Oh, Luca, smettila di rompere e scrivi!’. Qualcosa esce sempre”.
“Per me funziona diversamente”, spiega infine Nox in merito al proprio metodo di lavoro. “Io non esco dallo studio finché non ho finito il pezzo. Durante Nuova Scena vivevo anche situazioni personali, quindi mi è venuto tutto spontaneo. Quando la scrittura è spontanea, è più facile.
Sono costante: se mi dicono che oggi si va in studio, io ci vado, parlo, scrivo e porto il pezzo a casa.
Non sono uno che dorme in studio, vado lì e faccio il mio”.
La sfida e gli insegnamenti di Nuova Scena 2
Chiediamo, infine, quale sia stata la sfida maggiore affrontata durante il percorso nello show. “Per me la difficoltà più grande non è stata tanto legata alle fasi, ma all’organizzazione del brano della finale”, risponde Cuta. “Ho dovuto sistemare le cose all’ultimo momento, per vari motivi. Sono comunque soddisfatto del risultato, ma se avessi avuto più tempo avrei lavorato con più tranquillità. Quello che mi porto a casa, però, è che anche se credevo che il contesto televisivo non facesse per me, ho fatto bene a rimanere fedele a quello che sono, fino alla fine. E sono contento che questo abbia pagato. L’insegnamento è: ‘cerca di essere te stesso, prima ancora di inseguire un risultato. Questo, in qualche modo, ti premia’”.
Immagine da Ufficio Stampa
“Per me è stata tutta una prova intensa”, interviene quindi Nox. “Non ero mai stato su un palco, né davanti a delle telecamere. E mi sono ritrovato a dover gestire tutto insieme. È stata una palestra: ho imparato ad affrontare la pressione, l’ansia da palcoscenico, le esibizioni andate male. C’è questa idea che non si possa mai fallire, che bisogna essere sempre perfetti. Ma anche The Weeknd, che è il numero uno, dice di soffrire ancora l’ansia da palco. Noi artisti abbiamo questi mostri dentro, perché vogliamo dare sempre il massimo ma siamo umani, e non possiamo essere sempre al 100%. Ho capito quanto contano anche i fattori psicologici: scrivere un testo in un giorno, impararlo, esibirsi alle 2 di notte… è dura. Ti buttano dentro, e in quel minuto devi dimostrare quanto vali. Grazie al cielo, è andata bene”.
“È importante dirlo”, spiegano infine i tre finalisti. “Da fuori sembra tutto più facile, ma non lo è.
La gente giudica facilmente, ma da dentro è un’altra cosa. Bisogna imparare a gestire pressioni assurde. Noi non eravamo abituati, ma comunque ce l’abbiamo fatta. E tutti abbiamo raggiunto ottimi risultati, ci ha temprati molto”. “Si è visto il miglioramento durante tutto il percorso – conclude CamilWay – ci siamo abituati a quei ritmi. Come si diceva è stata una palestra, una prova”.
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