Sono stati 3 milioni (pari al 14,2% della platea televisiva italiana) gli spettatori che hanno seguito le parole di Sua Santità Papa Francesco nell’esclusiva intervista di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa domenica 14 gennaio 2024. Tanti i temi toccati dal Santo Padre, dalla guerra alla riforma più urgente della Chiesa. “La riforma dei cuori, per tutti i cristiani. Le strutture vanno conservate, cambiate, riformate secondo la finalità. E questo io – oso dire – che può anche essere una cosa meccanica – nel buon senso della parola – ma le strutture vanno sempre aggiornate, usiamo questa parola positiva: cambiare per aggiornare”.
E prosegue: “Ma il cuore va riformato tutti i giorni, cambiare il cuore. Questo è un lavoro di tutti i giorni. Quando noi sentiamo nel cuore qualche cattiveria, l’invidia per esempio, quel vizio giallo, così mi piace chiamarlo, che rovina tutti i rapporti. Dobbiamo pentirci e cambiare il cuore continuamente e stare attenti a cosa succede nel mio cuore per cambiare. Cambiare e poi cambiare le strutture, le strutture vanno cambiate perché la storia va avanti. Le cose che andavano bene il secolo scorso adesso non vanno bene. Ma la vera libertà è cambiarle, perché non sono cose assolute in sé stesse ma relative al momento storico”.
Cosa, invece, non cambia mai? “Incominciamo dal Signore – risponde Papa Francesco – Lui è l’Eterno, ma siccome il Signore ha cuore, cambia pure qualcosa, va cambiando, si dice che cambia l’atteggiamento, è un modo di dire, perché è tanto buono che è capace di avvicinarsi alle nostre debolezze e cambiare forse una condanna in un perdono, questo è il Signore. Ma la lealtà, la rettitudine di intenzione, queste cose non cambiano, o sei onesto o non sei onesto, gli atteggiamenti morali in astratto non cambiano, nel concreto cambiano a seconda delle situazioni”.
Preghiere, sorrisi e paure
Tra le domande poste da Fazio anche quella sul perché chiede spesso di pregare per lui. “Perché io sono peccatore e ho bisogno dell’aiuto di Dio per rimanere fedele alla vocazione che Lui mi ha dato. Ognuno ha la propria vocazione e deve portarla avanti, tu hai la tua e fai tanto bene la tua professione, che nasce dalla vocazione del cuore. Il Signore mi ha chiamato a fare il prete, il Vescovo. Come Vescovo ho una responsabilità molto grande nei confronti della Chiesa, riconosco le mie debolezze, per questo devo chiedere le preghiere, che tutti preghino per me affinché sia rimasto fedele nel servizio del Signore, che non finisca in un atteggiamento di pastore mediocre che non si prende cura dell’ovile”.
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“Il pastore è in mezzo al gregge per sentire l’odore del gregge, il Papa deve conoscere com’è il gregge. Dietro il gregge, per aiutare, andare avanti, a volte per lasciare che il gregge col fiuto cerchi nuovi pascoli. Il pastore invece è davanti per guidare. Per questo ho bisogno di preghiere, perché io non manchi di essere pastore, il Signore ci ha chiamati per essere pastori di popolo e, mi piace dire, non chierico di Stato. Non un Monsieur l’Abbé de l’Ecole Française”, conclude il Pontefice.
C’è qualcosa che fa paura al Santo Padre? “Qualcosa sì, mi fa paura. Alcune cose mi fanno paura. Ad esempio questa escalation bellica mi fa paura, questo portare avanti passi bellici nel mondo, uno si domanda come finirà, con le armi atomiche adesso che distruggono tutto, come finiremo, come l’arca di Noè? Questo mi fa paura, la capacità di autodistruzione che oggi ha l’umanità.
Su cosa, invece, lo faccia ridere o sorridere, Papa Francesco risponde: “la tenerezza dei bambini mi fa sorridere. E poi i nonni, sono i miei coetanei, mi piace parlare con i nonni, hanno saggezza. Non dimenticare queste due capacità che dobbiamo avere, parlare coi bambini, ascoltarli, farli ridere, e coi nonni, ascoltare le loro storie. Qualcuno dice: ‘Ma sono noiosi, sempre raccontano lo stesso…’ Ma sono storie di vita, questo aiuta pure”.
Foto da Ufficio Stampa / Contenuti in streaming su discovery+