In diretta da Siviglia, Laura Pausini commenta il titolo di Person of the Year ai Latin Grammy 2023 tra musica, orgoglio e differenze.
In diretta da Siviglia – dove quest’anno si terranno i Latin Grammy Awards – Laura Pausini ha commentato la sua nomina come Latin Recording Academy Person of the Year 2023. Un riconoscimento incredibile, assegnato annualmente dalla Latin Recording Academy ad un artista per i suoi successi artistici nell’industria musicale latina, nonché per i suoi sforzi umanitari. «Mi sento la persona più fortunata dell’anno e l’italiana più orgogliosa di essere latina. – esordisce Laura Pausini in conferenza stampa – L’ho sempre detto che una delle cose che mi ha fatto sentire più orgogliosa è che, in ogni parte del mondo in cui viaggio, mi presentano come l’italiana più spagnola o l’italiana più argentina. Sono molto fortunata di potermi definire l’italiana più latina del mondo».
Il sodalizio tra Laura Pausini e i Latin Grammy è ormai del resto più che solido. «Lo scorso anno ho presentato i Latin Grammy – racconta l’artista – Dopo qualche mese mi dissero che il presidente Manuel Abud voleva parlarmi. Pensavo a qualche critica o di dover presentare di nuovo. Invece mi ha detto A nome dell’Accademia, ti eleggiamo persona dell’anno 2023. Ho risposto Ma è possibile visto che non sono latina?. E lui ha detto che mi avevano votato tutti. Questa cosa mi emoziona. Mi sento adottata. Ho voluto chiamare mio padre, che era a Bologna, per dirglielo. Abbiamo pianto lacrime di gioia, ma poi mi hanno detto di non dirlo a nessuno. Non è stato facile perché sono una chiacchierona. Ma ora voglio godermela perché sarà una serata straordinaria».
La serata in questione è quella del 15 novembre, durante cui Laura Pausini verrà anche celebrata con un concerto tributo, con interpretazioni del suo rinomato repertorio, eseguite da una schiera di artisti e amici di rilievo internazionale. «È una delle cose di cui sono molto curiosa – commenta in proposito Laura – perché canteranno le mie canzoni. Anche io negli anni passati ho cantato canzoni di altri adattandole al mio stile. Vedremo cosa uscirà fuori!».
Laura Pausini, terza donna a vincere il premio di Person of the Year ai Latin Grammy
Sono tanti i dettagli da sottolineare su questo incredibile premio. Basti pensare che, in 24 anni, solo altre due donne lo hanno vinto e parliamo di Shakira e Gloria Estefan. «Parliamo di colleghe incredibili come Shakira e Gloria Estefan, è incredibile far parte di questo trio. – commenta Laura Pausini – Negli ultimi anni, nel mondo della musica, tante donne latine hanno iniziato a essere riconosciute a livello mondiale. Penso a Rosalía o Karol G. Credo sia meraviglioso. La cultura latina è importante. In passato, tanti colleghi italiani mi chiedevano di suggerire loro musica latina per scoprirla e, ora che finalmente si ascolta in tutto il mondo, sono orgogliosa. Speriamo che anche il prossimo anno vinca una donna».
Interrogata invece sulle sue radici italiane, la Pausini chiarisce di non toccarle i Måneskin. «Cantano senza autotune e suonando gli strumenti. – commenta – Suonavano per strada a Roma e ora sono star mondiali. Si migliorano ogni giorno. Per me cantare in italiano è stata una scelta di vita, ma loro sono un’altra generazione e possono scegliere di fare qualcosa in inglese. Forse per il rock è più facile. Io, Eros Ramazzotti e Andrea Bocelli siamo più melodici e la melodia spesso nasce proprio con la lingua italiana».
L’impegno umanitario
Il premio dei Latin Grammy arriva anche per l’impegno costante di Laura Pausini nel sostenere le cause di giustizia sociale che le stanno a cuore, tra cui la fame nel mondo, la violenza contro le donne e i diritti LGBTQIA+. «Quando ero piccola – ricorda l’artista – mio padre insegnò a me e mia sorella che era molto importante conoscere le persone diverse da noi. Non eravamo ricchi, ma molto felici. Ogni Natale mio padre usciva e passava le ore a cantare insieme alle persone anziane. Quindi ho iniziato da piccola a conoscere l’altruismo e ad impararlo. Quando mi chiamano le Associazioni, io valuto sempre i temi in cui credo e anche la loro serietà. Questo aspetto è per me più importante della musica stessa. Ci sono persone con sogni diversi dal mio e credo che, se tutti fossero uguali a me, sarei già morta. Amo le differenze».
Laura non ne fa però una questione politica. «I diritti umani appartengono a tutti e credo sia importante anche parlarne come musicista e artista. – continua – Il mio ultimo disco parla di anime. Dopo la pandemia e con le guerre ormai quotidiane, è importante sottolinearlo. La parola parallele, invece, non significa odiare e non deve significare quello. Al centro della vita c’è la parola amore, amore individuale e anche del rispetto degli esseri umani. È facile dire non sono razzista, ma agire è molto più complicato. È difficile spiegarlo ai giovani perché non ho risposte, ma devo dare un messaggio di speranza». E, sui diritti LGBTQIA+, la Pausini spiega che col tempo ha smesso di specificare il genere nelle sue canzoni, perché «l’amore è amore, sempre».
Eppure, a dispetto di tutti questi sforzi, Laura Pausini sembra essere rimasta la persona di sempre. «Mi vedo sempre uguale, con qualche ruga in più. – chiosa – Ho questo problema da quando sono piccola: non ho molta autostima. Anche se mi capitano cose incredibili, sento sempre la responsabilità e mi chiedo se riesco a farlo. Voglio migliorarmi, ma non so quale sia la direzione giusta. Per fare una cosa, devi sapere che te la meriti e io non so mai se sono all’altezza. Studio e lavoro molto, sono disciplinata, ma sono anche moglie e madre. La persona che sono è molto normale, il mio lavoro invece non lo è per niente. L’equilibrio è difficile per me. Ma almeno nei concerti divido la responsabilità con il mio pubblico e mi sento meno sola».
È pur vero che, al netto della sua poliedricità, Laura Pausini afferma di amare il canto. «A me piace cantare e canterò per sempre – conclude infatti – fosse anche per una sola persona».