È giunto al termine il viaggio di Stefano Bini in Road to Meraviglie, il format in onda dal 23 luglio su Rai Premium che si concluderà il 24 settembre. L’ultima tappa porta gli spettatori in Maremma, nell’azienda vitivinicola La Cura a Massa Marittima (GR), tra ricette come il maccherone al ragù d’anatra e i fagioli all’uccelletto. Ma non mancano luoghi da sogno quali i vigneti di sangiovese, le cantine tecnologiche e le bottiglie conservate in fondo al mare. «Dopo tante realtà in giro per i comuni e nelle terme italiane, finalmente entreremo in un’azienda vitivinicola innovativa. – ci dice proprio Stefano Bini – Sarà una puntata da non perdere. Non mancheranno le due ricette della tradizione e scaveremo in un’azienda italiana, mordente della nostra economia».
Road to Meraviglie, Stefano Bini e l’amore per l’Italia
Road to Meraviglie è un progetto televisivo che vuole raccontare il meglio di Lombardia e Toscana, partendo proprio dalle ricette della tradizione per proseguire con le meraviglie paesaggistiche e culturali. «Con Road to Meraviglie ho imparato a volere ancora più bene alla nostra Italia e spero di aver trasmesso questo insegnamento agli spettatori. – dice il conduttore – Spero che in queste dieci puntate abbiano colto questo insegnamento, che per me è importante. La mission di Road to Meraviglie è proprio far conoscere le piccole realtà italiane. I borghi, i castelli e i musei un po’ nascosti: andate a conoscere quella parte d’Italia sconosciuta e che sembra irraggiungibile, ma che in realtà è a pochi chilometri da voi. Questa Italia mi ha insegnato a volerle bene e ad assaporare la cultura e i sapori della tradizione, respirare quel tempo un po’ perso. Mi ha dato un’appartenenza a un’identità».
Del resto, aggiunge Stefano, «cucina, cultura, identità e paesaggi sono i pilastri del nostro turismo». «Siamo unici nel mondo. – chiosa – Ogni anno l’Italia è ai primi posti nel turismo sia invernale che estivo. Dobbiamo preservare le nostre tradizioni, guardando al passato si può ottenere un bellissimo futuro. Senza, al contrario, ci omologhiamo e ci globalizziamo».