Il premio Oscar Martin Scorsese è stato ospite di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, nella puntata di domenica 18 febbraio e durante l’intervista ha commentato il suo ultimo film. Si tratta di Killers of the Flower Moon (protagonisti Robert De Niro e Leonardo Di Caprio), candidato a 10 premi Oscar (tra cui Miglior film e Miglior regia) e a 9 premi BAFTA.
“All’inizio è un adattamento del libro di David Grann che di fatto racconta quella che sarebbe diventata l’FBI. […] In ultima analisi abbiamo capito che il modo migliore per raccontare questa storia era attraverso Mollie ed Ernest. […] Riflette il macrocosmo di quello che è accaduto agli indiani d’America. Tutto si basa sulla realtà della storia di Mollie ed Ernest Burkhart che si amavano. La famiglia esiste ancora, la sua bisnipote ci ha raccontato la storia di Mollie e ci ha detto di ricordarci che si amavano”.
“Abbiamo scelto di raccontare questa storia attraverso una coppia che si amava però allo stesso tempo lui distrugge la sua famiglia”, prosegue Scorsese. “Bisogna ricordare una cosa: la tribù degli Osage si è arricchita decisamente di più di tutta la maggioranza degli americani. Infatti, c’è stato molto risentimento da parte degli americani non solo dal punto di vista culturale e razziale, ma, da un certo punto di vista, gli ex-europei di fatto avevano la sensazione che non si meritassero quella ricchezza, perché veniva dalla terra e non da loro. Pensavano: perché la grazia di Dio su questa gente, quando non hanno mai lavorato?”.
Martin Scorsese, Robert De Niro e Leonardo di Caprio sul set
Sulla compresenza di Robert De Niro e Leonardo Di Caprio nel film: “È stato davvero emozionante proprio perché Robert De Niro mi ha presentato Leonardo Di Caprio dopo This Boy’s Life (Voglia di ricominciare). Leo aveva 16 anni e Robert mi ha detto: ‘Un giorno devi lavorare con questo ragazzo perché è bravissimo’. In effetti è quello che è accaduto anche in questo film. Vedete che c’è un rapporto padre-figlio fra di loro: c’è il mentore e lo studente, è un rapporto di questo genere”.
“Secondo me è meraviglioso, in particolare questa scena che avete appena mostrato è unica, perché non mi sono neanche reso conto come quella scena in auto avrebbe sortito un risultato, ma l’abbiamo capito man mano che la giravamo, come lui avrebbe convinto Leo in questa scena. Ecco, abbiamo messo insieme il film in questo modo, davvero c’è fiducia reciproca fra De Niro e Leo e certamente anche con Lily”.
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“C’è proprio questa paura e anche un delirio, un’illusione. – spiega il regista a proposito del personaggio interpretato da Di Caprio – Non avrebbe mai pensato che suo zio fosse ciò che è stato. Ha dei dubbi, delle ambiguità, come per esempio molte cose che facciamo noi, su cosa sia giusto… Nel caso di Ernest, non crede che suo zio possa arrivare a quel punto e si illude”.
“Uno deve ricordarsi che la storia va in questo modo: nessuno sa chi ha fatto cosa, a volta la colpa la attribuiscono a questa malattia incredibile di consunzione per la quale morivano molti. Nessuno sa veramente chi abbia ucciso e chi abbia fatto cosa. William Hale, quindi Robert De Niro, e molti di loro di fatto amavano gli Osage, gli volevano bene, erano i loro migliori amici”.
“Credo che De Niro e io abbiamo praticamente la stessa età, 80 anni; quindi, tendiamo a essere un po’ più tranquilli e riflessivi. Mentre Leo è decisamente più giovane ed entusiasta adesso. Con De Niro parliamo tranquillamente, magari parliamo di meno, magari di certe scene… ma non tanto. A Leo piace provare, ma quando dico provare intendo una discussione che va avanti, avanti e non finisce mai, tutti i giorni. Lui fa così. Noi siamo i vecchi che stiamo lì, annuiamo e stiamo seduti, ascoltiamo e poi lavoriamo. Ma va benissimo, i due vanno d’accordo”.
Foto da Ufficio Stampa / Contenuti in streaming su discovery+