Quella di Elisa Claps è una storia che ancora oggi, a trent’anni dai fatti, conserva lati oscuri e ombre cupe con parecchi interrogativi che attendono una risposta. A ripercorrere la vicenda, cercando di illuminarne gli anfratti rimasti insondati grazie a testimonianze, documenti e materiali d’archivio inediti, è Dove Nessuno Guarda. Il caso Elisa Claps – La serie, che arriva in quattro episodi il 13 e 14 novembre in esclusiva su Sky TG24 e Sky Crime e in streaming solo su NOW. Ideata e scritta da Riccardo Spagnoli e Pablo Trincia, la docuserie intende integrare il podcast (Chora Media) già disponibile online aggiungendo nuovi contenuti sulla scomparsa della sedicenne potentina il cui cadavere fu ritrovato diciassette anni dopo nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità.
Un luogo, nel cuore della città, su cui la famiglia Claps aveva da subito chiesto di focalizzare l’attenzione e che tra false dichiarazioni, depistaggi e silenzi è divenuto la polverosa tomba di Elisa. Pablo Trincia ricostruisce l’intera vicenda scandagliando la psicologia dell’assassino Danilo Restivo e i suoi guai giudiziari in Inghilterra. Con l’obiettivo di restituire al pubblico anche chi fosse Elisa Claps nella vita di tutti i giorni e l’ammirevole dignità e tenacia con cui la sua famiglia non hai smesso di cercare la verità.
“Non conoscevo il caso Claps”, spiega Trincia a proposito della genesi del progetto. “Fino a gennaio di quest’anno, sapevo solo che Elisa era una ragazza ritrovata in un sottotetto. Non ricordavo molto altro. Quando con Riccardo spagnoli e Alessio Raffanelli ci siamo messi a studiare questo caso, lavorandoci, ci siamo resi conto di quanto fosse unica questa storia. Soprattutto perché è una storia assurda che si ripete due volte con gli stessi errori, le stesse sviste in due Paesi diversi con due esiti identici. Cioè un killer che sostanzialmente la fa franca, nessuno lo vede. E abbiamo deciso di lavorare su entrambi i fronti, Italia e Regno Unito”.
“Ci è sembrato qualcosa di incredibile, con tutti gli elementi per una grande narrazione”, prosegue l’autore. “E con il supporto di Sky siamo partiti subito su due fronti, la docuserie e il podcast. La prima cosa che si quando si raccontano queste storie è cercare le voci. Abbiamo avuto subito l’ok della famiglia ma poche altre persone volevano parlare. È stato molto difficile coinvolgere testimoni, avvocati e famigliari. La svolta è arrivata con l’accesso a materiali d’archivio, che sono oro per noi: ci sono video mai visti, foto inedite, documenti dalla chiesa con le riprese del ritrovamento nella soffitta. Questo materiale ci ha aiutato a dare grande forza al progetto”.
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Come è stato possibile che ci fosse materiale giudiziario e archivi di famiglia mai cercati prima? “Beh, la docuserie si intitola propria Dove nessuno guarda…”, commenta Trincia.
L’interesse del pubblico e il risveglio di Potenza
Il podcast ha acceso da subito l’interesse della collettività, a partire proprio dalla città di Potenza, determinando il successo del lavoro del team. “Siamo stati molto sorpresi – commenta Pablo Trincia – sapevamo di aver fatto uno splendido lavoro di studio e ricostruzione, ma non ci aspettavamo questa risposta emotiva così forte della città. Il Sud Italia, oltretutto, fino a poco tempo fa non ascoltava molto i podcast, si trattava più di un fenomeno da città. Gildo Claps, il fratello di Elisa, invece ci ha informato del fatto che sempre più persone si interessano alla storia, quasi fosse nuova.
“È come se Potenza stesse aprendo gli occhi e guardasse con sguardo nuovo”, prosegue. “Credo che questa partecipazione, così inaspettata, derivi dal fatto che la nostra fortuna come autori è stata quella di imbatterci una famiglia speciale. Persone pulite, per bene, dignitose e che non hanno mai smesso di combattere. Siamo entrati subito in empatia”. Una sintonia che ha confermato l’istinto iniziale a lavorare proprio sul caso di Elisa.
