Roma, Milano, Genova, Torino e ora Firenze. Dopo il successo delle stagioni, dal 14 maggio alle 22.00 in esclusiva su Sky Crime e in streaming su NOW, arriva Mostri senza nome – Firenze. La produzione originale dedicata ai cold case più oscuri del Paese, approda nella città italiana simbolo del Rinascimento con quattro nuovi episodi presentati dall’attore teatrale e conduttore di Radio 24, Matteo Caccia.
La serie racconta crimini rimasti senza un colpevole che hanno insanguinato il capoluogo toscano tra gli anni Ottanta e Duemila, con interviste agli esperti, ai legali e ai familiari delle vittime. Al centro di questo nuovo ciclo di appuntamenti, le storie del conte Alvise di Robilant, Gianni Coli, Gianfranco Cuccuini e il femminicidio di Gabriella Caltabellotta. Innocenti che ancora aspettano giustizia.
Mostri senza nome – Firenze è prodotto da Creative Nomads per A+E Networks Italia. La regia è di Marella Bombini e Vichie Chinaglia. Gli autori sono Simone Giorgi e Carlo Altinier.
I casi di ‘Mostri senza nome – Firenze’
DELITTO NELL’ALTA NOBILTÀ. Il caso del Conte Alvise di Robilant (14 maggio)
A metà gennaio del 1997, in un appartamento di Palazzo Rucellai, la governante ritrova il corpo senza vita del conte Alvise di Robilant. Una terribile scena: il corpo ha numerosi colpi alla fronte e alla nuca da un oggetto contundente, mai ritrovato. Il conte Alvise di Robilant, uno degli uomini più importanti della città, dal nome altisonante, era imparentato con molte famiglie nobili europee e la porta della sua abitazione non presentava alcun segno di manomissione: l’assassino deve essere entrato per volontà del nobile. Le indagini vanno in tutte le direzioni possibili: il circolo di amicizie della sua vita, le numerose donne che il conte frequentava, il mondo omosessuale, gli ambienti di lavoro e i rapporti famigliari. Nessuna pista si rivela decisiva. Un caso che, ad oggi, rimane senza soluzione.
DOPPIA FEROCIA. Il caso di Gianni Coli (21 maggio)
Il 10 dicembre 2010, Gianni Coli, parrucchiere fiorentino, viene ritrovato assassinato con l’anziana madre, Bruna Boldi, 84 anni, nell’appartamento che condividevano a via Baccio da Montelupo. L’omicida ha agito in preda ad un odio profondo. Di primo acchito sembra un omicidio di facile soluzione: un’arma del delitto definita, un coltello; una preziosa fonte di informazioni, l’agendina sulla quale Gianni appuntava qualsiasi cosa; molte telecamere di sicurezza intorno alla casa del delitto, un appartamento in un condominio affollato; numerose tracce biologiche e impronte digitali diverse sulla scena del crimine.
Ma quando gli investigatori cercano tra i coltelli presenti in casa, non trovano nessuna corrispondenza con l’arma del delitto (portata dall’assassino con il chiaro intento di fare una mattanza?). Sull’agendina non ci sono informazioni importanti, dai video delle telecamere mancano degli elementi e i vicini non hanno sentito rumori e le tracce biologiche e le impronte digitali sono talmente copiose e diverse da essere inutilizzabili. Gianni, qualche giorno prima di morire, aveva preso parte a una trasmissione radiofonica locale e non aveva fatto mistero del suo orientamento sessuale, rivelando anche di aver avuto rapporti omosessuali con alcuni professionisti della Firenze-bene, nomi importanti e noti, senza rivelare la loro identità. Forse è proprio questa la pista giusta? Pista che in questi anni però non ha portato a nulla.
IL FANTASMA DELLA CANONICA. Il caso di Gianfranco Cuccuini (28 maggio)
Un orrendo e misterioso crimine si consuma il 24 marzo 1995 all’interno del Palazzo della Curia, nella libreria specializzata in libri e articoli religiosi. Il preciso, tranquillo e metodico geometra e topografo d’arte in pensione Gianfranco Cuccuini, 65 anni, sposato con due figli, viene ritrovato in una pozza di sangue, martoriato da 27 coltellate. Un’azione omicidiaria feroce, estremamente brutale, molto sanguinolenta, in un ambiente ritrovato perfettamente in ordine, senza alcun segno di colluttazione né schizzi di sangue sulle pareti.
Dal negozio non manca nulla e la rapina viene subito esclusa. Quindi, la polizia si concentra sul gesto di un folle, ma l’impeto con il quale è stato ucciso il Gianfranco Cuccuini è segno che ci fossero dei rapporti stretti tra la vittima e il carnefice. La vita privata del geometra sembra però senza macchia e nessuna delle altre piste ha mai portato ad un risultato sperato.
IL MOSTRO DI GABRIELLA. Il caso di Gabriella Caltabellotta (4 giugno)
Il corpo di Gabriella Caltabellotta, diciottenne dalla vita tranquilla e senza macchia, venne ritrovato il primo marzo del 1984 in via della Concezione. L’omicida ha prima colpito al volto la donna, l’ha strangolata, probabilmente con una sciarpa, fino a farle perdere i sensi e poi l’ha accoltellata più volte alla schiena. Dalla ricostruzione si evince che la povera ragazza viene uccisa altrove e poi caricata in macchina e scaricata sul luogo del ritrovamento.
Da subito la polizia ritiene che la vittima si sia trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Viene indagato un giovane spacciatore, su cui gravano diversi indizi che alla fine si concludono con un nulla di fatto per assenza di prove schiaccianti. Se ci fosse stato, all’epoca dei fatti l’esame del DNA e le tecniche di investigazione scientifica che conosciamo oggi, avremmo dato un nome all’assassino di Gabriella? Domanda che non può trovare risposta.
Immagini da Ufficio Stampa