Pablo Trincia torna con una nuova inchiesta – podcast e docuserie su Sky – dedicata al disastro di Rigopiano. La nostra intervista.

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Dopo il successo della serie Dove nessuno guarda- Il Caso Elisa Claps – che ha varcato la soglia del mezzo televisivo per risvegliare una coscienza collettiva in tutto il paese – Pablo Trincia torna su Sky. Annunciato, infatti, per la prossima stagione un accordo di collaborazione con il podcaster e autore tv che per l’azienda firmerà inchieste e approfondimenti. Primo frutto di questo lavoro è E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano, podcast e docuserie Sky Italia e Sky TG24, realizzata da Chora Media.

E poi il silenzio Rigopiano

Si parte con il podcast in otto puntate da fine settembre, a cui seguirà una docuserie in cinque episodi in onda da metà novembre su Sky TG24 e Sky Documentaries. Al centro, la terribile vicenda che, nel gennaio 2017, letteralmente travolse l’Hotel Rigopiano avvenuta nel gennaio del 2017. “C’è stato un enorme lavoro di ricerca con il quale abbiamo ricostruito in maniera capillare la storia. Che non è la storia di una semplice valanga”, spiega l’autore.

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“Siamo riusciti a recuperare un’enorme quantità di materiale audio e video. Come le circa 2000 telefonate arrivate in quei giorni alla Centrale Operativa”, prosegue Pablo Trincia. “Quando raccontiamo un caso, la cosa più difficile è sempre reperire fonti audiovisive. In questo caso, poi, molti telefoni nell’hotel si sono persi sotto la neve. E il recupero di video e audio dall’interno della struttura è stato molto difficile. Ma siamo riusciti a trovare materiale molto forte nella memoria dei telefoni di alcune delle vittime, che avevano filmato e raccontato quel luogo. Questi contenuti ci hanno arricchito moltissimo, svelandoci l’atmosfera che si respirava e le storie di chi era presente”.

Pablo Trincia
Foto da Ufficio Stampa

La vicenda giudiziaria è ancora aperta, ma – afferma ancora Trincia – “alla luce di tutto quello che è emerso ci siamo fatti un’idea piuttosto chiara sulla vicenda”. Impossibile non chiedere qualche dettaglio in più. “Innanzitutto c’stata una sostanziale impreparazione da parte della Regione Abruzzo e della Prefettura di Pescara. Entrambe già sapevano dell’arrivo di un’emergenza neve due settimane prima del disastro. Una serie di dettagli ci ha confermato questa cosa. In hotel hanno aspettato che una turbina liberasse la strada; ma era rotta e non si è pensato di sostituirla”.

“Per non parlare del fatto che dal 1992 mancava una carta valanghe, mai compilata. Anche tutta la fase dei soccorsi è stata disastrosa e la mano dell’uomo c’è stata, valanga o non valanga, con omissioni ed errori compiuti negli anni, nelle settimane e nei giorni prima e dopo la tragedia”. Una storia, dunque, che merita di essere letta più approfonditamente.

E dopo la tragedia di Rigopiano, sarà la volta di un nuovo cold case già in lavorazione che promette di riaccendere l’attenzione del pubblico (e non solo).

Immagini da Ufficio Stampa