“Un aspetto fondamentale che riguarda noi come autori è proprio l’istinto, non è stata solo una scelta razionale”, evidenzia Trincia. “Questa storia, ribadisco, di unico aveva il fatto che si ripete in due paesi, con lo stesso teatrino… Questo già fa del caso di Elisa un caso unico. Per me è stato istintivo dedicarmici anche perché c’è tantissimo da raccontare, compreso l’elemento incredibile di un killer imperfetto, che fa un sacco di errori, è contraddittorio, goffo. E poi c’erano i sospetti della famiglia che ha dovuto aspettare diciassette anni per arrivare alla verità quando, dopo cinque minuti, aveva iniziato a sospettare di Restivo”.
“Quando siamo partiti con il progetto avevamo solo metà del materiale perché come succede sempre non hai mai tutto, ed è un salto nel vuoto. Una sfida per cui devi raccogliere materiali per strada. Ma noi avevamo la famiglia al nostro fianco e ci siamo lanciati. Dove Nessuno Guarda. Il caso di Elisa Claps non è solo una serie che intrattiene ma vuole indagare”.
Il ritratto di Elisa dai diari originali
Ma che ragazzina è stata Elisa Claps? Lo chiediamo a Pablo Trincia alla luce di tutto il percorso affrontato e le testimonianze raccolte. “I suoi diari fanno impressione. Aveva 15 anni nel 1992, quando vennero uccisi Falcone e Borsellino, e lei seguì la vicenda in modo molto ravvicinato. Si capisce che la colpì tantissimo: è indignata e scrive delle cose, anche nel linguaggio non da quindicenne, che dimostrano quanto fosse una ragazza molto più adulta, molto più consapevole. E poi era consapevole della propria felicità, cosa che non è scontata soprattutto alla sua età. Sembra una persona capace di vedersi da fuori e di leggere il mondo che la circonda con una maturità incredibile”.
“Per fare un esempio – prosegue – Elisa scrive ‘sono la persona più fortunata del mondo’… immaginarla che si siede, apre un diario e scrive di essere la persona più fortunata non è per niente banale. ‘Ho tutto, ma proprio tutto’, dice, ‘sono felice solo per l’aria che respiro’… Noi siamo stati a casa della famiglia Claps che vive in un piccolo bilocale, con un corridoietto e una cucina piccolissima. Da un lato i genitori, dall’altro i due fratelli e la sorella. Si tratta di una famiglia semplice, nessuno ha spazi propri e Gildo ci raccontava di quando tiravano giù i letti in assoluta semplicità. Allo stesso tempo, Elisa è una ragazza a cui sono stati trasmessi dei valori fondamentali, a partire dal senso del lavoro”.
“Tra l’altro, la famiglia Claps ha vissuto il dramma del terremoto del 1980, tanto che, quando il fratello ci racconta della casetta di campagna in cui andavano la domenica, quella era una casa che il padre aveva voluto costruire in caso dovesse succedere qualcosa in città. Era, quindi, quasi figlia di quel terremoto. Era proprio una famiglia semplice con dei grandi valori e una ragazza che, a rileggere quello che ha scritto e ad ascoltare come ci è stata raccontata, sembrava veramente vederci molto, molto lontano. È stata una grande perdita”.
Tra le ultime novità c’è anche il progetto di costruire un dispensario in Africa nel nome di Elisa Claps, che sognava di diventare medico per aiutare gli altri. Un modo, dunque, per far rivivere quella ragazzina con gli occhiali i cui sogni sono stati brutalmente infranti con la violenza. “Cosa ci insegna questa vicenda soprattutto a livello giudiziario? Mi è capitato spesso di seguire casi simili e credo che il meccanismo più frequente è quello dell’errore primario, che crea una deviazione a cascata”, riflette Trincia. “In questa storia l’errore originario è il momento in cui la PM non diede il permesso di sequestrare i vestiti sporchi di Danilo Restivo. Da quel primo errore, cambiare rotta e ammettere anche lo sbaglio iniziale, diventa sempre più difficile”.
Foto da Ufficio Stampa